Ma guarda un po’: anche al rettore pro-molinari, in casa sua, certe cose non vanno bene

A Mendrisio nella notte su venerdì, nel parco di Villa Argentina, cisono stati dei violenti scontri tra un gruppo di giovani (pare una ventina) e le forze dell’ordine, che ha portato al ferimento di sette persone: sei poliziotti ed un ragazzo.

La polizia è intervenuta attorno alle tre di notte, chiamata da un cittadino che si lamentava per gli schiamazzi e la musica ad alto volume. L’arrivo degli agenti avrebbe scatenato l’aggressione del branco con “lancio di sassi e bottiglie di vetro; ci sono state delle vere e proprie cariche, ripetute, nei confronti delle forze dell’ordine”. Così ha raccontato Samuele Maffi, capodicastero sicurezza di Mendrisio, intervistato sul CdT di sabato, aggiungendo: “Ho visto i feriti, ho visto il sangue e le uniformi stracciate. Quanto successo è quasi inimmaginabile”.

Sempre sabato un portale online ha riportato la versione dei fatti di alcuni dei giovani presenti, divergente da quella ufficiale.

Responsabilità della Magistratura

Partendo dal presupposto che fino a prova contraria la versione ufficiale sia quella corretta, è chiaro che c’è poco da stare allegri!

L’accaduto dimostra per l’ennesima volta la necessità di sanzionare più duramente le aggressioni nei confronti degli agenti di polizia. Le pene sono e rimangono troppo blande! Specularmente, anche l’atteggiamento ultragarantista (ovvero: buonista-coglionista) della Magistratura deve cambiare. Di recente il Ministero pubblico ha sanzionato un normalissimo intervento effettuato a fine dicembre al quartiere Maghetti di Lugano dalla polizia comunale. Il PP ha emesso un decreto d’accusa nei confronti di due agenti. Una decisione deleteria: da un lato alimenta il (già elevato) senso di impunità di chi aggredisce gli agenti; dall’altro inibisce la disponibilità all’intervento delle forze dell’ordine. Se infatti un poliziotto ogni volta che compie il proprio dovere rischia 1) la propria incolumità fisica e 2) pure una condanna in sede penale, è evidente che la tentazione, sempre più forte, sarà quella di fingere di non vedere “per evitare rogne”. Ad andarci di mezzo è la sicurezza della popolazione. In questainaccettabile deriva la Magistratura porta una pesante responsabilità.

Pretesti del piffero

Adesso che nessuno, a $inistra, se ne esca con il trito ritornello che le aggressioni sarebbero la conseguenza delle restrizioni da stramaledetto virus cinese.

Punto primo: le restrizioni in questione sono il risultato della fallimentare gestione della pandemia da parte della $inistra chiusurista e del suo ministro dei flop kompagno Alain Berset, P$. Il lockdown è stato prolungato ad oltranza perché i ro$$i funzionari di Berset hanno cumulato MESI di ritardo nella campagna di vaccinazione.

Punto secondo: il disagio che il lockdown ha causato in particolare ai giovani (ma in realtà a tutti) non giustifica in alcun modo derive delinquenziali come lanci di sassi, di bottiglie, cariche contro la polizia, eccetera. Un conto è essere depresso o preoccupato per il futuro; altra cosa è la violenza di branco. L’asticella di ciò che è scusabile e cosa no, non può essere alzata a piacimento. Certamente non perché i kompagnuzzi vogliono cogliere la palla al balzo per gonfiare l’ente pubblico come una rana e far seguire ogni cittadino da un assistente sociale.

“Niente a che vedere”?

Fa poi specie la fretta con cui si è corsi a sostenere che la brutale aggressione di Mendrisio non avrebbe “nulla a che vedere” con l’ex Macello. Dal punto di vista formale potrà anche essere vero.Ma siamo proprio sicuri che i responsabili delle violenze non siano dei frequentatori della sedicente “autogestione” luganese? Le modalità operative (lancio di sassi e bottiglie, cariche contro la polizia, eccetera) sono manifestamente le stesse.

La faccia di tolla

Visto che gli aggressori sarebbero degli studenti dell’Accademia di architettura, il rettore dell’USI Boas Erez si è affrettato a biasimare i fatti “gravi e preoccupanti”, precisando che “la violenza non è mai accettabile”.

Oh la Peppa! Scusate ma ci scappa da ridere! Sicché, nemmeno al rettore pro-molinari queste situazioni vanno bene… quando si verificano in casa sua! Però questo signore pretendeva che Lugano continuasse a tollerarle da parte dei brozzoni dell’ex Macello. I quali alla stazione FFS, in Piazza Molino nuovo,eccetera, hanno fatto di molto peggio! E sempre questo personaggio ha alimentato la shitstorm (=tempesta di cacca) dellafrustrata politichetta ro$$overde e radikalchic (radikalbrozz) contro il Municipio di Lugano, reo di aver deciso di non più tollerare, dopo quasi due decenni di recidive, quello che Erez – giustamente – non accetta nemmeno una volta sola, come caso isolato.

E questo sarebbe il rettore di un’Università?

Lorenzo Quadri