Casellari giudiziari: uhhh, che pagüüüüüüraaa! Al governatore lombardo scivola la frizione
Cominciamo noi a chiudere le frontiere anche solo per un paio di giorni; poi vediamo, tra Ticino e province italiane limitrofe, chi sarà messo peggio
Evidentemente al di là della ramina la decisione sacrosanta di Norman Gobbi di chiedere l’estratto del casellario giudiziale e il certificato dei carichi pendenti prima di rilasciare permessi di dimora continua a provocare intensi mal di pancia. Lo dimostra l’ultima sparata del governatore della Lombardia. Roberto Maroni pensa addirittura di poter ricattare il Ticino minacciando di far scioperare i frontalieri per un mese (uhhhh, che pagüüüüraaa!) e precisando che gli stipendi li pagherebbe lui (ah sì? Con quali soldi, visto che non hai nemmeno i 150mila Euro per la Regio Insubrica?).
Necessità palese
Francamente si fatica a trovare delle giustificazioni per l’ultima sbroccata del governatore lombardo. I certificati oggetto del contendere venivano chiesti senza problemi prima dell’entrata in vigore della devastante libera circolazione delle persone. E’ infatti da essa, e non da Schengen, che discende la presunta impossibilità di chiedere sistematicamente informazioni sui precedenti penali di chi domanda un permesso B o G.
La necessità di mantenere la prassi saggiamente instaurata da Gobbi è palese. Non si possono rilasciare permessi di dimora alla cieca; quindi anche a delinquenti. Tanto più che poi, una volta rilasciati i permessi, non si riesce più a ritirarli. E per questo possiamo ringraziare il solito buonismo-garantismo.
Gli esempi di permessi rilasciati “alla cieca” a personcine poco raccomandabili non mancano di certo. Il famoso Caso Sollecito non è che la punta dell’iceberg. E come la mettiamo con il frontaliere alle Officine FFS di Bellinzona arrestato per ‘ndrangheta? Sicché, ticinesotti fessi sì; ma proprio fessi-fessi no.
Drammatizzazioni
Con attitudine tutta latina alla drammatizzazione, da Oltreconfine dipingono, a seguito della nuova prassi ticinese, scenari apocalittici di interminabili code davanti ai tribunali per l’ottenimento dei certificati penali richiesti. Frena Ugo! Stiamo parlando dei nuovi permessi B e G: quanti pensate di chiederne? Ma allora è vero che è in atto un’invasione! Comunque, se anche ci fossero le code davanti ai tribunali, non sarebbe un problema nostro. Sarebbe un problema organizzativo italiano.
Nessun altro fa cip
Lo abbiamo detto più volte. Solo chi ha qualcosa da nascondere – qualcosa di penalmente rilevante – può lamentarsi del provvedimento ticinese. Ma chi si trova in tale situazione è giusto e scontato che non riceva permessi.
Da notare pure che il Belpaese strilla alla discriminazione degli italiani, come se la misura decisa da Gobbi riguardasse solo i migranti della Penisola. Ma essa concerne tutti. E’ vero che i frontalieri sono solo italiani. I dimoranti, però, no. Se la richiesta ticinese fosse davvero così scandalosa, come mai nessun altro Stato UE ha fatto un cip?
Cerca pretesti
A questo punto ci riallacciamo a quanto scritto la scorsa settimana da queste colonne. E’ evidente che l’Italia sta cercando pretesti per non concludere accordi con la Svizzera. Avendo già ottenuto quello che le interessava – ossia la fine del segreto bancario – e senza ombra di concessione, non ha intenzione di mollare alcunché. Quindi cerca scuse per non fare la propria parte.
Quadrato attorno ai frontalieri
L’ipersensibilità d’Oltreconfine su tutto ciò che riguarda i frontalieri è significativa. Dimostra come la Lombardia (e se la Lombardia parla, Roma non può ignorare) intenda fare quadrato a difesa dei privilegi dei frontalieri. Ricordiamo che essi, secondo gli accordi con l’Italia che erano ad un passo dalla conclusione un anno fa e adesso non sono ancora conclusi, dovrebbero venire tassati di più, molto di più, dal patrio fisco. Ma l’Italia ha già messo le mani in avanti dicendo che per la parificazione fiscale tra i frontalieri e gli altri italiani ci vorrà almeno un decennio. Ciò significa che non si farà mai. E la sparata del buon Maroni non fa che confermare: la vicina Penisola non farà mai uno sgarbo ai frontalieri. Per ovvi motivi elettorali. Ma la boutade del governatore lombardo – oltretutto arrivata, ma tu guarda i casi della vita, pochi giorni dopo la decisione della maggioranza del governo ticinese di versare comunque i ristorni dei frontalieri malgrado ci fossero tutti i motivi per bloccare – conferma anche che continuare a versare i ristorni è un errore capitale.
L’Italia o la si fa ragionare con blocchi dei ristorni e analoghi provvedimenti forte, oppure sarà sempre lei a prendere per i fondelli gli svizzerotti. Lo sta facendo con successo da decenni.
Lorenzo Quadri