I polacchi tirano fuori gli attributi: basta asilanti dopo gli attentati in Europa
Finalmente qualcuno parla senza peli sulla lingua del nesso tra migranti economici e terrorismo. La Polonia, Stato membro UE, ha dichiarato che non accetterà più asilanti dopo i recenti attacchi terroristici in Europa, poiché rappresentano una minaccia per la sicurezza. In effetti, l’immigrazione di milioni di giovani uomini soli, in arrivo da paesi i cui modi di vita sono incompatibili con quelli europei, e che mai si integreranno, né socialmente né economicamente (tutti in assistenza) rappresenta già un pericolo anche senza bisogno di “scomodare” il terrorismo. A ciò si aggiunge la realtà della minaccia terroristica, visto che l’ISIS controlla i barconi e infiltra i propri uomini tra i finti rifugiati. Il pericolo è particolarmente grave per la Svizzera, la cui intelligence è imbrigliata in una base legale da età della pietra. Però i kompagni spalancatori di frontiere, quelli che ci vogliono riempire di migranti economici, hanno lanciato il referendum contro la nuova legge sui sistemi informativi. Perché la privacy dei sospetti terroristi islamici (ovviamente tutti stranieri o al massimo svizzeri di carta) va tutelata, che diamine! Mica come quella degli svizzerotti che hanno depositato qualche spicciolo in banca e che dunque vanno criminalizzati…
Cristiani perseguitati
La Polonia dunque, a tutela della propria sicurezza interna, non accetterà più finti rifugiati considerato il rischio, assai concreto, che tra essi si possano nascondere dei fondamentalisti islamici. Sul fatto che l’estremismo musulmano sia ampiamente diffuso e profondamente radicato tra i finti rifugiati, non ci piove: proprio nei giorni scorsi sei ONG hanno denunciato le persecuzioni e le violenze subite dai cristiani nei centri asilanti, ad opera di migranti musulmani. Questi giovanotti che infieriscono sui cristiani vorrebbero venire a vivere (facendosi mantenere) da paesi cristiani. Per immaginare che questi signori abbiano anche solo una mezza intenzione di integrarsi, bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli. Ma questo è proprio il caso dei “nostri” buonisti-coglionisti, campioni d’intolleranza, sempre pronti a scagliarsi con insulti e denigrazioni contro chi osa non pensarla come loro.
La sicurezza vale
Bisogna dire che questi paesi dell’Europa dell’Est cominciano a starci simpatici. L’Ungheria costruisce i muri sul confine, la Polonia rifiuta di farsi appioppare asilanti dai funzionarietti di Bruxelles. Evidentemente in questi paesi la sicurezza interna viene prima delle aperture politikamente korrette. A ragione il governo polacco sottolinea che i perseguitati, quelli veri, vanno aiutati a casa loro, o in paesi vicini. Perché il diritto d’asilo implica la protezione e non l’immigrazione. Dunque, non ha nulla a che vedere con l’immigrazione in massa in un’Europa ormai alla frutta di giovani uomini che non scappano da alcuna guerra, ma cercano solo migliori prospettive economiche.
Spiace, per contro, che l’Austria abbia calato le braghe sulla barriera sul Brennero, cedendo ai ricatti di Bruxelles e ai piagnistei ipocriti del premier italiano non eletto Matteo Renzi. Vogliamo però essere ottimisti e immaginare che la recinzione al Brennero sia solo rimandata. Perché è ora che i confini tornino ad essere una cosa seria.
No il 5 giugno
Inutile sottolineare quanto sia stridente l’atteggiamento di una Polonia o di un’Ungheria, che riconoscono il valore della sicurezza interna, paragonato a quello delle Sommarughe di turno, secondo le quali la sicurezza dei cittadini non solo non è un valore, ma è un retaggio razzista e fascista. Come razzisti e fascisti sono, automaticamente, quelli che la difendono. E visto che la nuova riforma sull’asilo, su cui voteremo il 5 giugno, è fatta da Sommaruga e compagnia brutta, è chiaro a tutti che non si tratta affatto del necessario giro di vite nella politica svizzera d’asilo, ma proprio del contrario.
Lorenzo Quadri