Gli svizzeri “chiusi, xenofobi e razzisti” devono “aprirsi all’UE”. Quante volte abbiamo sentito – e dovremo ancora sentire – questo stucchevole ritornello, che altro non è se non una fregnaccia totale? L’ulteriore conferma viene nientemeno che dall’Ufficio federale di statistica. Dall’ultimo rilevamento emerge infatti che la popolazione straniera in Svizzera è di due milioni. Due milioni di stranieri in un paese che ha 8 milioni di abitanti! L’aumento rispetto all’anno precedente è stato del 3.4%.
In modo ancora più marcato sono cresciuti, ma tu guarda i casi della vita, i lavoratori UE: 40mila in più, con un incremento del 10.4%. E speriamo che nessuno ci venga a raccontare la favoletta dei profili specializzati che non si trovano in Svizzera, perché gli ridiamo in faccia.
E’ evidente che una buona fetta di questi lavoratori in arrivo dall’UE semplicemente soppianta i residenti, e al proposito aspettiamo di conoscere i dati specifici per quel che riguarda il Ticino.
Altro che “chiusi”!
Davanti a queste cifre, davanti ad un andazzo all’immigrazione scriteriata che dura da anni, è scandaloso il continuo ed isterico strillare dei politikamente korretti contro gli “svizzeri chiusi”. La realtà è che non c’è un paese aperto come il nostro. Il problema non è che siamo chiusi. E’ che siamo troppo aperti. E’ quindi indispensabile un giro di vite. Non si capisce peraltro come possa essere considerato “moralmente virtuoso” il sostegno all’immigrazione senza limiti che distrugge il paese e le sue risorse. Si tratta al contrario di un comportamento irresponsabile ed immorale che va denunciato per quello che è: politica di rottamazione della Svizzera – una fetta alla volta – con l’obiettivo di portarci nella fallita Unione europea. In via Monte Boglia non siamo inclini al complottismo; ci fa anche un po’ sorridere. Ma andate a fare un giretto in Internet a cercare qualche informazione sul cosiddetto “piano Kalergi” (sono passati ottant’anni) e diteci se non si scoprono dei parallelismi con la nostra attualità .
Immigrazione di massa
Anche gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica sulla popolazione straniera confermano, al di là di ogni dubbio, che l’immigrazione di massa in Svizzera è in atto. A pieno regime. A non essere attuata è invece l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, votata dal popolo lo scorso 9 febbraio. A Berna non si sta facendo un tubo per concretizzare la volontà popolare. Il Consiglio federale non sta affatto negoziando con l’UE. In effetti non c’è alcun mandato negoziale. Men che meno stanno negoziando gli eurobalivi di Bruxelles. Al massimo sono in corso dei “pour parler” che non portano da nessuna parte. E’ evidente che si sta facendo melina di proposito. E la proposta di attuazione del Consiglio federale è semplicemente uno scandalo. I sette scienziati vorrebbero applicare i contingenti solo ai paesi terzi, quindi lasciando fuori gli Stati UE: per loro varrebbe la libera circolazione delle persone. Un insulto ai cittadini e ai diritti popolari.
Clausole di salvaguardia
Il Consiglio di Stato ha deciso di prendere l’iniziativa e di proporre l’introduzione delle clausole di salvaguardia. Esse hanno il vantaggio di essere conosciute all’UE, lo stesso diritto europeo ne prevede. Naturalmente tutto dipende da come vengono gestite queste clausole. Se scattano quando i buoi sono già fuori dalla stalla, non servono ad un tubo. In Ticino siamo già , e da un bel pezzo, di regime da salvaguardia. Sicché le eventuali clausole devono portare a limitazioni immediate. Da qui non si scappa. L’invasione di frontalieri e padroncini con le conseguenti, drammatiche distorsioni sul mercato del lavoro sono sotto gli occhi di tutti. Quindi vediamo di non farci infinocchiare.
Lorenzo Quadri