Prosegue l’esplosione del frontalierato: nel terzo trimestre, +5% rispetto al 2016

E avanti con le agevolazioni fiscali alle aziende “virtuose” che assumono ticinesi

Ma come, non erano tutte balle della Lega populista e razzista? Invasione da sud, soppiantamento di ticinesi con frontalieri, dumping salariale e tutte le altre distorsioni del mercato del lavoro che la partitocrazia spalancatrice ci ha regalato: non erano solo “percezioni”? Parola di IRE e di ricercatore frontaliere che fa le indagini sui frontalieri…

Nuovi “rumors”

Ed intanto, ma per ora siamo solo a livello di “rumors”,  arriva una nuova new entry, ossia la storia di responsabili del personale che assumerebbero frontalieri facendosi anche pagare un pizzo di un paio di mensilità in cambio del contratto di lavoro. Si tratterebbe, se confermato, di caporalato della peggiore specie. E, chissà perché, c’è come il sospetto che a praticarlo non siano dei patrizi di Corticiasca.

Come la cassa malati

Tornando a bomba: nei giorni scorsi è arrivata la solita notizia, ormai diventata non notizia, dei frontalieri  che sono ancora aumentati. Nello specifico, nel terzo trimestre del 2017 la crescita è stata del 4,9% rispetto allo stesso periodo del 2016. Ohibò, come i premi di cassa malati: avanti a colpi di aumenti del 5% all’anno, e si finisce nella palta profonda. E questo vale sia per il mercato del lavoro che per l’assicurazione malattia. Tanto più che le statistiche federali non sono certo fatte per ingigantire il fenomeno del frontalierato; semmai per minimizzarlo pro-sacoccia bilaterali. Essendo infatti ormai certo il lancio dell’iniziativa contro la scellerata libera circolazione, è chiaro che l’establishment spalancatore di frontiere si trova nella necessità di puntellarla con rinnovata energia. Ed infatti l’UST parla di 65’200 frontalieri in Ticino quando già nell’estate altre statistiche riportavano la cifra di 65’500.  Si potrebbe dire che sono dettagli, ma comunque…

Adesso vogliamo sentirli, i soldatini della libera circolazione  che vengono a raccontarci che i frontalieri “sono indispensabili all’economia ticinese”.  Uella signori, guardate che in Ticino ci sono in totale più lavoratori stranieri che svizzeri! Per colpa vostra!

Quadruplicati nel terziario

Se di per sé l’aumento dei frontalieri è diventato, purtroppo, una non notizia (e per questo sappiamo chi ringraziare), decisamente più significativa l’indicazione a proposito dei settori professionali in cui il numero dei frontalieri è cresciuto. Infatti, l’aumento maggiore si registra nel terziario, ovvero negli uffici, dove la crescita è stata del 7.1% rispetto al terzo trimestre dell’anno scorso: i frontalieri hanno raggiunto quota 41’200.

Ebbene, si dà il caso che nel 2000 i frontalieri nel terziario fossero 10mila, quindi il loro numero è più che quadruplicato! Sicché, altro che necessità dell’economia: il numero dei frontalieri è esploso proprio in quegli ambiti professionali dove non c’è affatto bisogno di attingere a manodopera estera per rispondere alle richieste dell’economia ticinese. La conseguenza è che questi “nuovi frontalieri” hanno preso il posto dei lavoratori residenti, ovvero li hanno soppiantati. Però il buon Rico Maggi e compagnia cantante ci propinano gli studi farlocchi secondo i quali il soppiantamento “è solo una percezione”!

Per contro, nel settore secondario i frontalieri sono aumentati “solo” dell’1,4% a circa 23’500 addetti, mentre nel primario sono calati del 3.3% a 509.

Frontalierato nocivo

Quindi, nei settori dove i frontalieri erano presenti anche prima della devastante libera circolazione perché effettivamente la  loro presenza colmava una lacuna, c’è una crescita moderata (quando non una diminuzione). La libera circolazione, e le cifre lo dimostrano, ha invece spalancato le porte al frontalierato nocivo: quello che non colma nessun ammanco ma, semplicemente, porta via il lavoro ai ticinesi.

Per questo ribadiamo che 30-35mila frontalieri – ossia quelli presenti quando la preferenza indigena era in vigore –  sono un quantitativo di frontalieri sostenibile per il Ticino. I 65’500 attuali, invece, non lo sono assolutamente!

Li aspettiamo al varco

Eppure, davanti a simili elementari evidenze, il triciclo PLR-PPD-P$, dopo aver rottamato a Berna il “maledetto voto” del 9 febbraio, si appresta a fare lo stesso in Ticino con la preferenza indigena prevista da “Prima i nostri”!

E’ chiaro che lorsignori li aspettiamo al varco.  Vogliamo vederli mettere fuori la faccia davanti alla popolazione per spiegare che, malgrado la situazione di emergenza sia di un’evidenza solare (65’500 frontalieri, e il numero continua a crescere) bisogna andare avanti senza fare nulla, accampando scuse miserevoli come la fandonia della presunta illegalità dell’applicazione di “Prima i nostri”! Ma quale illegalità, quando la preferenza indigena è contemplata sia nella Costituzione federale che in quella cantonale?

Qui ci sono migliaia e migliaia di posti di lavoro che spettavano a residenti e che invece sono andati a persone in arrivo da oltreconfine, le quali tra l’altro in Ticino non lasciano nemmeno un franco. Per fare, in nome delle sciagurate aperture, da valvola di sfogo  per lo sfacelo occupazionale della vicina Penisola, ci siamo messi nella palta noi. E dovremmo andare avanti a tollerarlo all’infinito?

Aziende virtuose

E’ poi evidente che l’esplosione del frontalierato pone con urgenza il tema della promozione dell’assunzione di residenti anche tramite le agevolazioni fiscali alle imprese virtuose: ossia quelle che assumono ticinesi (vedi l’ intervista a pag 15).

Lorenzo Quadri