La legge divora-elettricità porterà a divieti, obblighi, tasse, penurie e razionamenti

Se ogni nuova legge venisse sottoposta ad un esame sul rapporto costi-benefici, la legge sul clima (LOCli, detta anche “legge divoratrice di elettricità”), su cui voteremo il prossimo 18 giugno, di certo non lo supererebbe.

Questa legge non eviterà un singolo giorno di canicola e non salverà un metro quadro di ghiacciai. Semplicemente perché l’apporto della Svizzera al riscaldamento climatico è irrilevante: uno studio britannico parla di 2 millesimi di grado (!) dal 1850 ad oggi. Del resto, il nostro paese produce l’uno per mille della CO2 globale. Ciò che la Svizzera emette in un anno, la Cina lo produce in mezza giornata.

A fronte di un beneficio inesistente, i costi della LOCli sono enormi. In soldoni si calcolano quasi 400 miliardi da qui al 2050. Una cifra gigantesca, che evidentemente ricadrà su cittadini ed imprese. Se non è un premio di cassa malati in più, poco ci manca. L’impennata dei costi energetici avrà conseguenze nefaste anche sulla piazza economica. Varie imprese saranno costrette a risparmiare sul personale per non fallire (paghe più basse, meno posti di lavoro). Altre chiuderanno. Altre delocalizzeranno. La Svizzera è un paese di prezzi alti.  Con un ulteriore, importante aumento del costo dell’energia, la deindustrializzazione è una prospettiva reale.

Approvvigionamento a rischio

Poi c’è il nodo centrale dell’approvvigionamento energetico, vitale per un Paese. La LOCli lo mette a rischio. Questo in barba al titolo farlocco della legge, modificato in Zona Cesarini, che addirittura parla di “rafforzamento della sicurezza energetica”, quando il risultato sarà quello opposto.

La LOCli è una legge ideologica della sinistra rossoverde. Nasce come controprogetto all’iniziativa estremista sui ghiacciai. E da essa non si discosta poi molto: ed infatti, se approvata dal popolo, porterebbe al ritiro dell’iniziativa.

La LOCli prevede de facto il divieto di combustibili fossili: altrimenti non si arriva alle zero emissioni di CO2 entro il 2050, che sono l’obiettivo della legge. 

La mobilità dovrà essere totalmente elettrizzata, il riscaldamento pure. Benzina, diesel, olio combustibile e gas ci forniscono il 60% dell’energia. Dove la troviamo, come la produciamo l’elettricità necessaria a coprire questo ammanco? Elettricità che, oltretutto, deve provenire da fonti rinnovabili: quindi da centrali idroelettriche, solari ed eoliche. A ciò si aggiunge l’uscita della Svizzera dal nucleare, la quale genererà altri “buchi” nell’approvvigionamento. L’atomo ci fornisce quasi un terzo della corrente di cui disponiamo oggi. L’UE lo considera come uno dei mezzi per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione; noi, invece, lo dismettiamo.

La Legge divora-elettricità, se approvata, creerà un manco di energia. L’immigrazione incontrollata peggiorerà ulteriormente la situazione: essa, infatti, fa aumentare i consumi. 

Solare: sabotaggio verde

Come si pensa di sopperire all’abbandono dei vettori fossili e dell’atomo? Con l’idroelettrico? Quante valli è previsto di inondare per costruire dighe? Con il solare? Servirebbero 70 milioni di metriquadri di pannelli. Ed i primi a sabotare il solare sono proprio i Verdi. I quali in Vallese hanno lanciato il referendum contro la legge cantonale che agevola la realizzazione dei grandi parchi solari, mentre l’impianto Grengiols Solar sarà ridotto ad un sesto. Senza contare, poi, che l’energia solare ci rende dipendenti dalla Cina da cui provengono gran parte delle componenti dei pannelli e dei motori elettrici (ovviamente prodotti con energia “sporca”). 

La LOCli è un salto nel vuoto. Prevede l’abbandono di vettori energetici senza però che ci sia un’alternativa. Il che equivale a decidere di abbattere la nostra casa senza avere idea di dove andremo poi ad abitare. 

Dittatura climatista

Se la LOCli venisse approvata, non avremo energia a sufficienza per le esigenze del paese. Avremo meno elettricità e più cara. Le conseguenze di una penuria energetica per i cittadini saranno: blackout, razionamenti, obblighi, divieti. Le sovvenzioni per i risanamenti degli edifici e per l’installazione di pannelli solari verranno finanziate tramite aggravi fiscali. Ai cittadini verrà inoltre imposta una pletora di balzelli per rieducarli a comportamenti ritenuti “virtuosi” dai climatisti. Il Consiglio federale avrà un domani la possibilità di decretare autonomamente l’obbligo di risanamento degli edifici (a carico dei proprietari, i quali poi si rifaranno sugli inquilini), la rimozione di riscaldamenti ad olio o a gas, il divieto di auto a benzina, il razionamento del consumo di carne (si mira ad una riduzione del 70%, con tutte le conseguenze del caso per l’agricoltura).

Una penuria energetica generalizzata – ed è questa la via su cui conduce la LOCli – comporta per il Paese rischi simili a quelli di una pandemia. Il che, se si mettesse male, potrebbe portare all’applicazione, da parte del Consiglio federale, del tristemente noto diritto d’urgenza o di necessità. Il precedente del coronavirus insegna. Dopo la dittatura sanitaria del Covid, vogliamo rischiare una dittatura climatico-energetica? E tutto questo per cosa, essendo l’apporto svizzero al riscaldamento globale irrilevante? Da un lato misure draconiane e pericolose; dall’altro, vantaggi evanescenti. Il 18 giugno, tutti a votare No alla Legge divoratrice di elettricità! 

Lorenzo Quadri