La Svizzera esca dalla Convenzione di Berna, visto il rifiuto di adeguarla alla realtà

Già le scorse settimane il Mattino aveva anticipato che “buttava male”.  Non si sbagliava. La Commissione permanente della Convenzione di Berna, riunita martedì a Strasburgo, ha rifiutato la richiesta della Svizzera, presentata già nell’agosto del 2018, di declassare il lupo da specie “rigorosamente protetta” a solo “protetta”.

La Convenzione di Berna risale al 1979. Ma da allora la situazione è cambiata radicalmente. Oggi il lupo non rischia affatto l’estinzione. Al contrario prolifera senza freni, non avendo nemici naturali. La situazione in Ticino purtroppo è nota. Su queste colonne ne abbiamo scritto a più riprese. Ma il problema non è solo ticinese o svizzero. Tocca infatti vari paesi europei. In Svezia il governo ha deciso di dimezzare il numero dei lupi presenti sul territorio: attualmente ce ne sarebbero 460, si intende scendere ad una cifra compresa tra 170 e 270.

Considerando l’enorme estensione e la bassa densità di popolazione del paese scandinavo, ne consegue che in Svizzera in proporzione il numero di lupastri non dovrebbe superare la ventina. Da notare che anche la Svezia è firmataria della Convenzione di Berna. Ohibò, com’è che i vichinghi possono fare quello che gli pare mentre noi abbiamo le mani legate su tutto? La colpa è forse, ancora una volta, dei (troppi) burocrati ro$$overdi del Dipartimento Simonetta?

Decidono il Senegal e la Turchia?

La Convenzione di Berna ha 30 firmatari. Solo 6 si sono espressi a sostegno della proposta elvetica sulla riduzione della protezione del lupo. Da notare che tra questi 30 firmatari ci sono pure nazioni quali l’Azerbaigian, il Senegal, il Burkina Faso, il Marocco, la Tunisia, la Turchia, la Georgia.

Non sappiamo quali Stati abbiano partecipato alla riunione di martedì e quali abbiano rottamato la proposta elvetica. Certo che se a decidere cosa possiamo fare con i lupi in casa nostra sono la Georgia, il Senegal e l’Azerbaigian, è chiaro che non ci siamo!

Il njet alla richiesta di una protezione meno anacronistica del lupo dimostra che i firmatari della Convenzione di Berna non hanno capito da che parte sorge il sole; e quindi la Svizzera deve abbandonarla subito! Föö di ball! Swissexit! Via dall’ennesimo accordo internazionale – ciofeca!

Una richiesta che la Lega ha già presentato a Berna tramite atto parlamentare (“naturalmente” snobbato dalla stampa di regime).

Burocrazia fuori di cranio

Su ordine cantonale nei giorni scorsi è stato abbattuto un lupo in Valle di Blenio. Si tratta del primo abbattimento effettuato in Ticino da quando il predatore è tornato. Un segnale positivo, ma poco più. Sul CdT di venerdì il Consigliere di Stato Claudio Zali ha evidenziato, con opportuno sarcasmo, la demenziale burocrazia bernese che accompagna l’impallinamento di un lupo. L’animale può essere eliminato solo in presenza di altri membri del branco allo scopo di “educarli” (?). L’autorizzazione, tutt’ora in vigore (ottenuta dopo mesi di attesa!) di abbattere il lupo M187 responsabile di predazioni di bovini in Valle di Blenio in agosto, è condizionata dall’eventuale legame di parentela con il lupo ucciso lunedì. Nel senso che, se i due animali dovessero risultare imparentati, il via libera all’impallinamento decade e M187 salva la pelliccia. Ah ecco. Sicché prima di sparare ad un lupo bisogna anche verificarne l’albero genealogico. E’ chiaro che simili scemenze inventate da qualche burocrate federale con i piedi al caldo servono solo a vanificare le autorizzazioni di “regolazione”. Intanto la situazione sul territorio si aggrava. Poiché anche alle prese per i fondelli ci deve essere un limite, è evidente che di rispettare simili cavilli fuori di melone non se ne parla proprio. Fuoco libero sul predatore!

E ne abbiamo anche piene le scuffie di sperperare milioni di franchi dei contribuenti in risarcimenti agli allevatori vittime delle predazioni lupesche, e in misure di protezione che non servono ad una fava. Il Consiglio nazionale nei giorni scorsi ha deciso di allargare ancora una volta i cordoni della borsa, spendendo a piene mani i soldi degli altri. Tutto per non voler sparare a dei lupi? Qui qualcuno deve essere caduto dal seggiolone da piccolo.

L’aggressione a Biella

Intanto, crolla miseramente la fregnaccia degli animalisti da salotto urbano (quelli che difendono il lupo per ragioni estetiche, credendo sia un peluche decorativo) secondo cui il lupastro non costituirebbe un pericolo per l’uomo. Perfino il governicchio federale ha di recente dovuto ammettere che il pericolo è reale. Ed infatti si è concretizzato a poca distanza da noi, ovvero vicino a Biella, in Piemonte, pochi giorni fa. Un uomo di 70 anni stava portando a spasso il suo cane quando sono apparsi due lupi che hanno aggredito l’animale, riducendolo in fin di vita. L’uomo, che ha difeso il cane con un bastone, è stato portato al pronto soccorso.

Nei giorni scorsi un lupo è stato filmato mentre si aggirava a Bodio, non lontano dall’abitato. La gente  del posto e preoccupata, pensando in particolare ai bambini che vanno a scuola a piedi. E’ evidente che il lupastro, vedendosi impunito, si fa sempre più audace. Ha capito che l’uomo non rappresenta un pericolo: si è autoneutralizzato con una sequela di norme del piffero. Quindi se la ride a fauci larghe.

Quando da noi ci sarà la prima aggressione ad una persona, magari un bambino o un anziano, per i burocrati ed i lupisti da tre e una cicca che ci hanno portati alla situazione attuale saranno cavoli non dolcificati: perché si dovranno assumere le proprie responsabilità.

Lorenzo Quadri