Il triste spettacolo dato dalla partitocrazia sulla nomina del nuovo PG lo conferma

L’assessment “zurighese” sui candidati all’ambita – anche politicamente ambita – cadrega di Procuratore generale sembra diventato il Terzo segreto di Fatima. L’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio rifiuta di mostrarlo non a cani e porci, bensì ai deputati chiamati a scegliere il candidato che occuperà l’importante posizione.

Quindi l’Ufficio presidenziale del parlamento rifiuta ai membri del parlamento stesso la visione di un documento da lui commissionato, e pagato con i soldi del contribuente (circa 30mila franchetti). Ai deputati viene in tal modo negato, con scuse ridicole, l’accesso ad informazioni necessarie per poter decidere, come si suol dire, con “scienza e coscienza”. Evidentemente si ritiene che i parlamentari non siano lì per decidere con la propria testa, ma per eseguire gli  ordini di scuderia.

“Buongoverno”?

L’assessment, è chiaro,  viene secretato non certo per la storiella della “privacy” a cui non crede nemmeno il Gigi di Viganello. Viene imboscato perché non dice quello che gli esponenti della partitocrazia che l’hanno ordinato volevano sentirsi dire. E adesso l’ufficio presidenziale del GC, presidente Walter Gianora (già presidente del PLR del “Buongoverno”) si arrampica sui vetri e commissiona perizie giuridiche per trovare scuse per tenere nascosto il  documento diventato scottante. Il solito sfigato contribuente ringrazia commosso: prima paga l’assessment  (circa 30mila franchetti, e scusate se sono pochi) e poi paga anche la perizia commissionata con il preciso mandato di farsi dire che l’assessment va rottamato. “Buongoverno”? Utilizzo efficiente dei soldi pubblici? Ma va là…

La barzelletta della “competenza”

Ogni partito del triciclo PLR-PPD-P$, ma guarda un po’, ritiene che il candidato più “competente” sia quello con in tasca la sua tessera: il PLR dice che il più competente è Pagani (PLR), il PPD dice che è Perugini (PPD) ed il P$ che è Stauffer (P$). Dimostrazione, dunque, che la storiella della “competenza” è solo uno specchietto per le allodole con cui intortare  il popolazzo.
La nomina a Procuratore generale, un posto chiave per la giustizia ticinese, viene gestita con logiche da mercato delle vacche da quelli che poi si sciacquano la bocca con le “competenze” e con il “Buongoverno”. Questo non è solo “poco decoroso”, come ha scritto qualcuno; non solo è un “pasticciaccio”. E’ uno scandalo. Ed uno scandalo che va avanti da anni.

La competenza ai cittadini

A questo punto è pacifico che la facoltà di nomina va tolta ai politicanti, dato il cattivo uso che ne fanno, e attribuita ai cittadini tramite elezione popolare dei magistrati. Dal punto di vista della “competenza” non cambia nulla: come è crudamente emerso dal triste teatrino regalatoci nelle scorse settimane dal solito triciclo PLR-PPD-P$, nella nomina parlamentare la “competenza” degli aspiranti magistrati non gioca alcun ruolo.

Almeno  l’elezione popolare comporta la legittimazione democratica degli eletti e – soprattutto – la possibilità di mandare a casa al turno successivo chi ha lavorato male. Mentre oggi si assiste, de facto, a delle nomine “a vita” (a meno che sia il diretto interessato, o la diretta interessata,  a decidere di levare le tende per motivi suoi).

Lorenzo Quadri