Si arriverà a nuove “exit”? Difficile, ma sognare è sempre consentito
La galoppina dell’ “Anghela” Merkel, Ursula “Sofà” von derLeyen (stesso livello del suo predecessore “Grappino” Juncker, ma senza nemmeno la scusante dell’ubriachezza), va rivalutata. In effetti, costei sta portando l’UE allo sfascio.
La Ursula von der Divano ha imbarcato la Commissione europea in una dissennata guerra contro Polonia ed Ungheria.
La questione ungherese è arcinota: a far sbroccare i soldatini di Bruxelles – che ormai, per cercare di nascondere la propria totale incapacità nell’affrontare i veri problemi dell’Europa, si occupano solo di isterismo climatico e di propaganda “gender” – è la nuova legge con cui il governo ungherese vieta il lavaggio del cervello LGBT all’interno delle scuole. Pure con la Polonia sono sul tavolo questioni analoghe. Con però un’ulteriore complicazione. Al di là del tema specifico, è in ballo anche il ruolo della famigerata Corte di giustizia europea e la preminenza del diritto della fallita UE su quello nazionale.
Al proposito, i balivi di Bruxelles sono lapidari: “La Legge dell’Unione ha la primazia su quella nazionale. Tutte le decisioni della Corte UE sono vincolanti e devono essere applicate”. Questi i contenuti del Diktat sganciato su Varsavia a stretto giro di posta.
Ohibò, simili discussioni ci suonano familiari! La Corte di giustizia europea – ossia i giudici stranieri – la Ursula e compagnia cantante pretendevano di imporla anche a noi, tramite lo sconcio accordo quadro istituzionale. Assieme ad essa sarebbe arrivata la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE (nel quadro della citata “primazia”).
Ecco i bei regali che intendeva farci il triciclo, ed in primis l’ex partitone, che definiva l’obbrobrioso trattato coloniale “L’accordo della ragione, da firmare subito!”.
La Polonia fa benissimo
Fa benissimo la Polonia ad opporsi a Bruxelles che pretende didettarle leggi e sentenze.
Un’escalation della crisi, innescata dalla baliva Ursula, con i due paesi dell’Est europeo potrebbe portare ad altre “exit” dall’UE? Essendoci in ballo l’accesso ad importanti finanziamenti comunitari, sarà ben difficile giungere ad un passo del genere. Ma sognare è sempre consentito.
Sarebbe il colmo se però per Ungheria e Polonia, che sono Stati membri UE, Bruxelles si inventasse una qualche “eccezione” a quelle regole che però pretenderebbe di imporre a noi, che dellaDisUnione europa non facciamo parte. Ed il governicchio federale… giù le braghe!
Lorenzo Quadri