Gli esperti confermano: molti stranieri nati in Svizzera non sono affatto integrati

 

Come se l’immigrazione incontrollata ed il fallimentare multikulti non avessero già fatto abbastanza disastri, la gauche-caviar vorrebbe introdurre pure lo “ius soli”. Ma col piffero!

 

Si può vivere in Svizzera, anche da molto tempo, senza essere minimamente integrati. Gli esempi a questo proposito si sprecano. Il padre 48enne di origine turca, residente a Basilea città, condannato per aver costretto entrambe le figlie a matrimoni forzati,  abitava nel nostro Paese da trent’anni.  I due studenti che non davano la mano alla docente perché donna, erano addirittura in predicato di diventare cittadini elvetici.

Grazie al fallimentare multikulti, è senz’altro possibile per un immigrato proveniente da “altre culture” risiedere in Svizzera per anni ed anni ma continuare a vivere secondo le regole e la mentalità del suo paese d’origine. Per questi migranti che rifiutano di integrarsi, la Svizzera è solo una mucca da mungere. Nei suoi confronti non sentono alcun legame. Sono da noi solo perché gli conviene. Magari nei confronti del nostro paese e dei suoi abitanti nutrono disprezzo ed avversione.

Altro che “razzisti”!

Alla faccia delle fregnacce dei moralisti a senso unico che istericamente strillano alla Svizzera “chiusa e xenofoba” contrapponendola ai paesi scandinavi “aperti e progressisti”, solo pochi giorni fa è stata pubblicata la classifica dei migliori Stati al mondo dove immigrare. Ne emerge, ma tu guarda i casi della vita, che la Svezia è sì al primo posto, seguita dal Canada. Ma poi arrivano, in quest’ordine, Svizzera, Australia e Germania. Ennesima conferma che gli spalancatori di frontiere che cercano di ricattarci e di criminalizzarci  blaterando accuse di chiusura e xenofobia, possono venire tranquillamente mandati a Baggio a suonare l’organo.

Un paese attrattivo per gli immigrati lo è anche per quelli che non si sognano di integrarsi. E la mancata integrazione causata dal fallimentare multikulti comincia ora a presentarci il conto. In Europa i jihadisti sono spesso e volentieri giovani di cosiddetta terza generazione. Ossia, proprio quelle persone che in Svizzera da qualche tempo beneficiano della naturalizzazione quasi automatica. Per questa fantastica novità possiamo ringraziare, naturalmente, la $inistra. Ma anche i pavidi partiti del cosiddetto centro che, terrorizzati dall’etichetta di razzisti e xenofobi, si fanno ricattare dagli spalancatori di frontiere, e li seguono.

Jihadisti nati in Svizzera

Di recente Paul Roullier, esperto elvetico di terrorismo a Ginevra, ha sottolineato come in Svizzera i miliziani dell’Isis sono in buona parte  persone nate nel nostro paese o che comunque ci vivono da tanti anni. In Svizzera, ha dichiarato l’esperto, si sta creando un vivaio jihadista “endogeno”. A conferma dunque che l’essere nato qui è tutt’altro che garanzia di integrazione. Quest’ultima deve infatti essere verificata caso per caso.

E cosa fanno i kompagni spalancatori di frontiere davanti questa realtà? Semplicemente, non la considerano. Sicché, non ancora contenti del regime di immigrazione incontrollata, non ancora contenti di aver reso pressoché automatica la naturalizzazione degli stranieri di cosiddetta terza generazione, adesso vorrebbero addirittura lo “ius soli”. Ossia vorrebbero che lo straniero che nasce nel nostro Paese diventasse automaticamente svizzero. Quindi svariati seguaci dell’Isis, in conseguenza di cotanta geniale pensata, acquisirebbero il passaporto rosso. Lo stesso varrebbe, senza andare a prendere esempi così estremi, per tanti immigrati non integrati.

Ecco quindi che ancora una volta la $inistra al caviale dimostra di voler ridurre il passaporto svizzero ad un pezzo di carta privo di qualsiasi valore. Un documento da regalare a chiunque senza porre alcuna condizione.  Chi lo ottiene non se lo deve meritare. Lo riceve senza far nulla.

Stop doppi passaporti

Gli islamisti che beneficerebbero di simili “naturalizzazioni di massa” chiaramente prima o poi tenteranno – con la complicità dei multikulti – di imporre in casa nostra loro regole, riprese al Corano. Il che equivarrebbe a fare tabula rasa di secoli di battaglie per la libertà e per i diritti civili.  Quindi, “ius soli” un piffero. La verifica dell’integrazione prima della concessione del passaporto rosso deve al contrario diventare ancora più approfondita. Perché adesso, per paura delle campagne d’odio della $inistra spalancatrice di frontiere, troppo spesso si naturalizza con leggerezza; “per non avere storie”.

Proprio in ragione della presenza di numerosi stranieri non integrati le naturalizzazioni devono diventare più selettive.

Ed è anche tempo che gli aspiranti cittadini svizzeri siano chiamati a scegliere: o il passaporto rossocrociato o quello del paese d’origine. Ma tutte due – per poter estrarre il documento più conveniente a seconda della circostanza – no. Chi invece davvero non se la sente di abbandonare il passaporto originario, evidentemente non è pronto per diventare svizzero.

Lorenzo Quadri