Il triciclo PLR-PPD-P$ ha annullato la preferenza indigena decisa dai cittadini

Come c’era da aspettarsi, vista l’aria che tira nella partitocrazia, la maggioranza del parlamento cantonale ha tradito i cittadini e calpestato la democrazia, affossando l’iniziativa “Prima i nostri”. Si tratta della replica di quanto accaduto a Berna nel dicembre 2016 con il “maledetto voto” del 9 febbraio.

Diritto superiore?

A Palazzo delle Orsoline il triciclo PLR-PPD-P$ (con qualche eccezione all’interno del PPD) ha deciso che la volontà popolare sgradita alla casta non si applica, continuando a ripetere il ritornello dell’ “incompatibilità con il diritto superiore” ovvero del “sa po’ mia”. Ma anche il Gigi di Viganello ha capito benissimo che il “sa po’ mia” è un pretesto. La realtà è che il triciclo NON VUOLE.

E’ inutile menarla con il diritto superiore, perché “Prima i nostri” è perfettamente conforme alla Costituzione federale (art 121 a). E’ invece la legge federale d’applicazione del “maledetto voto” del 9 febbraio, voluta dalla casta per bastonare il popolazzo becero che vota sbagliato e per fare bella figura con i padroni UE, ad essere anticostituzionale.

“Sa po’ fa nagott”

Senza contare che “Prima i nostri” ha ottenuto la garanzia federale. Signore e signori del triciclo, non ci si può sempre nascondere dietro la storiella del margine di manovra nullo quando il margine di manovra c’è, semplicemente non viene utilizzato. Perfino gli Stati membri UE fanno (giustamente) le leggi per proteggere il proprio mercato del lavoro.

I ticinesotti sono invasi dai frontalieri; la  maggioranza dei lavoratori in questo Cantone non è svizzero. L’emergenza è evidente da anni; e non stiamo qui a dilungarci su ciò che è noto anche ai paracarri. E qual è la posizione della partitocrazia? Il nulla! “Sa po’ fa nagott”! Il Ticino deve rimanere la “valvola di sfogo” per il disastro occupazionale italiano. Oltreconfine se la ridono a bocca larga dei ticinesotti che votano per difendersi dall’invasione e si vedono annullare l’esito della votazione dai propri politicanti.

Se usasse le stesse energie

La vergognosa sceneggiata parlamentare conferma che la partitocrazia pensa solo ai posti di lavoro della Pravda di Comano, tirandosi giù la pelle di dosso per combattere la “criminale” iniziativa No Billag. Mentre di quelli di tutti gli altri ticinesi se ne impipa! Avanti con l’invasione! “Dobbiamo aprirci”! Chissenefrega di quanti rimangono in disoccupazione ed in assistenza!

Se il triciclo usasse le stesse energie che sta utilizzando per reggere la coda alla  TV di Stato (ovvero per difendere un proprio centro di potere e di propaganda, ovvero ancora per farsi gli affari propri) per tutelare il lavoro dei ticinesi, metà dei problemi di questo Cantone sarebbero già stati risolti da un pezzo.

Senza contare che, se la questione dei frontalieri si ponesse in termini inversi, ovvero se  le Province italiane a noi confinanti avessero il 30% dei posti di lavoro occupati da frontalieri ticinesi, i vicini a sud avrebbero già costruito un muro sul confine da fare invidia a quello di Trump col Messico. Da noi invece i politicanti hanno perfino paura ad applicare le decisioni del popolo.

La farsa delle misure accompagnatorie

Particolarmente ridicolo, poi, il richiamo alle misure accompagnatorie. Da un lato queste misure sono il classico cerotto sulla gamba di legno; quindi inutile tentare di spacciarle per la soluzione. Dall’altro, le misure accompagnatorie sono destinate a decadere in caso di sottoscrizione del famigerato accordo quadro istituzionale voluto, ma guarda un po’, sempre dal triciclo (a livello federela). Per cui, ci vuole già una bella tolla ad invocarle, quando in realtà si sta lavorando per la loro cancellazione integrale!

E che dire del kompagno Bertoli che ricorda che “i cittadini svizzeri hanno votato i bilaterali” dimenticandosi invece che i ticinesi li hanno sempre avversati?

Prendere nota

La rottamazione di “Prima i nostri” dimostra l’urgenza di far saltare la devastante libera circolazione delle persone: sotto con le firme! E ovviamente, prendere nota dei becchini della democrazia in Ticino. Per ricordarsi di non votarli quando, alle prossime elezioni, saranno in giro a fare la questua di schede e crocette per salvare le cadreghe.

Lorenzo Quadri