Il parlamento ticinese ha alla fine approvato l’amnistia fiscale cantonale. L’amnistia, della durata di due anni, prevede uno sconto del 70% sulle imposte cantonali e comunali non pagate negli ultimi 10 anni.

Dall’amnistia ci si aspetta di incassare una ventina di milioni, destinati alla promozione dell’occupazione dei ticinesi. Un ambito in cui di sicuro c’è necessità di agire, e di agire in fretta.
Si tratta di un’amnistia parziale, nel senso che chi ne farà uso dovrà comunque ancora fare i conti con il fisco federale. Inoltre, chi avesse ottenuto prestazioni sociali non dichiarando il gruzzoletto in banca (ad esempio sussidi di cassa malati o prestazioni complementari), rischia di vedersi costretto a restituirli.

Tutti questi deterrenti faranno probabilmente sì che le entrate dell’amnistia si dimostreranno, a conti fatti, inferiori alle attese. Ma chi vivrà vedrà.

Il tempo trascorso dall’ultima amnistia, 44 anni, conferma a tutti gli effetti l’eccezionalità della misura (niente a che vedere dunque con gli scudi biennali o giù di lì della vicina Penisola). 
Il provvedimento, è bene sottolinearlo, non interessa tanto i plurimilionari, ma soprattutto i piccoli risparmiatori.

E l’amnistia federale?

L’amnistia sarebbe decisamente più utile su scala federale, dove però la ministra delle finanze del 5% fa orecchie da mercante. La questione è seria. Il segreto bancario svizzero è stato sfasciato senza alcuna contropartita dalla Consigliera federale in carica senza i voti. Assieme alla privacy bancaria sono state svendute decine di migliaia di posti di lavoro. Impieghi che non verranno sostituiti da un bel niente. Altro che “riposizionamento”! Si è semplicemente fatto tabula rasa dell’esistente, senza sostituirlo con nulla. I tagli all’UBS di Lugano sono solo uno dei numerosi segnali in questo senso.
A proposito: la Svizzera si è affrettata a capitolare w a sottoscrivere il diktat Fatca, imposto dagli USA, contro cui è stato lanciato il referendum (firmate tutti!).

Magli stessi States, il Fatca mica l’hanno ancora sottoscritto! Ormai siamo al punto in  cui la ministra del 5% firma qualsiasi documento le venga messo sul tavolo. Forse crede di essere famosa e di dispensare autografi ai fan.

Il risultato di questa allucinante sequela di cedimenti è che  il segreto bancario andrà prossimamente a ramengo anche per gli svizzeri.

Questo perché i Cantoni vorranno disporre dello stesso diritto d’informazione sui conti dei loro contribuenti di cui godono, grazie alla calate di braghe della ministra del 5%, i paesi stranieri per i loro concittadini con relazioni bancarie nel nostro paese.

I cittadini svizzeri rischiano di venire privati del segreto bancario – i cinguettii bernesi dicono, al proposito, che  la catastrofe Widmer Schlumpf starebbe preparando l’ennesimo brutto scherzo – senza nemmeno la possibilità di mettersi in regola. E’ doveroso che, quando si inaspriscono le norme, si conceda a chi ne verrà colpito la possibilità di regolarizzarsi.

Ma a questo semplice principio la ministra delle Finanze ostaggio della $inistra che la mantiene in carica senza i voti, è del tutto impermeabile. Di un’amnistia fiscale federale non ne vuole nemmeno sentir parlare. La conclusione è sempre la medesima: quando verrà finalmente mandata a casa la Consigliera federale non eletta Widmer Schlumpf? Oppure si intende permetterle di devastare tutto prima di svegliarsi?
Lorenzo Quadri