Il trasbordo dalla strada alla ferrovia non ha raggiunto gli obiettivi fissati. Si voleva arrivare al massimo ad un milione di camion all’anno attraverso le Alpi. Non ci si arriverà nemmeno con AlpTransit in funzione.
Il problema è sempre lo stesso. La Svizzera ha deciso, inserendolo anche nella Costituzione, che le merci in transito attraverso il paese vanno caricate sulla ferrovia da confine a confine. Non solo ha deciso. Per raggiungere tale scopo ha, come di consueto, pure investito miliardi di franchetti del contribuente: AlpTransit finirà infatti per costarne 25, e resterà comunque monca (completamento a sud ancora immerso nelle nebbie).
A ciò si aggiungono simpatici ammennicoli come, ad esempio, il famoso corridoio ferroviario di 4 metri, per far sì che i semirimorchi dimensionati secondo gli standard UE possano anch’essi viaggiare su rotaia senza rimanere incastrati nelle gallerie (oppure sotto le tettoie di talune stazioni). Come noto, il costo sarà di un ulteriore miliardino o poco meno, di cui 150 milioni destinati a finanziare lavori sul territorio della vicina ed ex amica Penisola; ed è ancora andata di lusso, perché la pillola avrebbe potuto essere ancora più salata, le Camere federali avevano infatti autorizzato una spesa fino a 280 milioni.
Va da sé che si regalano soldi alla Vicina Penisola, indipendentemente dal fatto che quest’ultima nei nostri confronti sia inadempiente su tutto. Il Belpaese non realizza nemmeno la famigerata ferrovia Stabio Arcisate, figuriamoci il corridoio di 4 m.
Mostruose stazioni
Alle Camere federali spesso e volentieri la politica del trasbordo viene contrapposta al traforo di risanamento del Gottardo (approvato nei giorni scorsi anche dalla maggioranza della Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale); come se la realizzazione di quest’ultimo la vanificasse. Ma si tratta delle classiche balle di fra’ Luca, e raccontate a scopo ideologico. Vero è proprio il contrario. Risanare il tunnel autostradale del Gottardo senza la costruzione del secondo tubo, comporterebbe il farlo tramite una cosiddetta autostrada viaggiante. Essa implicherebbe la realizzazione di mostruose stazioni di trasbordo dalla strada alla ferrovia, del costo di svariate centinaia di milioni di Fr. Queste stazioni dovrebbero essere realizzate a Biasca e a Rynächt per i camion, e ad Airolo e a Erstfeld per le auto.
A parte che i comuni interessati hanno già, comprensibilmente, dichiarato di non volerne sapere di una simile proposta balorda, non serve la sfera di cristallo per indovinare cosa accadrebbe nella malaugurata ipotesi in cui il Gottardo venisse risanato senza apposito traforo. Ossia che dopo tre anni, una volta finiti i lavori, il gigantesco apparato delle stazioni di trasbordo non verrebbe di sicuro smontato: del resto ciò comporterebbe il buttare nel water centinaia di milioni di fr.
No. La realizzazione dei terminali per caricare i camion sul treno al di fuori dai nostri confini è quanto mai incerta, l’affidabilità italiana è nota, e comunque dipenderebbe dai finanziamenti elvetici. Niente soldi degli svizzerotti? Niente stazioni di trasbordo in Italia. E allora ecco pronta la soluzione: non smontare la stazione di Biasca ma tenerla in funzione. Così, altro che Tir in transito sul treno da confine a confine, ovvero da fuori Chiasso a fuori Basilea: il Sottoceneri verrebbe intasato di automezzi in arrivo da sud, e il Ticino ancora più tagliato fuori dal resto del Paese. Come se la Svizzera cominciasse a nord di Biasca, insomma.
Politica UE
Il punto è che la Svizzera ha deciso per conto suo che le merci in transito attraverso il paese vanno caricate su rotaia. I paesi vicini hanno tuttavia una politica diversa: le merci le mettono su strada. Visto anche che il kompagno Leuenberger ha calato le braghe con l’UE quando si trattava di fissare l’ammontare della tassa sul traffico pensate, è chiaro che per l’autotrasportatore dell’Unione europea diventa molto più conveniente attraversare il nostro paese su strada.
Altrettanto chiaro è che l’UE non ne vuole sapere delle borse dei transiti, su cui continuano ad insistere i ro$$o-verdi: si tratterebbe peraltro di una forma di contingentamento (ma come, i kompagni non diventano cianotici solo ad udire questa parola)?
Inutile dunque continuare a vendere fumo. La politica di riduzione dei transiti autostradali tramite spostamento dalla strada alla ferrovia, malgrado i costi stratosferici, ha comunque effetti limitati (parlare di fallimento è forse eccessivo, ma nemmeno poi troppo).
Il tunnel autostradale del Gottardo è, ed è destinato a rimanere, una via di comunicazione indispensabile. Che non può rimanere chiusa per tre anni. Non ci sono alternative efficaci al tubo di risanamento. Solo bidoni costosissimi e motivati ideologicamente.
Lorenzo Quadri