Avanti così! Caos asilo, la kompagna Sommaruga corre in soccorso dell’Italia

Ma guarda un po’, la kompagna Simonetta “Dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga insiste nel correre in soccorso del Belpaese in materia di caos asilo. Eh certo: la rotta del Mediterraneo rimane ben aperta, e la Svizzera non poteva (?) evitare di far sapere  a Roma che ci  va bene così. Non solo. Sommaruga ha pensato bene di sottolineare che il nostro Paese partecipa volontariamente ai programmi di ricollocazione dell’UE. E annuncia pure che si farà carico, senza alcuna base legale, di sempre più migranti economici che spetterebbero ad altri Stati. In particolare, appunto, all’Italia.

Ma dove lo trova la Penisola un altro vicino così fessacchiotto? Da nessun’altra parte, appunto. L’Austria e la Francia, tanto per dirne una, costruiscono le barriere sul confine.

Primi della classe

Certo che dalla fissazione di fare i primi della classe, per meglio slinguazzare i padroni di Bruxelles, i nostri camerieri dell’UE non guariscono proprio mai. Infatti Sommaruga non si fa alcun problema nel dichiarare che quanto fa la Svizzera “spontaneamente” dovrebbe essere un modello per l’Europa. Naturalmente la volontà “spontanea”  è quella di Sommaruga e soci spalancatori di frontiere; mica quella dei cittadini.

Ohibò, i paesi UE non ne vogliono sapere di fare i compiti in materia di finti rifugiati, e quindi deve arrivare la ministra bernese di turno ad ergersi ad esempio d’accoglienza. Non per nulla Sommaruga ha fatto passare una nuova legge sull’asilo che aumenta le capacità d’accoglienza, dando alla Confederazione la possibilità di creare nuovi centri per asilanti senza chiedere niente a nessuno. Sicché adesso ha gli strumenti per correre in soccorso degli amici italiani.

Ci sono invece membri UE, per i quali aderire ai programmi di ricollocamento di Bruxelles sarebbe obbligatorio, che tuttavia non si sognano di farlo.  E rifiutano di sottomettersi non solo per i costi, presenti e futuri. Sappiamo ad esempio che praticamente tutti i migranti economici che restano in Svizzera vanno a carico dello stato sociale: nel caso degli eritrei ad esempio l’aumento dei casi d’assistenza è stato di oltre il 2200% (!) in otto anni. Ma rifiutano anche perché vogliono evitare “la creazione di una forte comunità islamica sul loro territorio” (parole del premier ceco).

Estremismo in Svizzera

Un tema, quest’ultimo,  che dovrebbe essere d’attualità anche dalle nostre parti, dal momento che nelle moschee svizzere ne succedono di tutti i colori, come dimostrano i vari casi di estremisti venuti alla luce in tempi recenti. Ed evidentemente nessuno è in grado di distinguere con certezza i migranti economici dai seguaci dell’Isis. A ciò si aggiunge che il Ministero pubblico della Confederazione, scendendo finalmente dal pero, ha deciso di mettere in stato d’accusa i vertici del sedicente Consiglio centrale islamico svizzero, leggi il presidente Nicholas Blancho ed il responsabile della comunicazione Qaasim Illi, per propaganda a favore dell’Isis. Intanto però i due insopportabili personaggi si sono fatti pubblicità in lungo ed in largo, grazie anche al concreto contributo dell’emittente di cosiddetto servizio pubblico SSR, che non ha mancato di dare loro spazio e visibilità. Chi sono i destinatari della propaganda jihadista dei Blancho e degli Illi? Forse i migranti musulmani?

E l’Ungheria?

Interessante notare come la kompagna Simonetta a Roma non abbia mancato di elogiare l’Italia sostenendo che “se le frontiere marittime non sono controllate, il problema è di tutta l’Europa”. Ma guarda un po’. Allo stesso modo allora la ministra $ocialista dovrebbe elogiare l’Ungheria che costruisce MURI sul confine. Perché anche Budapest in questo modo, difende tutta l’Europa. Stranamente però se ne guarda bene. Due pesi e due misure?

Rientro a mani vuote

Sarebbe poi interessante sapere se nelle sue “vacanze romane” la ministra di giustizia abbia sollevato anche  altre questioncelle. Tipo la permanenza del nostro paese su black list italiche illegali. O la totale mancanza di reciprocità nell’applicazione dei fallimentari accordi bilaterali. Ma vuoi vedere che, ancora una volta, la rappresentante svizzerotta si è offerta di contribuire a togliere le castagne migratorie dal fuoco ai vicini a sud (e nümm a pagum) ma, quando si tratta invece di portare a casa quello che ci spetta, è rimasta con il solito pugno di mosche, perché gli italici l’hanno fatta su davanti e di dietro? Il copione si ripete ormai da anni, con desolante regolarità.

Ma avanti così, continuiamo a correre in soccorso del Belpaese. Che poi, per tutto ringraziamento, si mette a starnazzare contro il 9 febbraio e contro Prima i nostri, con tanto di segnalazioni a Bruxelles (uhhhh, che pagüüüüraaaa!).  Ma la kompagna Simonetta e soci sono caduti dal seggiolone da piccoli?

Lorenzo Quadri