Evidentemente chi mira ad approfittarsene ha trovato un modo facile per ottenere ciò che vuole dagli svizzerotti: il ricatto morale. Con il ricatto morale si smantellano segreti bancari, si spalancano frontiere e soprattutto si ottengono soldi. Tanti.
Eppure di motivi per piegarsi a ricatti morali in nome del politikamente korretto, i cittadini elvetici non ne hanno.
Non ne hanno per quel che riguarda i rimasugli del segreto bancario: la crisi economica mondiale che ha svuotato le casse pubbliche di tante nazioni non dipende infatti dal segreto bancario, bensì dalla scellerata finanza USA.
Non ne hanno in materia di accoglienza: il nostro è il paese che ospita più stranieri, quasi un quarto della popolazione. Il saldo migratorio, ossia gli arrivi meno le partenze, ammonta ad 80mila persone in più all’anno. Questo significa che ogni anno si forma l’equivalente di una città più grande di Lugano (70mila abitanti) solo con l’immigrazione. Questo significa anche che, avanti di questo passo, nel 2050 in Svizzera gli stranieri saranno in maggioranza.
Non ne hanno in campo di politica d’asilo. Anche in questo caso, il nostro è di gran lunga il paese che accoglie più rifugiati per rapporto agli abitanti. Sicché la Svizzera non deve accettare di farsi carico di quote di riparto migranti stabilite dall’UE. Quote che sono poi la conseguenza delle deliranti uscite dell’ “Anghela” Merkel, all’insegna dell’ “ospitiamo tutti”.
Aiuti all’estero
Soprattutto, i cittadini elvetici non hanno alcun motivo per farsi ricattare moralmente sugli aiuti all’estero. Ogni anno la Svizzera versa a questo capitolo la spesa stratosferica di 2.5 miliardi di Fr. E qui davvero non ci siamo: perché, malgrado queste cifre strastoferiche che escono con bella regolarità dalle tasche del contribuente elvetico – e guai a contestarle, si avvia il coro di proteste isteriche: populisti! Razzisti! Chiusi! Gretti! – continuiamo ad essere paese di destinazione di fiumane di migranti economici. L’asilo infatti ci costa 1.8 miliardi all’anno. Segno quindi che gli aiuti non servono a migliorare l’assetto dei paesi che li ricevono.
Nuovi regali
Però di questi contributi senza effetto se ne versano sempre di più. Ed infatti di recente la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga è riuscita ad andare in Etiopia a regalare 6 milioni di aiuti extra, neanche fossero noccioline. Visto che non si tratta di soldi della Simonetta, bensì di soldi nostri, si concederà che di questo genere di “liberalità” ne abbiamo piene le scuffie. Tanto più che poi vengono recuperate sulla pelle dei cittadini elvetici! Ed infatti , praticamente in contemporanea con il nuovo regalo ad Addis Abeba, il Consiglio federale ha annunciato, “come se niente fudesse”, la decurtazione del tasso d’interesse minimo della previdenza professionale che, dal prossimo primo gennaio, sarà ridotto dall’attuale 1.75% all’1.25%. Questo, tradotto in parole povere, significa tagli alle pensioni.
Quindi: i milioni extra da regalare all’estero si trovano in un batter di ciglia e senza chiedere niente a nessuno. Però si tagliano le pensioni.
Ma il peggio deve ancora venire, perché la scure dei risparmi si abbatterà anche sull’AVS, sottoforma di aumenti dell’età di pensionamento e non solo.
Sia chiaro che a Berna si tolgono dalla testa di tagliare sugli anziani svizzeri, che hanno costruito questo paese – il paese che la cricca dei partiti storici sta vergognosamente smontando perché “bisogna aprirsi” – per sperperare 2.5 miliardi all’anno in aiuti all’estero e 1.8 nell’asilo. Non se ne parla proprio!