Il tasto reset andrebbe subito pigiato su chi rappresenta la Svizzera all’estero. Invece…

Tim Guldimann è un ex diplomatico (l’ultima carica da lui ricoperta è quella di ambasciatore svizzero a Berlino) nonché consigliere nazionale P$, malgrado viva nella capitale germanica. Si tratta del primo svizzero all’estero eletto in Consiglio nazionale. E ha sempre detto che a trasferirsi in Svizzera non ci pensa proprio.  Degna di nota la contraddizione con la linea del P$: nel senso che Guldimann dice di rappresentare gli svizzeri all’estero, mentre il suo partito da anni ormai rappresenta solo gli stranieri in Svizzera. Secondo i kompagni, infatti, prima vengono gli immigrati poi, semmai, come ultima ruota del carro, i cittadini elvetici (“chiusi e gretti”).

Nelle scorse settimane il buon Guldimann, che ovviamente alle nostre latitudini è sconosciuto ai più, ha rassegnato le dimissioni dal parlamento. A questo punto il lettore potrebbe  giustamente dire: ecchissenefrega! C’è però un particolare.

Rifiutano la milizia

Assieme alle dimissioni il kompagno ex diplomatico ha inviato a tutti i deputati uno scritto in cui giustifica la propria decisione, dicendo in sostanza che da Berlino non è in grado di mantenere sufficienti contatti con la sua base elettorale nel Canton Zurigo. Il che ci può anche stare. Poi però arriva la frasetta: “il parlamento come impiego a tempo parziale è un’illusione alimentata dalla nostra cultura di milizia”. E qui casca l’asino. Hai capito i kompagnuzzi? Mettono in dubbio il sistema di milizia, che è un’importante specificità svizzera. Perché loro vogliono fare i parlamentari di professione, andando così a creare quella casta di privilegiati ed inamovibili cadregari che vediamo, ad esempio, appena al di là della ramina. Questi sono i loro modelli!

Quanti tesserati P$ nella diplomazia?

Dalla gauche-caviar ci aspettiamo da tempo solo il peggio, ma qui c’è un’aggravante nella misura in cui stiamo parlando di un ex diplomatico da vari decenni è iscritto al P$. A rappresentare la Svizzera all’estero nelle sedi istituzionali si mandano esponenti di un partito che rifiuta i valori elvetici come ad esempio la milizia, che vuole l’adesione all’UE, l’abolizione dell’esercito, il riconoscimento dell’Islam come religione ufficiale e avanti con le nefandezze? Poi ci chiediamo come mai le trattative (?) internazionali vanno sempre a finire in calate di braghe da parte rossocrociata?

Sarebbe interessante sapere quanti tesserati P$ sono tuttora attivi nelle rappresentanze svizzere all’estero. Perché c’è come il vago sospetto che la risposta potrebbe spiegare varie cose. Il tasto reset andrebbe quindi pigiato, tanto per cominciare, sulla diplomazia elvetica. Invece il neo ministro degli esteri italosvizzero ha pensato bene di nominare come negoziatore capo con l’UE il buon Roberto Balzaretti, già distintosi nel recente passato per le inaccettabili posizioni eurolecchine.

Ulteriore perla: il posto di Guldimann verrà preso da un invasato ex presidente della JuSo (gli esagitati giovani socialisti attualmente presieduti dalla diversamente nordica Tamara Funiciello, quella che si fa fotografare in topless quando il buonsenso imporrebbe tutt’altro).

Più burocrati

Non è finita. Giovedì primo marzo il consiglio nazionale ha respinto a maggioranza una mozione del kompagno Matthias Aebischer già giornalista della SSR ed oggi consigliere nazionale P$ (com’era già la fanfaluca dei contrari al No Billag? Non è vero che le redazioni della TV di Stato sono colonizzate dalla $inistra, sono tutte balle della Lega populista e razzista?).

Il buon Aebischer pretendeva che a tutti i deputati venisse assegnato un assistente parlamentare impiegato all’80%. Naturalmente pagato dal solito sfigato contribuente, con contratto di lavoro sottoscritto dall’amministrazione federale. Il che significa 246 funzionari della Confederella in più (gli assistenti parlamentari) a cui si aggiunge il lavoro burocratico per gestire questi nuovi impiegati statali.

Inutile dire che la proposta è stata appoggiata dal P$ compatto. Il partito $ocialista conferma dunque di voler smontare con la tattica del salame (anche perché è l’unica via percorribile) il sistema di milizia svizzero, per creare una casta di deputati professionisti in stile vicina  Penisola. I quali poi fanno di tutto e di più per rimanere attaccati alla cadrega e per dotarsi di sempre nuovi privilegi (altro che la “Rimborsopoli” del Consiglio di Stato e del cancelliere), creandosi una riserva protetta a proprio uso e consumo.

E poi magari questi $inistri rottamatori della Svizzera hanno ancora la tolla di riempiersi la bocca, naturalmente solo quando gli fa comodo, con i valori elvetici? Quei valori che hanno dimostrato in ogni modo possibile ed immaginabile di voler azzerare (perché bisogna essere aperti, multikulti ed eurocompatibili)?

Lorenzo Quadri