Grazie, libera circolazione! Grazie, rottamatori del 9 febbraio! Grazie, partitocrazia!

 Intanto per l’IRE il salario minimo in Ticino deve essere di 2818 Fr al mese e non di più: bene, cominciamo a portare a questo livello la paga del direttor Rico Maggi, poi ne riparliamo

Grazie, spalancatori di frontiere! Grazie, devastante libera circolazione! Grazie, rottamatori del 9 febbraio! Grazie, sabotatori di “Prima i nostri”! A seguito delle deleterie “aperture” volute dalla partitocrazia, dal padronato e dai sindacati, e propagandate ad oltranza dalla stampa di regime (a cominciare dall’emittente di sedicente servizio pubblico) e dagli intellettualini da tre e una cicca, il mercato del lavoro ticinese è allo sbando. Il DSS ha aggiornato la statistica sui casi d’assistenza in questo sempre meno ridente Cantone. Casi che, ma chi l’avrebbe mai immaginato, sono in continuo aumento. La soglia degli 8000 è stata ampiamente superata, la cifra di marzo è infatti di 8179 persone in assistenza. In crescita dell’1.9% rispetto al mese di febbraio 2017 e dell’8.1% su base annua. Domandina facile facile: ad un ritmo di aumenti dell’ 8.1% all’anno, quanto ci mettiamo ad arrivare a 10mila?

Ci sono dei responsabili

Naturalmente l’assistenza è solo la punta dell’iceberg della situazione sul mercato del lavoro ticinese. O meglio, è uno dei tanti indicatori. Altri sono quelli dell’esplosione del frontalierato in settori dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente; della sottoccupazione; dei working poor; della forchetta tra gli stipendi del settore privato in Ticino e nel resto della Svizzera che continua ad allargarsi; eccetera.

Questa situazione disastrata non piove dal cielo. Ci sono delle precise responsabilità riconducibili alla libera circolazione delle persone. Quindi, chi la libera circolazione l’ha voluta e continua a tutti i costi a volerla e a difenderla con la monumentale fregnaccia dei “bilaterali indispensabili per la Svizzera” (balle di Fra Luca, smentite da fior di economisti non asserviti dalla casta delle frontiere spalancate), non venga poi a piagnucolare sulla situazione del lavoro in Ticino, visto che ne porta la responsabilità. Vero kompagni?

Avanti con la preferenza indigena

Se davanti a cifre e percentuali e sviluppi di questo tipo la maggioranza politica, ovvero il triciclo PLR-PPD-P$, non si rende conto che qui o si fa davvero la preferenza indigena o si cola a picco, c’è davvero di che preoccuparsi. L’affermazione evidentemente è retorica, dal momento che in effetti il triciclo non si rende conto. La servile obbedienza a trattati internazionali farlocchi e all’UE fallita, unita all’isterismo ideologico e becero pro-frontiere spalancate, ha obnubilato le menti nei  partiti storici. Per non parlare di quelle dei loro rappresentanti alle camere federali (ticinesi compresi) che sono pure riusciti ad approvare il principio che i finti rifugiati vanno integrati nel mercato del lavoro. Come, come? Sul nostro mercato del lavoro non c’è spazio per gli svizzeri di nascita e di residenza, e dovremmo però trovarlo per i migranti economici? Qui qualcuno è fuori come un terrazzino. I rifugiati “ammessi provvisoriamente” vanno rimpatriati e NON tenuti e mantenuti qua ed in seguito pure  “integrati”  nel nostro mercato del lavoro con l’argomento-tranello del “non è giusto che siano a carico dell’assistenza”. Certo che non è giusto che siano a carico. Quindi, devono partire.

Il salario minimo dell’IRE

Altra conseguenza del mercato lavorativo ticinese sfasciato è il dumping salariale, provocato dall’invasione di frontalieri e padroncini. Quel fenomeno che secondo l’IRE non esiste. Del resto, sempre secondo tale blasonato istituto foraggiato dai contribuenti, lo stesso frontalierato non è un problema in Ticino: parola di ricercatori frontalieri.

Per l’applicazione dell’iniziativa popolare “Salviamo il lavoro in Ticino”, che prevede appunto l’introduzione di salari minimi, non è stato trovato un accordo tra le parti. E’ per contro arrivata l’illuminante presa di posizione del citato IRE. Che dall’alto della propria scienza afferma: “il salario minimo in Ticino deve ammontare a 2818 Fr al mese e non di più”. Evviva! Ci provino il direttor Maggi e soci – grandi lecchini della libera circolazione e delle frontiere spalancate – a campare in Ticino col salario da loro proposto, poi ne riparliamo. O vuoi vedere che i ricercatori frontalieri dell’IRE per i loro calcoli si sono basati sul costo della vita nel Belpaese?

Lorenzo Quadri