Invocare lo stato di necessità per abbattere il predatore prima che commetta altre stragi

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. La sanguinosa telenovela del lupo in Ticino si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Come abbiamo appreso venerdì, la decisione di abbattimento del lupastro della Val Rovana – emessa dal governicchio cantonale dopo settimane di imbarazzante attendismo – è stata revocata per ordine dei balivi bernesi. Il motivo sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è. A fare strage di 19 pecore in quel di Cerentino non sarebbe stato un lupo solo, bensì due lupi, un maschio e una femmina, facenti parti di un branco. Di conseguenza, così comunica il CdS, “la decisione di abbattimento pronunciata in data 18 maggio 2022, fondata su una premessa rivelatasi errata, deve essere annullata” poiché non più compatibile con il diritto federale.

Qui qualcuno dev’essere caduto dal seggiolone da piccolo.

Non ce ne frega un tubo se i lupi responsabili della mattanza sono maschi, femmine o gender-fluid, e non ce ne frega un tubo se vivono da soli, in un branco, in una comune anni 70 o in un’unione domestica registrata!

Forse qui qualcuno non si è ancora accorto che nel giro di poche settimane in questo sfigatissimo Cantone sono state sbranate svariate decine di ovini; che il lupastro, ben lungi dall’essere a rischio di estinzione, si sta al contrario moltiplicando senza freni; che proteggere gli alpeggi ticinesi dalle incursioni del feroce predatore non è possibile; e che c’è un intero settore economico a rischio!

Ideologie del piffero

Gli animalisti ro$$overdi da salotto urbano, completamente scollegati dalla realtà, per decenni hanno raccontato una marea di balle di fra’ Luca sul lupo. Lo hanno dipinto come una meraviglia della natura ingiustamente perseguitata dal solito uomo bianco cattivo, il cui ritorno nei nostri territori poteva essere solo benvenuto. Questa impostazione ideologica e farlocca è poi confluita in leggi federali del piffero, ormai vecchie di oltre quarant’anni e  non più adatte ai tempi.

Chiaro: in assenza del lupo reale, gli animalisti da salotto urbano lo hanno dipinto come volevano. Avanti, facciamo tabula rasa, bollandola come becera superstizione, della secolare sapienza popolare che vede il lupo come il nemico naturale dell’uomo (una sapienza confluita anche in modi dire, favole, e pure mostri mitologici: se tra questi ultimi spicca il lupo mannaro mentre non c’è traccia di conigli mannari, un qualche motivo ci sarà). Sotto col lavaggio del cervello al popolazzo con un nuovo lupo politikamente korretto, che nulla ha a che vedere con il predatore reale!

La realtà

Ci ha pensato il lupo vero a rimettere la chiesa al centro del villaggio.

Dato di fatto è che:

  • Lupo e pastorizia sono incompatibili. I nostri antenati lo sapevano benissimo.
  • La maggioranza degli alpeggi ticinesi non può essere efficacemente protetta.
  • Il lupo non divora una pecora ogni tanto per sfamarsi: fa strage di decine di ovini per volta, che poi nemmeno mangia, ma lascia lì.
  • I lupi, sempre più numerosi, si avvicinano progressivamente all’abitato dove costituiscono un pericolo per animali domestici e bambini. Oggi a chi vive appena fuori dai centri città capita spesso di vedere una volpe in giardino, cosa impensabile fino ad un decennio fa. Trovarsi uno o più lupi fuori dalla porta di casa è assai meno simpatico. Non bastavano i cinghiali?

Insulto ad agricoltori e contribuenti

Le leggi federali improntate all’integralismo lupista sono un insulto agli agricoltori, ma anche, più in generale, ai contribuenti. Perché non si possono continuare a spendere milioni pubblici in indennità agli allevatori colpiti dalle predazioni, in sussidi per la realizzazione di protezioni (per lo più inefficaci), in burocrazia e burocrati talebani, e tutto per un lupo. Non sta né in cielo né in terra!

Cambiare le leggi federali non è un’impresa facile. Come se non bastasse, un numero consistente di politichetti bernesi, a partire proprio dai $inistrati ro$$overdi, rientra nella citata categoria degli animalisti da salotto cittadino. E non è neppure un’operazione rapida. Ma di certo non si può prolungare per anni una situazione già ora deleteria e destinata a peggiorare sempre più.

La soluzione, come scrivevamo la scorsa settimana su queste colonne, può essere una sola: fuoco libero sul lupo! A mali estremi, estremi rimedi. Anche perché, se lo Stato non interviene in modo deciso, gli allevatori avranno solo due opzioni: o chiudere baracca, o farsi giustizia da soli.

 Due piste

E come si sistema la questione dal profilo legale?

  • La Confederella, vista la situazione d’emergenza, potrebbe emanare un decreto urgente per derogare regole diventate insostenibili, come propone l’Associazione svizzera per la protezione del territorio dai grandi predatori. La Lega non mancherà di attivarsi a Berna in tal senso. Essendo però la tematica di competenza del Dipartimento della kompagna Sommaruga, P$, non ci facciamo illusioni.
  • Il Codice penale svizzero prevede lo stato di necessità (articoli 17 e 18). In base a questo principio, chi commette un reato per proteggere da un pericolo “imminente e non altrimenti evitabile” un bene proprio o altrui agisce in modo lecito (art 17) o può essere discolpato (art 18 cpv 2). Siamo sicuri che, al punto in cui siamo, impallinare preventivamente il lupastro per impedire che commetta altre stragi non possa rientrare – forzando un po’ la mano – nel campo d’applicazione di questi articoli? Il diritto non è una scienza esatta e lascia spazio ad interpretazioni (anche perché, se così non fosse, gli oltre 800 legulei presenti sulla piazza ticinese farebbero la fame. Mentre invece…). E ricordiamo che a Losanna alcuni attivisti climatici che avevano invaso la sede del Credit Suisse per denunciare gli investimenti dell’istituto nelle energie fossili erano stati assolti in prima istanza proprio in base ad un presunto stato di necessità derivante dall’altrettanto presunta emergenza climatica. Per cui, con un po’ di inventiva…

Lorenzo Quadri