Alla faccia delle statistiche farlocche della SECO, utili solo alla propaganda pro-UE

Ma come, sul nostro mercato del lavoro non andava tutto a meraviglia? Questo ci ripete ipocritamente la casta euroturbo da quando è in vigore la devastante libera circolazione delle persone, voluta dalla casta medesima. Ed infatti, grazie a simili posizioni, il duo “centrista” per il Consiglio degli Stati la scorsa domenica è stato asfaltato dagli elettori ticinesi.

Che le cose NON stanno come racconta la partitocrazia adesso lo viene a dire anche l’Ufficio federale di statistica. Dall’ultima indagine realizzata da quest’ultimo si scopre infatti che la metà di quanti hanno esaurito il diritto alle indennità di disoccupazione, ad un anno dalla fine della rendita non avevano trovato un lavoro.

Nessuna sorpresa

La notizia non sorprende di sicuro. Non serviva un premio Nobel per l’economia per accorgersi che i disoccupati di lunga durata sono in buona parte tagliati fuori dal mondo del lavoro. Però l’informazione contraddice le statistiche farlocche su disoccupazione e frontalierato, pitturate di rosa, che i burocrati della SECO si ostinano a divulgare a scopo di propaganda politica pro-libera circolazione.

Non solo, alla conclusione del termine quadro, un disoccupato su due non aveva trovato lavoro e quindi era finito a carico dell’assistenza, ma chi invece aveva trovato un impiego, lavorava a condizioni ben più sfavorevoli rispetto a quelle precedenti. Lo studio dell’UST parla pudicamente di “modalità lavorative atipiche”. Ovvero: lavoro su chiamata, stipendio ad ore, orari irregolari e/o spezzati, lavoro serale, lavoro domenicale, eccetera eccetera. Quindi forme di precariato.

Inoltre, spesso e volentieri le occupazioni trovate erano a tempo parziale. E non per scelta. Aumenta così l’esercito dei sottoccupati, che in Ticino sono raddoppiati nell’ultimo decennio!

Dopo cinque anni…

C’è anche un altro aspetto sul quale avremo modo di tornare: a cinque anni dall’esaurimento delle indennità di disoccupazione, il 22% si era ritirato dal mercato del lavoro. Quindi aveva rinunciato ad avere una vita professionale. Altro che le statistiche FARLOCCHE della SECO in cui si vaneggia di disoccupazione ai minimi storici! Ai minimi storici saranno forse i disoccupati iscritti agli URC, che però sono solo una parte dei senza lavoro. Se infatti, secondo la SECO, il tasso di disoccupazione in Ticino sarebbe del 2.6%, l’indicatore ILO, quello usato internazionalmente, parla invece di un tasso dell’8%: superiore a quello della Lombardia! Così, tanto per gradire!

Da notare che le cifre dell’UST sono calcolate a livello federale. Pertanto, ci piacerebbe sapere come si presenta la situazione in questo sfigatissimo Cantone, pur essendo evidente che si presenta peggio!

Appuntamento primaverile

Certo che se perfino un ufficio federale pubblica dati che mettono in discussione il trito ritornello ufficiale del “Tout va bien, Madame la Marquise”, vuol dire che siamo proprio messi male!

Che la causa prima dello sfascio del mercato del lavoro ticinese sia la devastante libera circolazione delle persone è oramai chiaro a tutti. La prossima primavera, i cittadini saranno chiamati a votare sulla disdetta di questo sciagurato accordo bilaterale. Un’occasione unica per far sì che – alla faccia della partitocrazia spalancatrice di frontiere – in Ticino vengano assunti “prima i nostri”! Stop all’invasione dei 70mila frontalieri in continua crescita voluta dalla partitocrazia cameriera di Bruxelles!

Lorenzo Quadri