Ma guarda un po’! Anche nel Canton Vaud si sono accorti che il frontalierato, provocato dalla devastante libera circolazione delle persone, è un problema (altro che “immigrazione uguale ricchezza”!). Un articolo pubblicato la scorsa settimana da LeMatin riportava le statistiche vodesi: nel 2015 i frontalieri nel Cantone avevano raggiunto quota 27’500, 1700 in più rispetto all’anno precedente. Titolo di LeMatin: “Il numero dei frontalieri ha preso l’ascensore”.

Anche nel Canton Vaud, si sono accordi che i frontalieri esplodono specialmente nel settore terziario. C’è ragione di credere che in questi ambiti professionali non manchi la manodopera locale. Il fenomeno ci è ben noto. Anche in Ticino il numero di frontalieri attivi nel terziario è raddoppiato nel giro di pochi anni: a dimostrazione che la storiella dei frontalieri che fanno quei lavori che i ticinesi non vogliono più fare si allontana rapidamente dalla realtà quando si spalancano le frontiere.

6.3% degli occupati
Tuttavia, passando alle cifre nude e crude, ci si accorge che le similitudini tra la situazione ticinese e quella vodese finiscono. La forchetta si allarga. Infatti nel Canton Vaud i 27’500 frontalieri rappresentano il 6.3% degli occupati. In Ticino, invece, i frontalieri sono 63mila: quindi siamo vicini al 30% dei lavoratori.
Sicché lo striminzito 6.3% del Canton Vaud ci fa un po’ sorridere. Per l’aspetto quantitativo, certamente. Ma anche per l’aspetto qualitativo: perché la Francia non è l’Italia dove il lavoro nero e l’evasione fiscale sono istituzionalizzati. E il differenziale tra il costo della vita al di qua e al di là della ramina non è il medesimo.
Eppure nel Canton Vaud c’è chi si sente in una situazione d’emergenza. Bravi vodesi, votate la libera circolazione delle persone…

I commenti
E’ interessante a questo proposito leggere i commenti sul blog del portale online de LeMatin sull’impennata del frontalierato nel Canton Vaud (una situazione che, come detto, rispetto a quella ticinese è all’acqua di rose). Alcuni esempi.

“E’ inammissibile che si assumano frontalieri francesi quando ci sono cittadini svizzeri in disoccupazione”, commenta un blogger.
“Tutto a danno dei nostri giovani diplomati che vanno in disoccupazione perché i responsabili delle risorse umane con passaporto francese assumono solo compatrioti”, fa eco un altro.
“Prima gli svizzeri poi gli stranieri!” chiosa un terzo.
“Il mio vicino è stato appena licenziato dal responsabile del personale (francese) e rimpiazzato da un frontaliere”, racconta un quarto.
“Che scoop! – commenta sarcasticamente un altro -: le malefatte della libera circolazione finiranno per superare i vantaggi, sempre che ciò non sia già avvenuto”.
“E’ evidente che i frontalieri vengono assunti per motivi salariali, ma i salari dei frontalieri restano comunque elevati rispetto a quelli francesi. E i frontalieri non comprano assolutamente nulla in Svizzera”!

Risveglio dal letargo?
Non mancano i paragoni con altre realtà romande: “A Friburgo è la stessa cosa, si vedono solo targhe francesi… frontalieri occupati e svizzeri in disoccupazione!”. E nemmeno le punzecchiature intercantonali: “era più divertente quando il problema riguardava solo Ginevra, eh?”.
Ma guarda un po’: certo che a leggere i commenti all’articolo di Le Matin – che in totale sono 45 – sembrerebbe che anche la Svizzera romanda pulluli di populisti e razzisti!
C’è da sperare che la crescita anche “oltre Sarine” – dove comunque sono messi assai meglio di noi – del malcontento nei confronti del frotalierato possa magari provocare un qualche risveglio anche a Berna.
Lorenzo Quadri