Ma guarda un po’: per l’ennesima volta la Lega aveva ragione e a noi a questo punto scappa anche un po’ da ridere. Il settimanale italiano L’Espresso, quindi non il Mattino della domenica, ha pubblicato la scorsa settimana un’interessante notizia in merito ai programmi Erasmus. “Gli è che” la stessa Unione europea intende decurtare i contributi e quindi l’intera costruzione rischia di venire a cadere. Già nel 2012 i programmi di scambi di studenti erano stati salvati dall’accetta dei risparmi per il rotto della cuffia. Quest’anno, ha dichiarato l’europarlamentare intervistato dal periodico italiano, i tagli sono ancora più estesi.

 

Il silenzio della stampa di regime

 Va da sé che alle nostre latitudini l’informazione di regime si è ben guardata dal dare una qualsivoglia risonanza alla notizia. Ovviamente perché va ad azzoppare uno dei cavalli di battaglia dei sabotatori della democrazia diretta; di quelli che tentano di fare il lavaggio del cervello alla gente con il ritornello del voto del 9 febbraio da rifare (perché non va bene a loro).

Si ricorderanno i quantitativi industriali di panna che erano stati montati sull’esclusione della Svizzera dai programmi Erasmus, che hanno un costo spropositato e che vengono seguiti solo dall’1,5% degli studenti  rossocrociati (ovvero: il 98.5% non li segue).

L’esclusione, squallida ritorsione degli eurofalliti nei confronti di un voto democratico (ma figurarsi se da Berna è giunto anche un solo “cip” di protesta, non sia mai: è invece partita la campagna denigratoria contro la democrazia diretta che osa non dare ragione alla “casta” e adesso la pagherà, eccome che la pagherà…) è stata dipinta come una specie di lutto nazionale. Mancavano solo le bandiere a mezz’asta. La ro$$a SSR, faziosa come sempre, è corsa a produrre trasmissioni sulle conseguenze catastrofiche che la decisione di Bruxelles avrebbe avuto sull’alta formazione in Svizzera; come se le università di punta a livello mondiale fossero nei paesi aderenti ad Erasmus. E avanti con la solita orgia di accuse agli svizzerotti, beceri e provinciali, che votando sbagliato hanno compromesso il futuro dell’eccellenza (altro termine da utilizzare qua e là, come il prezzemolo, perché “fa chic”) elvetica in campo formativo. Avanti con le apparizioni di Mauro Dell’Ambrogio, per meriti partitici Segretario di Stato alla formazione, che sfoderava la faccia da funerale biascicando fosche profezie, una sorta di Nostradamus “de noartri”.

 

Ed invece…

Ed invece dopo un po’ si è scoperto che:

1)      i programmi Erasmus erano già a rischio prima del 9 febbraio, infatti l’UE aveva chiesto che la Svizzera versasse, per poter partecipare a dei programmi utilizzati solo dall’1.5% degli studenti universitari, qualcosa come 376 milioni di Fr, quando le Camere federali ne avevano autorizzati 185.

2)      i programmi Erasmus sono di importanza così fondamentale in Europa che la stessa UE taglia i fondi con la motosega e probabilmente farà saltare tutto. Ohibò, vuoi vedere che forse per la stessa DisUnione tali programmi non sono poi così fondamentali e, per l’ennesima volta, gli unici a bersela sono gli svizzerotti?

Quest’ultimo sviluppo è l’ulteriore dimostrazione che il voto del 9 febbraio è un bene per la Svizzera e non certo il contrario. Non diamo retta a chi continua a suonare il trito ritornello della denigrazione. Non diamo retta a chi continua a ripetere una panzana per farla sembrare vera. La maggioranza del popolo svizzero ha preso la propria decisione con scienza e coscienza. E’ troppo facile dire che le uniche votazioni giuste sono quelle che danno ragione alla casta.

Lorenzo Quadri