Una (modesta) tassa sulle rimesse? I camerieri dell’UE non ne vogliono sapere
Nei mesi scorsi il governo italiano ha espresso l’intenzione di tassare le rimesse, ovvero i trasferimenti di soldi nei paesi d’origine da parte degli immigrati. Obiettivo: portare nelle casse pubbliche alcune di decine di milioni di euro.
In dicembre chi scrive aveva interpellato i camerieri dell’UE in Consiglio federale sostenendo che il tema andava sollevato anche in Svizzera. Si stima che nel 2015 i migranti abbiano inviato in patria una cifra tra i 7 e gli 8.6 miliardi di Fr; ma c’è chi parla anche di oltre il doppio. E’ comunque appurato che in ballo c’è una barca di soldi. E non si sa nemmeno se si tratta di reddito da lavoro, o se invece a partire per l’estero sono delle rendite sociali. Se questo fosse il caso, sarebbero necessari degli interventi.
Invece di far girare l’economia…
Sia come sia, una cosa è certa: ci sono tanti soldi di cittadini stranieri che, invece di far girare l’economia svizzera (anche l’economia bancaria), vanno a beneficio di quella estera. Dunque, un modestoprelievo su queste transazioni – in Italia ad esempio si parla di un’imposizione dell’1.5% – avrebbe certamente il suo perché. L’immigrazione infatti – ben lungi dall’essere “uguale a ricchezza” come starnazzano gli spalancatori di frontiere pensando di fare fessi i cittadini – genera costi: sociali, infrastrutturali, di sicurezza, eccetera.
Inutile dire che i camerieri dell’UE in Consiglio federale nelle scorse settimane hanno respinto scandalizzati la proposta di tassare le rimesse: “sa po’ mia”!
Autogol
Il Njet, come da copione, viene corredato da fregnacce assortite. E perfino da un plateale autogol.
L’autogol: “L’introduzione di una nuova imposta (?) di questo genere necessiterebbe di una base costituzionale”, dichiara il CF. Ma va? Piccolo problema: il canone radioTV più caro d’Europa è stato trasformato in un’imposta senza uno straccio di modifica costituzionale.E allora, signori, come la mettiamo? Costituzionalità a geometria variabile?
Un paio di fregnacce a titolo di esempio:
- “le rimesse non producono alcuna conseguenza negativa”.Ah no? Una decina di miliardi all’anno che lascia la Svizzera sarebbe forse una cosa positiva?
- “I migranti non generano costi agli enti pubblici né usufruiscono di prestazioni statali che potrebbero essere loro fatturate”.A parte che non si sa nemmeno se all’estero vengono spedite rendite d’assistenza, ed in quel caso sì che si tratterebbe di prestazioni statali, si dà il caso che l’immigrazione incontrollata renda necessari investimenti nelle infrastrutture pubbliche. Se invece del 25% di stranieri, più i beneficiari di naturalizzazioni facili, in Svizzera ne avessimo il 2% come in Giappone, saremmo qui in 6 milioni e non in otto e mezzo, e quindi avremmo bisogno di meno strade, meno urbanizzazione, meno trasporti pubblici, eccetera eccetera. Immaginare una qualche forma di compensazione non è certo uno scandalo.
E se fosse il patto ONU?
Ma lo stizzito Njet dei camerieri bernesi dell’UE ha forse un’altra spiegazione: il demenziale patto ONU sulla migrazione (Global Compact). Un accordo capestro che vorrebbe introdurre la libera circolazione a livello mondiale, legalizzare i migranti clandestini e trasformare l’immigrazione in un diritto umano.
Inutile dire che il governicchio federale scalpita per sottoscrivere anche questa ennesima “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). La quale, tra le tante aberrazioni, contiene pure, udite udite, l’agevolazione (!) delle rimesse. Addirittura, i migranti devono essere aiutati (!) ad aprire dei conti bancari nel paese d’origine. Ossia, proprio l’esatto contrariodi quanto propone l’atto parlamentare di chi scrive. Adesso tutto è più chiaro. Quando c’è di mezzo un qualsivoglia trattato internazionale, sotto le cupole federali le braghe precipitano automaticamente ed istantaneamente fin sotto le caviglie. E guai a chi osa proporre cose diverse!
Lorenzo Quadri