Conferenza sull’Ucraina, il conto lievita: all’aeroporto di Lugano stuccati 90mila Fr
Ah beh, questi sì che sono grandi successi (?). La Svizzera in maggio assumerà per un mese la presidenza del Consiglio di sicurezza del BidONU (come se al comune cittadino gliene potesse fregare qualcosa).
Naturalmente il “medico italiano” del PLR ed il suo entourage sbrodolano e si autoincensano per il momento che loro definiscono “storico”. Ossignùr. Nel BidONU nemmeno saremmo dovuti entrare. Figuriamoci nel suo Consiglio di sicurezza, dove la Svizzera non conterà un tubo, ma in compenso prometterà milioni e miliardi di pubblici a destra e a manca.
Anche in Ticino il conto per la smania di apparire del KrakenCassis continua a lievitare. Emergono infatti sempre nuovi ammanchi provocati dalla “famosa” Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina di Lugano (URC 2022). Un evento che non ha portato alcun indotto, non ha avvicinato la pace di un millimetro, ma in compenso, con la sua unilateralità, ha assestato l’ennesimo colpo alla neutralità elvetica.
Aviazione bloccata
Il Cantone si è dovuto fare carico di 800mila franchetti di spesa per la gestione della sicurezza dell’URC 2022. Adesso il governicchio ticinese chiede al parlatoio di ratificare l’esborso. La Lega come noto non ci sta. Ha annunciato opposizione ad oltranza riservandosi, se del caso, di lanciare un referendum.
Le brutte sorprese non sono finite. La città di Lugano, ad esempio, si è trovata sul groppone un conto di 20mila franchetti. Il gruppo Lega in CC ha chiesto lumi al proposito tramite interrogazione al municipio (vedi a pag. 27). E per il contribuente luganese non è l’unico danno. A seguito delle limitazioni imposte all’attività aviatoria (interi giorni bloccati) l’aeroporto ha dovuto far fronte a mancate entrate per 70 mila franchi. E’ vero che Lugano Airport ha comunque chiuso il 2022 in attivo; ma si tratta sempre di soldi che mancano alle casse comunali.
Non solo. Anche la scuola di volo Avilù – che è per il 95% di proprietà della città – ha dovuto restare chiusa per 5 giorni, nel periodo di massima attività. In questo caso, i mancati introiti ammontano a circa 20mila franchi.
Quindi la sola attività aeroportuale ha subito un danno di circa 90mila franchi “grazie” all’inutile vetrina autocelebrativa del buon Cassis.
Sarebbe poi interessante disporre del conteggio di tutte le perdite a cui commerciati ed esercenti di Lugano e dintorni hanno dovuto far fronte a causa della blindatura della città sull’arco di vari giorni.
Infinocchiati
Inutile dire che il “medico italiano” ed il suo entourage si sono guardati bene dal chiarire che tutti questi costi sarebbero rimasti sul groppone di imprenditori, commercianti ed enti pubblici locali.
Prima hanno lasciato ad intendere che sarebbe arrivato un risarcimento da parte della Confederella: ovviamente per arginare il malumore, già forte, nei confronti dell’URC2022 e dei disagi che avrebbe causato (pensiamo solo alla viabilità in tilt). E poi… passata la festa, gabbato lo santo! Avevamo scherzato! Il conto? Ve lo grattate tutto voi!
Intanto l’Ignazio è andato a promettere la bellezza di 1.8 miliardi di franchi in regalo all’Ucraina. Ma in casa lascia i puff dell’inutile URC 2022. Per indennizzare i ticinesi e luganesi che hanno pagato il prezzo dell’iniziativa funzionale solo all’ego – ed alla propaganda elettorale – del “medico italiano”, “gh’è mia da danée”.
Eccoli qua, i grandi statisti del PLR!
Lorenzo Quadri