L’invasione di padroncini costituisce una vera catastrofe per l’economia ticinese. Il numero delle notifiche di questi lavoratori indipendenti è sempre in aumento. La cifra d’affari da essi realizzata a scapito di artigiani ed imprese ticinesi anche. Una situazione che si traduce in perdita di posti di lavoro, di entrate fiscali, eccetera. Da notare che al numero di quanti si notificano vanno aggiunti quelli che entrano in Ticino senza nemmeno annunciarsi: tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente.

Concorrenza sleale

I padroncini fanno un’evidente concorrenza sleale alle ditte e agli artigiani locali. Non pagando tasse né oneri sociali da nessuna parte possono permettersi di praticare tariffe inarrivabili per chi rispetta le regole.

Dai controlli effettuati, i famosi blocchi anti-padroncini che sarebbero da fare tutti i giorni, sono emersi tassi di irregolarità allucinanti: anche superiori al 50%. Cifre che avrebbero non solo giustificato, ma imposto interventi massicci da parte della Confederazione. Invece niente: queste derive sono frutto della devastante libera circolazione; e la devastante libera circolazione, si sa, non si tocca. Perché noi “dobbiamo aprirci”.

Michele Barra

Negli ultimi mesi, a seguito della famosa votazione del 9 febbraio, l’attenzione si è concentrata più sui frontalieri e sul loro contingentamento, in quanto esplicitamente previsto nel nuovo articolo costituzionale. Però, anche i padroncini sono una forma di frontalierato su cui occorre intervenire.

Al proposito in tempi non sospetti esponenti della Lega, tra cui il compianto Michele Barra ed anche chi scrive, avevano avanzato la “scandalosa” proposta di trasmettere all’Agenzia delle entrate italiana l’elenco degli indipendenti italiani che si “notificano”. E perché? Semplice, perché una grossa percentuale di questi padroncini, per non dire tutti, evade il fisco del proprio paese. L’Italia ha dunque un grande interesse ad andare a recuperare queste imposte mancanti. Lo spauracchio di finire nel mirino dell’erario italico sarebbe peraltro un potentissimo deterrente. A molti passerebbe la voglia di venire in Ticino a fare i furbi perché il rischio sarebbe troppo grosso.

Perché l’Italia non chiede?

Per soddisfare gli appetiti del fisco italico la catastrofica ministra del 5% Widmer Schlumpf ha svenduto il segreto bancario senza contropartita, sfasciando la piazza finanziaria ticinese. E allora perché non dovremmo sfruttare a nostro vantaggio gli appetiti dell’agenzia delle entrate, creando quella che i politicanti chiamano una situazione “win win”? Tramite la segnalazione dei “notificati” la vicina Penisola incassa imposte, e noi freniamo la concorrenza sleale.

E’ assolutamente sorprendente, peraltro, che l’Italia stessa non faccia pressioni sulla Svizzera per ottenere queste informazioni. Ma evidentemente alle autorità $inistrorse della vicina Penisola dell’equità fiscale non gliene frega un fico: importa solo sabotare la piazza finanziaria elvetica. Anche perché si sa che far pagare le tasse ai padroncini, ed anche ai frontalieri, porterebbe un evidente beneficio finanziario allo Stato, ma a costo di un danno politico. Chi aumenta le tasse a frontalieri e padroncini perde le elezioni in Lombardia. E si sa che quel che conta  è la cadrega; mica i soldi pubblici.

Aspettiamo al varco

Quando il compianto Michele Barra chiedeva che, proprio in funzione antidumping ed anti-concorrenza sleale,  il governo ticinese si attivasse con Berna affinché si concordasse la trasmissione all’Italia di informazioni sui padroncini, la risposta del CdS, ed in prima linea del DFE targato ex partitone, era sempre njet. Zali ha fatto però cambiare parere alla maggioranza dei colleghi; ed adesso, con incredibile faccia di tolla, il PLR  in campagna elettorale tenta addirittura di appropriarsi della proposta leghista sabotata dalla ministra liblab (Xerox a tutto andare).

Il governo ticinese ha dunque avanzato al Consiglio federale la richiesta di trattare con l’Italia anche questo tipo di scambio di informazioni, che torna anche a nostro vantaggio.

Morale: ancora una volta la Lega populista e razzista aveva ragione. E adesso vedremo se la ministra del 5% Widmer Schlumpf, nemica del Ticino, avrà la sfrontatezza di inventare qualche pretesto per prendere ancora una volta il nostro Cantone a pesci in faccia.

Lorenzo Quadri