Di aumentare il moltiplicatore cantonale d’imposta non se ne parla. E il ceto medio…
Il parlatoio cantonale (Commissione della gestione) ha cominciato ad occuparsi della manovretta fiscale lillipuziana proposta dal governicchio. Quella che a regime (nel 2025) dovrebbe costare 46.7 milioni di franchi all’anno, su una spesa cantonale di 4.2 MILIARDI (Preventivo 2023): quindi stiamo parlano di poco più dell’1% delle uscite del Cantone, ovvero di un’inezia. Che però il governicchio intende compensare tramite aumento del moltiplicatore cantonale del 3%.
E’ chiaro che non ci stiamo. Come già scritto su queste colonne nei mesi scorsi: si trattasse di sgravi fiscali per 200 milioni, si potrebbe porre il tema della compensazione. Per 46 “miseri” milioncini, no. Il governicchio fa dunque il piacere di raggranellarli tramite misure di risparmio. E il margine per risparmiare c’è di sicuro. L’amministrazione cantonale è infatti gonfiata come una rana. Lo ha certificato anche lo studio Idehap: il Ticino spende più della media svizzera – in alcuni casi, molto di più – in praticamente ogni ambito dell’attività statale.
Ricordiamo che, in sintesi, le 4 misure previse dalla manovricchia sono le seguenti:
1) aumento della deduzione forfettaria per le spese professionali;
2) riduzione delle aliquote delle imposte di successione e donazione per avvicinarle a quelle del resto della Svizzera e facilitare le successioni aziendali;
3) adeguamento dell’imposizione della previdenza (il Ticino è attualmente il Cantone più oneroso per i grandi capitali, il che mette in fuga importanti contribuenti a tutto danno dell’erario); e
4) riduzione dell’imposta sul reddito per i contribuenti più benestanti (anche qui si tratta di evitarne la partenza).
Al proposito, un paio di semplici considerazioni.
- Di aumentare il moltiplicatore cantonale del 3% non se ne parla neanche. I ticinesi si troveranno a breve confrontati con l’ennesima tranvata sui premi di cassa malati (annunciato aumento del 10% per l’anno prossimo), con un nuovo rincaro della bolletta elettrica (+12% nel 2024), con l’inflazione galoppante, con l’impennata della benzina e dell’olio da riscaldamento. I proprietari di una casetta devono in più fare i conti con la crescita dei tassi ipotecari e, a Lugano, con la batosta dei maxi-contributi Lalia voluta dalla partitocrazia ($inistra in primis). I politicanti triciclati si levino dunque dalla testa ogni e qualsiasi aumento di moltiplicatore, sia cantonale che comunale. Altrimenti detto: se il parlatoio approva l’aggravio fiscale del 3%, la manovricchia è già MORTA.
- Le quattro misure proposte hanno un loro perché. Non ci opponiamo per principio agli sgravi fiscali ai ricchi, perché i buoni contribuenti devono rimanere sul territorio e bisogna anzi attirarne di nuovi. Per fare un esempio di attualità ed a dimostrazione che non siamo razzisti: se qualche borsone ucraino che si trova in Ticino vuole rimanervi stabilmente e PAGARE LE TASSE, è il benvenuto: che stacchi il suo bravo premesso B. Non ci sta bene, per contro, che chi è pieno di soldi sia qui come profugo con statuto S, col risultato che siamo noi a pagare per lui invece del contrario. Il nostro Cantone deve certamente diventare più attrattivo per i redditi alti, perché adesso non lo è. Ma gli sgravi SOLO per i ricchi non sono sostenibili: anche gli altri contribuenti ne devono beneficiare. E in particolare le persone singole, che aspettano una tassazione più equa ormai da decenni.
- L’aumento delle deduzioni forfettarie per le spese professionali ci sta. Ma non tutti possono trarne vantaggio. Un pensionato del ceto medio, dalla manovricchia in questione non porta a casa niente. Però ne paga il costo. In generale, non sta in piedi che il ceto medio finanzi tramite aumento del moltiplicatore cantonale gli sgravi fiscali ai ricchi, ricevendo in cambio – se va bene – le briciole! Quindi: o la cerchia dei beneficiari viene ampliata al ceto medio e alle persone singole, oppure la manovricchia è MORTA.
Morale della favola: così com’è ora, la proposta governativa non ha la minima chance di diventare realtà. Quindi, se il parlatoio cantonale non ha intenzione di modificarla sostanzialmente nel senso indicato sopra, che non ci perda nemmeno tempo e la butti direttamente nella tola del rüt.
Lorenzo Quadri