Stop al delirante apparato burocratico che garantisce l’impunità al feroce predatore

Gli attacchi del lupastro continuano senza sosta. Nel Sopraceneri il predatore ha colpito due volte in meno di una settimana. L’ultima venerdì ad Indemini, dove ha ucciso varie pecore. La strage precedente risale ad appena 5 giorni prima. E’ stata compiuta a Malvaglia.

Giovedì il portale Tio.ch ha pubblicato alcune foto scioccanti in circolazione sul web, scattate a Mesocco. Mostrano le carcasse sventrate di alcuni caprioli, abbandonati  ai bordi della strada. Responsabile della mattanza: il lupo. Nell’intervista annessa, il sindaco lancia l’allarme. Il lupo da un lato è sempre più vicino all’abitato e dell’altro tiene in scacco gli alpeggi della zona. L’anno scorso sono state uccise 100 pecore. Di conseguenza, nessuno più si fida a portarle all’alpe. Le aziende agricole locali si trovano in grossa difficoltà. Di conseguenza, un numero crescente di contadini getterà la spugna. Il territorio resterà così abbandonato a se stesso. Per la gioia dei climatisti che sognano le montagne senza l’uomo, però poi pretendono i prodotti locali: forse pensano che questi ultimi si materializzino da soli sugli scaffali dei supermercati.

Il pericolo che incombe

Il problema lupo, come ben sappiamo, non è circoscritto all’alto Ticino o al Grigioni italiano. Interessa tutto il Cantone, da nord a sud. Nei giorni scorsi il deputato leghista Stefano Tonini ha presentato un’interrogazione al Municipio di Chiasso a seguito degli avvistamenti del predatore a Seseglio e Pedrinate, sottolineando “il pericolo che incombe sugli animali da reddito e sulle persone”.

Già, perché la storiella del lupo inoffensivo per l’uomo è l’ennesima balla di fra’ Luca degli animalisti da salotto urbano. Del resto costoro considerano innocuo anche l’orso: ed infatti in Trentino ad inizio aprile uno di questi giocosi plantigradi ha aggredito ed ucciso un runner di 26 anni.  

Negazionisti

Della presunta “non pericolosità” del lupo ne sanno qualcosa appena al di là della ramina. Due episodi degli scorsi giorni. All’alpe di Ossuccio, in provincia di Como, un giovane allevatore, salito ai pascoli per controllare il proprio gregge, è stato circondato da tre lupi. Uno degli animali gli è saltato addosso. L’uomo se l’è cavata solo con ferite leggere. Ma l’epilogo avrebbe potuto essere ben peggiore. 

Più a sud in Abruzzo, a Palombaro in provincia di Chieti, in pieno giorno ed in pieno centro abitato, un lupo ha aggredito una donna che portava a spasso al guinzaglio il proprio cagnolino. La 56enne è stata ferita e buttata a terra. Il cane se l’è portato via il lupo tra le fauci; certamente l’ha divorato poco dopo. 

Com’era già la favoletta negazionista del lupo innocuo per gli umani?

Esempio tirolese

Nel Tirolo austriaco (ci risulta che l’Austria sia uno Stato membro UE) non solo l’abbattimento di lupi ed orsi che si avvicinano ai pascoli è permesso, ma l’autorità locale si appresta a premiare i cacciatori che si fanno carico di “liberare il territorio dai grandi carnivori”. Questo sì che sarebbe un esempio da seguire. Invece da noi le cose funzionano al contrario. Un apparato legislativo e burocratico delirante (oltre che gonfiato come una rana) garantisce al lupastro l’impunità pressocché totale: un insulto al buonsenso, che in più costa al contribuente svariati milioni all’anno. Ed infatti, in relazione alle recenti predazioni a Indemini e Malvaglia citate all’inizio, si farnetica di esami del DNA che dovranno confermare (e per l’esito bisognerà attendere settimane o mesi) se è stato davvero il lupo a sbranare le pecore. Già, perché magari potrebbe essere stato un passero particolarmente aggressivo. O chissà, forse i colpevoli sono Cip e Ciop. 

Ma stiamo busciando? E’ ora di imbracciare i fucili, altro che analisi del DNA! 

Altrimenti, se si va avanti così, per fare una passeggiata nel bosco bisognerà girare armati! E che nessuno venga a raccontarci fonchiate sull’apporto del lupastro alla “biodiversità” (corbezzoli!), perché gli ridiamo in faccia. Cent’anni fa il lupo non c’era (i nostri antenati avevano fatto piazza pulita: chissà come mai, eh?). Forse che, per questo motivo, il Ticino aveva un problema di biodiversità? O qualcuno pensa di poter sfruttare il mantra politikamente korrettissimo della “biodiversità” per giustificare qualsiasi cappellata?

Ed è anche ora che gli animalisti da salotto urbano “ce ne diano una fetta” con la fregnaccia secondo cui l’uomo (sottointeso: fonte di tutti i mali e meritevole di estinzione) sarebbe “l’unico essere che uccide per divertimento, mentre il lupo…”. Mentre il lupo cosa? Questo predatore non sbrana una pecora ogni tanto perché ha fame. Fa strage di decini di ovini, molti dei quali vengono abbandonati agonizzanti, non per mangiarli ma per “seguire il proprio istinto predatorio”. Quindi  il lupo non uccide per necessità, ma perché ha voglia di farlo. 

Lorenzo Quadri