Fino a poche settimane fa, erano tutte frottole populiste. Non era vero niente. Adesso che mancano poche settimane alle elezioni, ecco che i partiti storici improvvisamente si accorgono che in Ticino esiste un problema frontalieri. Causato peraltro dagli stessi partiti storici, quelli che hanno votato e fatto votare gli Accordi bilaterali.
Non ci voleva un Nobel per l’economia per accorgersi che non è normale che da un lato vi siano 20mila ticinesi che non trovano un’occupazione (la cifra ufficiale delle persone in cerca d’impiego è 12mila ma non comprende svariate categorie, ad esempio chi sta seguendo programmi d’inserimento professionale per “tirare là ”, chi è stato scaricato in AI, chi è finito in assistenza, chi sta seguendo formazioni parcheggio…) e dall’altro 50mila frontalieri. Cifra, questa, in continua crescita e specialmente negli uffici e nelle banche. Per non parlare delle agenzie di lavoro interinale le quali assumono persone con una formazione (o senza formazione) per poi far loro svolgere lavori di tutt’altro genere. Ci sono agenzie di lavoro interinale dai nomi bislacchi che fanno svolgere lavori di pittura, naturalmente con paghe da dumping, a persone che non hanno mai visto un pennello in vita loro. E a queste agenzie fanno capo pure compagnie assicurative, tagliando fuori gli artigiani indigeni.
I padroncini
Si parla spesso di frontalieri ma non bisogna dimenticare l’invasione dei padroncini. Le notifiche di lavoro temporaneo nel 2010 sarebbero state addirittura 16’700; fino ad un paio di anni fa erano la metĂ !
Un’invasione che è perfettamente visibile ad occhio nudo e senza tanti studi dell’IRE. Basta guardarsi in giro. Il numero delle gru, dei cantieri, è raddoppiato ma quello degli addetti all’edilizia no. Questo significa che a lavorare sono i famosi padroncini italiani (ma non solo) i quali non pagano né tasse né oneri sociali.
Contingenti
Al numero eccessivo di frontalieri e non già in settori in cui non si trovano, o non si troverebbero, ticinesi, bensì in quelli in cui la manodopera residente basterebbe e avanzerebbe per coprire il fabbisogno, c’è un solo rimedio: i contingenti. Il nuovo Consiglio di Stato, che uscirà dalle urne tra poche settimane, dovrà dunque pretendere da Berna l’introduzione di misure di salvaguardia, come appunto i contingenti, perché è evidente – per usare il fraseggio sindacale – che sono in atto delle turbative sul mercato del lavoro ticinese.
Del resto se perfino un alto funzionario del DFE (dipartimento poco sospetto di leghismo) come il capo della Sezione del Lavoro Sergio Montorfani ha dichiarato pubblicamente che i 3000 posti di lavoro creati nel 2010 in Ticino sono andati tutti ai frontalieri, qualcosa vorrà pur dire…
Ma naturalmente non è vero che i frontalieri portano via il lavoro ai residenti, sono tutte invenzioni della Lega populista e razzista…
Lorenzo Quadri