Le frontiere rimangono spalancate ed in più dovremmo pure rinunciare al casellario giudiziale?
Bene ha fatto, evidentemente, il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi a scrivere a più riprese a Berna segnalando il rischio che il Ticino venga preso d’assalto dai finti rifugiati. In effetti, se la via balcanica si chiude, perché giustamente i paesi dell’Europa dell’Est costruiscono barriere alle frontiere – a tutela non solo di loro medesimi, ma anche dello spazio Schengen – la logica conseguenza è che i flussi prendono altre strade. In particolare, quella mediterranea.
E’ quindi evidente che, in queste condizioni, mantenere i confini svizzeri aperti “come se niente fudesse”, come se non fosse in atto alcuna emergenza, è alquanto pericoloso. Farlo, come è il caso, per motivi ideologici – le frontiere “devono” restare spalancate – è atteggiamento di rara idiozia.
E’ ovvio che il pericolo non lo corre la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga. Lei se ne sta a Berna tranquilla come un tre lire. Lo corre invece il Ticino, che confina col Belpaese. Bello fare la figura dei buonisti internazionalisti ed “aperti” (in contrapposizione con i razzisti fascisti e “chiusi”), bello ricevere le slinguazzate dell’élite politikamente korretta, quando il prezzo delle scelte fatte lo pagano altri; nevvero Sommaruga e accoliti?
Scarica-barile?
Come prevedibile, il Consiglio federale ha risposto al Ticino che Schengen non si sospende, ma quando mai. I controlli sistematici alle frontiere non verranno reintrodotti. A metter fuori la faccia per sostenere la “lungimirante” posizione dell’esecutivo è stato mandato l’Udc Ueli Mauer, in qualità di neo ministro delle finanze (da cui dipendono le guardie di confine). Malgrado di certo essa non rispecchi la sua opinione personale. Ohibò, la “Simo” ha scaricato il barile?
Colmo della goffaggine…
Colmo della goffaggine, la decisione del Consiglio federale è arrivata il giorno successivo il sanguinoso attentato di Bruxelles ad opera degli estremisti islamici. Un atto di guerra all’Occidente. Una catastrofe annunciata che contiene un monito chiarissimo: l’era dei confini a colabrodo e della multikulturalità (completamente fallita) deve finire.
I controlli alle frontiere sono indispensabili per motivi di sicurezza, oltre che per frenare i flussi dei migranti economici. Tra i quali, lo dicono gli esperti d’intelligence, si nascondono i miliziani dell’Isis. Ma evidentemente a Berna si finge di non capire, adducendo argomenti che lasciano il tempo che trovano. Ad esempio che i controlli sistematici sui confini non sarebbero possibili, perché troppa gente entra quotidianamente in Svizzera (Maurer ha parlato di 750mila veicoli). Ohibò. Questa non è di certo un’attenuante, ma semmai un’aggravante. A furia di aperture imposte a suon di squallidi ricatti morali, e che non rispondono a nessuna esigenza dell’economia (semmai solo alla brama di guadagni di chi vuole sostituire i lavoratori residenti con frontalieri a basso costo), si è creato un flusso incontrollabile attraverso i nostri confini: e questo è grave. E, tanto per peggiorare ulteriormente la situazione, adesso si utilizza questa invasione, creata di proposito, come scusa per rifiutare il ripristino di un minimo di sicurezza. Ma stiamo scherzando?
E la sicurezza?
Appare sempre più chiaro che il Consiglio federale della sicurezza del Ticino se ne impipa. Infatti il reiterato njet al necessario ripristino dei controlli in dogana giunge quasi in contemporanea con il deplorevole ricattino sul casellario giudiziale.
Il ricattino suona così: se voi ticinesotti smettete di chiedere il casellario agli stranieri che vogliono trasferirsi nel vostro Cantone, quindi se calate le braghe con l’Italia, in cambio vi facciamo pervenire 20 milioni di Fr all’anno. Non certo a titolo di omaggio, ma come compensazione – molto, ma molto parziale – di quel che il Ticino ci smena a causa degli accordi sulla fiscalità dei frontalieri sottoscritti tra Confederazione e Belpaese.
Ma guarda un po’. Sicché, dopo aver negato ad oltranza, adesso improvvisamente a Berna si ammette che il Ticino viene fregato da oltre 40 anni. E che continuerà ad esserlo anche in futuro. Ma come: i nuovi accordi mica dovevano essere “vantaggiosi”?
Siamo così “Tafazzi”?
Si dà però il caso che il casellario giudiziale sia una misura di polizia a tutela della nostra sicurezza, onde evitare di metterci in casa frotte di pregiudicati stranieri, magari pericolosi, che poi non si riesce ad espellere (arriva sempre il tribunale di turno ad impedire l’espulsione). Vedi il caso dei fiancheggiatori iracheni dell’ISIS recentemente processati a Bellinzona. Il Ministero pubblico della Confederazione ha già detto che non verranno rispediti in Iraq perché sarebbero in pericolo. E a noi ce ne dovrebbe fregare qualcosa se dei sostenitori del terrorismo islamico si trovano in pericolo a casa loro?
Da un lato quindi ci si rifiuta pervicacemente, per i soliti motivi ideologici, di chiudere le frontiere, esponendo concretamente questo sempre meno ridente cantone al rischio di caos migranti oltre che all’arrivo di terroristi islamici “travestiti”. Dall’altro si pretende che il Ticino rinunci a difendere la propria sicurezza col casellario giudizial; e questo per far contento il Belpaese. Ma i “sette scienziati” pensano davvero che siamo così autolesionisti da farci andar bene una politica del genere?
Lorenzo Quadri