Niente accesso al mercato finanziario italiano? Niente lavori per conto della Svizzera
Ma allora è vero che siamo proprio fessi!
Nei giorni scorsi si è saputo che i nuovi aerei militari F-35A che la Svizzera ha deciso di acquistare potrebbero essere assemblati nel Belpaese. Più precisamente a Cameri, in provincia di Novara. Di per sé non è un fulmine a ciel sereno: a Cameri si trova una delle due linee di produzione di questi velivoli al di fuori degli Stati Uniti.
Tuttavia qualcosa non torna. Ed abbiamo l’impressione che la ministra della difesa, l’uregiatta Viola Amherd (Viola chi?) abbia tendenze autolesioniste.
I sabotatori
Sappiamo infatti che il credito di sei miliardi di franchetti per l’acquisto dei nuovi caccia militari è stato accettato in votazione popolare per il rotto della cuffia (50.1%) il 27 settembre 2020. I $inistrati lanciarono a suo tempo il referendum. La gauche-caviar infatti vuole l’abolizione dell’esercito. Per mettere la Confederella completamente alla mercé della fallita UE alla quale sogna di aderire. E per sperperare il budget della difesa nazionale in regali all’estero ed in prestazioni sociali a stranieri in assistenza.
I kompagnuzzi hanno però perso la votazione sugli aerei da combattimento (seppur per poco). E, a dimostrazione del loro rispetto per la volontà popolare sgradita, hanno pensato bene di lanciare, a fine agosto 2021, un’iniziativa popolare contro il modello di apparecchio scelto (il termine per la consegna delle firme scadrà il primo marzo 2023), raccontando che non è adatto, che è troppo costoso, eccetera eccetera. Come se lor$ignori capissero qualcosa di aerei da combattimento! In realtà non ne sanno una fava: vogliono solo sabotare l’esercito.
Nessun regalo
Già la situazione dei nuovi caccia non è delle più confortevoli. E la buona Violasembra faccia apposta a peggiorarla. Nei giorni scorsi il governicchio federale ha licenziato il messaggio con la richiesta del credito di 6 miliardi per i nuovi velivoli: quando approderà nel parlamenticchio darà il via al circo equestre rossoverde. E in contemporanea ecco che spunta la questione della fabbricazione italica degli F-35A.
E’ evidente che non si tratta solo di una questione commerciale. Qui c’è in ballo una mega commessa pubblica; verosimilmente l’azienda novarese si cuccherà un appalto di centinaia di milioni di franchetti, con tutte le ricadute positive del caso sulterritorio. A finanziare è il contribuente svizzerotto.
Di fare simili regali al Belpaese non se ne parla proprio. Sappiamo infatti che Roma, impipandosene della famosa “road map” del 2015, discrimina la Svizzera. La lascia iscritta su bislacche liste nere, e soprattutto non concede agli operatori finanziari rossocrociati l’accesso alla piazza italiana. Tale scelta protezionistica è deliberata. Non è, in altre parole, la conseguenza di una qualche direttiva UE del flauto traverso. Tant’è che, ad esempio, la Germania concede l’accesso alle società svizzere. Con l’effetto collaterale (per noi) negativo che, essendo la piazza finanziaria zurighese “servita”, di quella ticinese nella palta sia Berna che l’Associazione bancaria nazionale se ne sbattono.
Onorare gli impegni
Ancora una volta sono in ballo posti di lavoro in Ticino. Se le banche di questo sfigatissimo Cantone non potranno più offrire servizi alla clientela italiana da qui, dovranno farlo andando in loco. Questo significa impieghi e gettito fiscale che partiranno dal Ticino per andare Oltreramina.
La piazza finanziaria ticinese è già stata azzoppata dalle indegne calate di braghe della partitocrazia sul segreto bancario. Adesso rischia un’altra mazzata con conseguente nuova emorragia di posti di lavoro qualificati. Posti occupati da ticinesiche poi non è più possibile riciclare professionalmente altrove. Ed infatti – senza dare nell’occhio – le banche stanno lasciando a casa vicedirettori ultracinquantenni. Costoro non lavoreranno mai più.
Tra l’altro il mancato accesso alla piazza finanziaria italiana è uno dei motivi per opporsi al “nuovo” accordicchio-ciofeca sulla fiscalità dei frontalieri. Infatti, una volta concluso detto trattato, la Svizzera non avrà altri mezzi di pressione per ottenere da Roma il rispetto degli impegni previsti dalla roadmap, tra i quali spicca propriol’accesso al mercato finanziario italico.
Serve una contropartita
Ed in queste condizioni la Confederella dovrebbe lasciare che una maxicommessa pubblica – del valore di decine se non di centinaia di milioni di Fr nell’ambito dei nuovi aerei da combattimento – vada al Belpaese? Ma anche no!
La Lega è dunque intervenuta tramite atto parlamentare a Berna di chi scrive(naturalmente censurato dalla stampa di regime). Una cosa è chiara anche al Gigi di Viganello: la commessa per gli F-35 A non può approdare a Cameri in cambio di nulla. Se il lavoro deve (?) andare in Italia, come minimo occorre pretendere una contropartita adeguata. Ad esempio, appunto, l’accesso al mercato finanziario.
Se invece il Belpaese si immagina di prendere dalla Svizzera senza dare nulla in cambio, vorrà dire che la Svizzera i suoi F-35 A li farà produrre altrove. Quindi, che il governicchio federale cominci a guardarsi in giro!
Gli allocchi
Avviso ai naviganti: non vogliamo nemmeno sentire fregnacce del tipo che la produzione degli aerei da combattimento e l’accesso al mercato finanziario sono due questioni slegate. Chissenefrega. Se sono slegate, le si lega! Del resto, anche i balivi di Bruxelles fanno dipendere la partecipazione della Svizzera ai programmi Horizon dalla firma dello sconcio accordo quadro istituzionale, e questo malgrado i due temi c’entrino come i cavoli a merenda! Ma possibile che dobbiamo sempre essere noi gli allocchi della situazione, quelli che si fanno fregare tutte le sante volte?
Giù dal pero!
Per tornare agli aerei da combattimento: già la maggioranza favorevole è tirata(eufemismo), per cui l’uregiatta Amherd veda di scendere dal pero e di non giocarsela tramite regali ingiustificati all’Italia! Il Belpaese ci discrimina e ci danneggia, e noi lo ricompensiamo con maxicommesse pubbliche pagate con i nostri soldi? Ma in quale altra parte del mondo succederebbe una cosa del genere?
Lorenzo Quadri