Malgrado fosse stato espulso dall’Italia in quanto “fervente sostenitore” dello Stato islamico – Il DI ha chiesto l’espulsione a marzo

Ma guarda un po’: sostenitori dell’Isis che arrivano tranquillamente in Ticino e con regolare permesso di dimora, dopo essere stati espulsi dall’Italia. E’ la sconcertante realtà emersa dall’ultima edizione di Falò. Non è proprio un inedito. Che il signore  amico dell’ISIS gravitasse dalle nostre latitudini lo si era già sentito. Adesso la conferma. Con tanto di intervista.

L’uomo, marocchino, è stato espulso dall’Italia verso il Marocco per motivi di sicurezza in quanto “fervente sostenitore” dello stato islamico. Però è sposato con una cittadina ticinese. Di conseguenza, è arrivato qui ottenendo regolare permesso di dimora. Non è chiaro se lavori o se sia a carico dell’assistenza. Essendo preparati al peggio, non ci stupirebbe troppo nemmeno la seconda opzione.

Estremismo in casa

Che l’estremismo islamico l’avessimo in casa, non è una sorpresa. Del reso solo in Lombardia, a due passi da noi, ci sono cinque delle circa quindici strutture musulmane italiane ritenute ad alta pericolosità di estremismo. A Milano ci sono l’istituto culturale islamico e l’ex scuola coranica di via Quaranta. A Varese la Moschea di via Giusti. A Como quella di via Domenico Pino.

Intanto alle nostre latitudini la sezione di Lugano del P$ dice che vuole “più moschee”. Tuttavia, visto che gli stessi signori pretendono di farci credere di essere diventati euroscettici dalla sera alla mattina, magari domani diranno di essere contrari al burqa ed ai minareti.

I conti non tornano

Qui i conti proprio non tornano. Non sta né in cielo né in terra che al simpatizzante Isis, già espulso dall’Italia, si applichino, nell’assegnazione di permessi, le stesse regole che valgono per un qualsiasi coniuge di cittadino svizzero (nel caso concreto si tratta di una svizzera con doppio passaporto). Non ci verrete mica a raccontare, nevvero, che “l’è tüt a posct” perché la  base legale e blablabla e quindi “sa po’ fa nagott”? Il Dipartimento delle istituzioni ha chiesto, a quanto sembra, l’espulsione a marzo: come mai il signore amico del califfato è ancora qui bello tronfio rilasciare interviste?

E’ chiaro che ci devono essere delle norme speciali per casi del genere. Questo in termini generali. Ma ancora più chiaro è che ad un simpatizzante ISIS non si rilascia alcun permesso di dimora: espulsioni subito!

Base facile?

Quanto accaduto è doppiamente pericoloso perché si diffonde l’immagine di Svizzera – grazie al solito deleterio garantismo – come base “facile” per simpatizzanti Isis. In nome delle frontiere spalancate, ci portiamo in casa di tutto e di più. Cose da pazzi. Il popolo vota l’espulsione dei delinquenti stranieri. Che però non vengono espulsi. Ed in più entrano gli amici  del sedicente Stato islamico. Oltre al danno, la beffa.

Se poi aggiungiamo che in Consiglio nazionale c’è una deputata $ocialista, tale Cesla Amarelle (quanti passaporti?) secondo cui la Svizzera “non ha il diritto di espellere terroristi” se la loro vita nel paese d’origine sarebbe in pericolo, siamo a posto. Allora mettiamo in pericolo le nostre, di vite, per tenerci in casa i terroristi. Grazie kompagni!

Reagire rapidamente

L’ISIS è una realtà cui bisogna reagire in modo rapido. Anche a livello legislativo. E’ dunque evidente la necessità e l’urgenza di stabilire che gli addentellati ed ammiratori dello “Stato islamico” vengano subito espulsi dal nostro Paese. Anche se per disgrazia hanno acquisito, grazie alle naturalizzazioni facili, il passaporto rosso. La Svizzera non si presta,  in nessun caso, a fare base per i nemici dell’Occidente. E’ ora di gettare a mare un po’ – un bel po’ – del politikamente korretto e del buonismo-garantismo-coglionismo che caratterizzano la politica migratoria svizzera (altro che “razzismo”)!

Due pesi e due misure

Interessante notare le prese di posizione da parte degli Imam residenti alle nostre latitudini. Sempre presenti quando si tratta di lamentare presunte discriminazioni dei musulmani, al momento di condannare senza mezzi termini i massacri compiuti in nome di Allah, stranamente, cominciano le arrampicate sui vetri. Del tipo: i sostenitori dell’Isis? “Libertà di opinione”. Ah, ecco. Le vignette su Maometto sono dei crimini passibili di morte. Però quando si tratta degli ammiratori dell’Isis ecco che improvvisamente si scopre la “libertà d’espressione”. Chi si pensa di prendere in giro?

Lorenzo Quadri