Delle due l’una: o Maroni finge di non capire la situazione, e allora vuol dire che sta prendendo per i fondelli la gente, oppure proprio non la capisce, e allora non è leghista. Comunque, sulla richiesta dell’estratto del casellario giudiziale non si cede di un millimetro
Il governatore della Lombardia Roberto Maroni insiste con le fregnacce pro-frontalieri e pro saccoccia elettorale sua. Ultima “sbroccata” di Bobo Maroni: i frontalieri in Ticino sarebbero “trattati come clandestini”. Vabbè la canicola, ma qui si sta perdendo la bussola.
Queste esternazioni grottesche, alla cui origine c’è presumibilmente sempre la questione della richiesta del casellario giudiziale prima del rilascio di nuovi permessi B e G (NB: non si molla di un millimetro) cominciano a diventare imbarazzanti per gli stessi frontalieri. Anche nel loro interesse, Maroni farebbe bene a piantarla con simili fregnacce. Oltretutto, come leghista, si rende ridicolo. Delle due l’una: o finge di non capire che il Ticino semplicemente vuole tutelare il proprio mercato del lavoro e la propria sicurezza da un afflusso scriteriato ed incontrollato, con delinquenti che si trasferiscono da noi senza alcun controllo – e che, se ottengono il permesso, poi non si riesce più a scrostare – e allora vuol dire che sta prendendo in giro la gente; oppure proprio non capisce, e allora vuol dire che non è leghista.
Ed è anche del tutto inutile che Maroni continui a raccontare che le sacrosante misure decise da Gobbi riguardano solo gli italiani, perché concernono tutti.
O Maroni, ti scandalizzi perché un paese tenta di difendersi da un flusso migratorio assolutamente insostenibile? E pretendi di essere leghista? Ma va là…
Discriminati i non frontalieri
I frontalieri, e Maroni lo sa benissimo, stanno molto meglio degli italiani che vivono e lavorano in patria. Guadagnano di più e pagano meno tasse. Tante di meno. Gli italiani che vivono e lavorano in patria sono fiscalmente discriminati, ed in modo pesante, rispetto ai frontalieri. Questo sì che dovrebbe far gridare allo scandalo i politicanti lombardi. Gli italiani che vivono e lavorano in patria non sono forse anch’essi cittadini ed elettori? Oppure sono di serie B?
E’ in atto una pesante discriminazione fiscale tra cittadini italiani, che avvantaggia indebitamente i frontalieri. E questo andazzo va avanti da decenni. Ma, per distogliere l’attenzione, i politicanti alla Maroni montano la panna sulla richiesta di un paio di documenti (quando la burocrazia italiana di documenti ne chiede a carrettate per ogni sciocchezza) per potersi trasferire in Ticino? Documenti peraltro scontati e normalissimi, che vengono chiesti a qualsiasi ticinese in cerca di un posto di lavoro? Documenti che, prima della devastante libera circolazione delle persone, era prassi automatica presentare? Maroni, ma ci sei o ci fai? Vabbè che le temperature sono alte, ma non siamo ancora al carnevale di Rio!
Chi tappa i buchi?
I frontalieri in Ticino sono 62’500. Aggiungendo i familiari, facciamo che si arrivi a 250mila “teste”. Sicché:
1) Da un lato, questo quarto di milione di persone ha la pagnotta solo grazie al nostro Cantone: per cui il governatore lombardo, se tiene a questi suoi concittadini, farebbe bene ad esprimersi con più cautela nei confronti del Ticino e delle sue scelte. Perché va bene ticinesotti fessi; ma fino ad un certo punto. E delle inadempienze nei nostri confronti della vicina Penisola – i cui politicanti, con una faccia di tolla senza pari, pretendono poi di fare i ganasa con noi per motivi di tornaconto elettorale personale – cominciamo ad averne piene le scuffie.
2) D’altro canto, invece, ci sono milioni di cittadini lombardi che non sono frontalieri e che vivono e lavorano in patria, i quali potrebbero legittimamente avere qualcosa da dire sugli annosi privilegi fiscali dei frontalieri. Anche perché questi privilegi fanno mancare dalle casse pubbliche dello Stivale decine e decine di milioni di euro ogni anno. E questi soldi ce li deve poi mettere qualcun altro. Chi? I restanti contribuenti, è ovvio.
Accordi con la Svizzera?
Comunque, e lo ripetiamo, l’atteggiamento di Maroni e di altri politicanti lombardi dimostra chiaramente che, al di là della ramina, non hanno la benché minima intenzione di introdurre un qualsiasi peggioramento nelle condizioni dei frontalieri. Però gli accordi con la Svizzera – quelli che erano ad un passo dalla conclusione un anno fa, ed adesso sono a due passi dalla conclusione – vanno in direzione diversa. Essi prevedono, anzi prevedrebbero, di elevare il livello fiscale dei frontalieri a quello degli italiani: si tratta di una misura antidumping essenziale per il Ticino. La controparte italica ha già messo le mani in avanti: per l’adeguamento fiscale ci vorranno “almeno 10 anni”. Il messaggio è chiarissimo: l’adeguamento fiscale non si farà mai. Ed i ticinesotti, ancora una volta, rimarranno con la Peppa Tencia in mano e si terranno il dumping.
La domanda è una sola e sempre la stessa: intendiamo finalmente adottare una linea meno flaccida nei confronti della vicina Penisola o vogliamo continuare ad esserne lo zimbello? Se aspettiamo la ministra del 5% Widmer Schlumpf ed il suo tirapiedi De Watteville stiamo freschi. Per cui, è ovvio, dobbiamo arrangiarci da soli. Come hanno ottimamente cominciato a fare i due Consiglieri di Stato leghisti Gobbi e Zali.
Lorenzo Quadri
La chicca
Cose da matti: il governatore della Lombardia Roberto Maroni (ma costui è davvero leghista? Perché non sembra proprio…) continua a raccontare fregnacce sul Ticino che discriminerebbe i frontalieri. Uhhhh, che pagüüüüüraaaaa!
Secondo l’ultima fregaccia del governatore lombardo, nel nostro Cantone i frontalieri sarebbero trattati come clandestini. Uella Maroni: ma ci sei, o ci fai, o ti fai? E poi, in che modo i frontalieri sarebbero discriminati? Che comincino a pagare i premi di Scassa Malati e ad affrontare i costi della vita in Ticino, poi ne riparliamo!
Maroni, prima di azionare la lingua controlla eccetera eccetera!