Denatalità: le frontiere spalancate non sono la soluzione, ma parte del problema

Non solo il multikulti, ma anche la multietnicità è evitabile: in Giappone gli stranieri sono il 2%!

Il Pensiero unico avanza. Perfino tra quanti non sono per forza degli adepti del fallimentare multikulti, ed anzi lo considerano “una minaccia per la democrazia”, si dà invece per acquisito che la multietnicità sia un bene. O alla peggio un elemento neutro. Immigrazione uguale ricchezza!

Nei giorni scorsi sul Corriere della sera l’editorialista Angelo Panebianco ha pubblicato un importante intervento contro il multikulti. Vi si possono leggere alcuni passaggi decisamente apprezzabili. Ed applicabili alla realtà occidentale in generale, quindi anche a quella elvetica. Come questo: “Non è difficile ritrovarsi in un «incubo multiculturale». È sufficiente che nei vari luoghi — dagli ospedali alle scuole agli uffici pubblici e privati — le domande di trattamenti speciali, in deroga, da parte delle minoranze culturali vengano accolte, un giorno qua e il giorno dopo là: il trattamento speciale, una volta concesso, diventerebbe, dal punto di vista della minoranza, un diritto, e i tentativi di revocarlo incontrerebbero dure resistenze. Nascerebbero controversie giudiziarie e non è impossibile che esse sfocino in sentenze volte a riconoscere il suddetto diritto. Ed ecco la società multiculturale, la frantumazione della cittadinanza, la fine dell’uguaglianza formale di fronte alla legge, l’affermazione di diritti speciali e diversità di trattamento a seconda del gruppo culturale di appartenenza”. 

Partiti islamici

Segue una riflessione, giustamente preoccupata, sul partito islamico che in Belgio si presenterà alla prossime elezioni, e che punta ad introdurre la sharia nel paese. E’ chiaro che anche dalle nostre parti, prima o poi, si farà avanti un attore politico con le stesse mire. Magari inizialmente velate, per fare fessi gli svizzerotti. In seguito, una volta ottenute le cadreghe… E naturalmente i $inistrati, quelli dell’ “islam religione ufficiale in Svizzera e chi non ci sta è uno spregevole razzista, fascista ed islamofobo” applaudiranno giulivi. Almeno fino a quando non verrà detto alle loro madri, mogli, sorelle e figlie che, certo, non sono obbligate a portare solo pantaloni larghi e gonne lunghe e a girare con uno strofinaccio in testa, ci mancherebbe, ognuno/a si veste come vuole; però se non lo fanno poi non si lamentino se vengono molestate o stuprate da migranti in arrivo da altre (in)culture, dove donna non nascosta sotto una palandrana = zoccola.

Multietnicità inevitabile?

Peccato però che poi anche il pur brillante Panebianco, dopo i sacrosanti enunciati sull’ “incubo multiculturale”, scivoli nel luogo comune politikamente korrettissimo, usato ed abusato da anni ed annorum per convincere il popolazzo “chiuso e gretto” a far entrare tutti. Ovvero l’ineluttabilità, anzi la necessità, della “società multietnica”: “La multietnicità non è in linea di principio incompatibile con la democrazia.Guidata nel modo giusto può anche infonderle vitalità mettendo i suoi cittadini a contatto con esperienze che in precedenza non conoscevano. In ogni caso, gli ostili alla multietnicità devono darsi pace: una società che ha scelto di non fare più figli non ha altri canali per alimentare la propria forza-lavoro o per mantenere la sua crescente popolazione anziana”.

A parte che già si presuppone che la “multietnicità vada guidata nel mondo giusto”. Il che significa: i singoli Stati decidono chi entra e chi no. Il che è a sua volta in contrasto con l’attuale andazzo elvetico (grazie partitocrazia!). La storiella dei  migranti che fanno figli quale unico rimedio all’invecchiamento della popolazione va rispedita con decisione al mittente. Prima di tutto bisogna chiamare le cose con il loro nome. Il processo appena indicato ne ha uno ben preciso: sostituzione etnica. Lo diceva già Gheddhafi: l’islam  conquisterà l’occidente con la demografia.

Ridare prospettive

Anche la fetecchiata della “società (europea) che ha scelto di non fare figli”, non la si può più sentire. Il fatto è che i cittadini elvetici prima di mettere al mondo bambini magari fanno due calcoli e vedono se sono in grado di mantenerli e di – per quanto possibile – garantir loro un futuro. In considerazione del precariato, del soppiantamento dei residenti con frontalieri, eccetera, provocati dall’immigrazione scriteriata, c’è chi rinuncia. Non si tratta di vera “scelta”. Si tratta di imposizione degli spalancatori di frontiere! Si ridiano delle prospettive agli svizzeri ed ai ticinesi, e si vedrà che anche la quota di natalità salirà.

Ci sono invece migranti economici, in arrivo da “altre culture”, che il problema di cui sopra nemmeno se lo pongono: sfornano pargoli a ripetizione, tanto qualcuno – cioè gli svizzerotti fessi – provvederà a mantenere l’intera famiglia con i soldi delle proprie imposte.

Non ci facciamo abbindolare

E’ poi ora di piantarla anche con la fandonia degli immigrati che pagano le pensioni agli svizzeri. Gli immigrati non si pagano nemmeno le loro, di pensioni: una parte crescente di essi non lavora. Inoltre: se la balla di cui sopra fosse vera, come mai, malgrado l’immigrazione sia esplosa, il buco nelle casse dell’AVS si allarga sempre più? Al punto che adesso il Consiglio federale vorrebbe colmarlo tramite aumento dell’età di pensionamento, due punti percentuali di IVA in più, ed analoghe amenità?

Anche il Giappone ha un problema di invecchiamento della popolazione. Però la percentuale di stranieri è del 2%.E non si sogna certo di cambiare impostazione. Nessuno nell’arcipelago del Sol Levante blatera di “far entrare tutti” raccontando la fregnaccia che bisogna ripopolare il paese. Le frontiere spalancate non sono la soluzione alla denatalità, sono parte del problema. Quindi, col piffero che ci beviamo le panzane di chi pretende di convincerci che l’immigrazione scriteriata è “ineluttabile per alimentare la forza lavoro” e per “mantenere le persone anziane”!

Lorenzo Quadri