Altro che entrare nel Consiglio di sicurezza, dove la Svizzera non conterebbe un tubo!
La credibilità del BidONU è a ramengo da un pezzo. Le Nazioni Unite, più che alla composizione dei conflitti, sono ormai dedite alla penosa politichetta mainstream: immigrazionista, multikulti, “woke”, climatista e “islamo-gauchista”. Basti pensare che, come riportava il Mattino un paio di settimane fa, nell’anno di disgrazia 2021 l’Assemblea generale dell’ONU, “su circa 20 risoluzioni, ne ha approvate ben 14 contro Israele, mentre per gli altri 194 paesi del mondo sono state espresse solo 4 risoluzioni di condanna (una ciascuno per la Corea del Nord, per l’Iran, per il Myanmar e per l’attività russa in Crimea). Nei confronti della dittatura comunista cinese che schiavizza i cittadini uiguri non si dice chiaramente alcunché”. Citus mutus pure su stragi e genocidi in paesi come la Siria.
Le “esperte”
Sempre nelle scorse settimane, due sedicenti esperte del BidONU si sono permesse di blaterare scempiaggini su un presunto “razzismo sistemico” in Svizzera (paese con il 25% di stranieri, e se aggiungiamo i doppipassaporti…), andando a prendere come esempio il criminale “non patrizio” Carlos (quanti milioni è già costato questo soggetto al contribuente rossocrociato?) ed arrivando al punto di accusare la Confederella di essersi arricchita con la schiavitù: ci piacerebbe sapere quali colonie avrebbe mai avuto la Svizzera. Qui ormai si entra nel campo della psichiatria. Il governicchio federale avrebbe dovuto replicare con decisione. Ma, chissà come mai, arriva solo un silenzio sepolcrale. Giù le braghe! Guai a contestare il BidONU!
Naturalmente le presunte “esperte” (nella produzione di fregnacce) di cui sopra non hanno nulla da dire sul razzismo d’importazione. Per questo fenomeno possiamo ringraziare la partitocrazia spalancatrice di frontiere e la sua politica dell’immigrazione incontrollata di stranieri in arrivo da “altre culture”, non integrati e non integrabili.
Sì risicato
La Svizzera è entrata nell’ONU solo nel 2002, a seguito dell’approvazione di un’iniziativa popolare a tema. Tra l’altro il Sì fu anche piuttosto risicato: solo il 54% dei votanti. E la maggioranza dei Cantoni (affinché un’iniziativa popolare venga approvata serve la doppia maggioranza: popolo e Cantoni) era appena di 12 ad 11. Nel 1986 il popolo aveva invece respinto una proposta di adesione all’ONU avanzata dal Consiglio federale.
La Lega nel 2002 si batté contro l’adesione al BidONU. Ed infatti in Ticino i Sì furono solo il 41%, una delle percentuali più basse del paese (il record se lo aggiudicò Appenzello Interno con il 32,5% di consensi).
Si può quindi tranquillamente dire che la metà dei cittadini elvetici delle Nazioni Unite non ne vuole sapere.
Lanciata da Calmy-Rey
Adesso, impipandosene del giusto scetticismo del popolo sovrano nei confronti del BidONU, i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale pretendono che la Svizzera entri nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il biennio 2023-2024. L’elezione si terrà in giugno a New York.
Il Consiglio di Sicurezza è composto da 5 membri permanenti e 10 non permanenti. La Confederella postula a diventare uno di questi ultimi. Di conseguenza, conterà come il due di picche.
L’astrusa candidatura venne lanciata già dal 2011 dall’allora ministra degli esteri Dimitri Calmy-Rey, P$ e ginevrina. Il che già dice tutto: la candidatura è funzionale alla politica della $inistra antisvizzera ed alla boria della cosiddetta “Ginevra internazionale”. Pertanto, la si sarebbe dovuta stralciare con l’uscita dal governicchio federale della controfigura femminile del compianto clown. Invece, ciccia!
Discussione il 10 marzo
La Lega, tramite mozione di chi scrive (presentata nel dicembre dello scorso anno e tuttora inevasa) ha chiesto di ritirare la candidatura. L’Udc vuole ora una discussione parlamentare sul tema (che nella terminologia bernese viene pomposamente definita “sessione straordinaria”). Il dibattito si terrà in Consiglio nazionale giovedì 10 marzo.
Per ritirare la candidatura ci sono almeno tre ottimi motivi:
Diplomatici scettici
Se perfino il capo della missione svizzera presso il BidONU ritiene che entrare nel Consiglio di sicurezza sia una “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi), vuol dire che è proprio così. Dal canto suo Paul Widmer ha affermato al proposito che, candidandosi, “la Svizzera sta mettendo a rischio il proprio marchio: la neutralità”.
Non è finita: perfino il governicchio federale ha sentito il bisogno di commissionare un rapporto esterno sulla compatibilità di un seggio nel Consiglio di sicurezza con la neutralità. “Ovviamente” il rapporto farlocco – redatto per compiacere il committente che stravede per la cadrega onusiana – dice che “l’è tüt a posct”. Ma il fatto che il rapporto sia stato richiesto è significativo.
Ma quale “ampio sostegno”!
Nella denegata ipotesi in cui entrasse davvero nel Consiglio di sicurezza, la Svizzera non manderebbe a ramengo solo la propria neutralità (componente fondante del Paese!). Danneggerebbe anche la democrazia diretta.
Decisioni importanti – stiamo parlando di guerre che potrebbero partire o meno, con tutto quel che ne consegue anche in ambito di flussi migratori verso il nostro Paese – verrebbero prese dal solo governicchio federale, senza coinvolgimento né del parlamento né del popolo.
Significativa al proposito la presa di posizione del citato ambasciatore Stähelin, ripresa da Swissinfo: “Un seggio nel Consiglio di sicurezza è rischioso; a meno che non goda di un ampio sostegno politico in Svizzera”. E questo ampio sostegno di sicuro non c’è, dato che praticamente metà della popolazione era contraria all’adesione all’ONU.
Davanti a questo dato oggettivo, sempre “dimenticato” dalla stampa di regime, il discorso è già chiuso in partenza. Ritirare subito la candidatura al Consiglio di sicurezza del BidONU!
Lorenzo Quadri