La difesa del Paese è stata accantonata per correre dietro alle fandonie della $inistra

Nuovi investimenti nell’esercito permetterebbero inoltre di creare indotti e posti di lavoro anche in Ticino, che in tempo di crisi economica sono necessari come il pane

L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato la guerra in Europa. Ennesima dimostrazione di quanto fossero toppate le storielle di chi bollava come “impossibile” una guerra convenzionale nel vecchio continente. A sostenere fino all’altro giorno queste fanfaluche era come noto la $inistra. Con il sedicente centro che – more solito – si accodava giulivo.

Chiaro: i kompagni vogliono l’abolizione dell’esercito. Per ideologia. E per poter sperperare il budget della difesa in regali all’estero o in prestazioni sociali a stranieri in assistenza. In questa prospettiva il mantra della “guerra convenzionale impossibile” tornava molto comodo per fare il lavaggio del cervello al popolazzo.

Sui media d’Oltralpe una consigliera nazionale $ocialista ha dovuto ammettere che il partito ha cannato: non è più tempo di smantellare l’esercito. Ma buongiorno! Dopo averne trangugiate 40 fette, anche a $inistrasono costretti a riconoscere che era polenta? Ciononostante, in totale incoerenza, il partito continua ad opporsi all’acquisto dei nuovi aerei da combattimento.

Riarmo tedesco

La Germania, notabene a governo ro$$overde, la scorsa domenica ha deciso per un massiccio riarmo. Nella difesa verranno investiti ulteriori 100 miliardi di euro: a questa voce, Berlino intende dedicare oltre il 2% del PIL. L’esercito tedesco ha reputazione di essere malandato (lo stesso premier Scholz ha dichiarato che servono “aerei che volino e navi che navighino”). E, ma tu guarda i casi della vita, tra i più fallimentari ministri della difesa della Germania si conta proprio la Ursula von der Divano. Quella che adesso starnazza senza costrutto da Bruxelles. Addirittura blatera di un ingresso dell’Ucraina nell’UE. Frena Ugo! Venire bombardati da Putin non è ancora un criterio d’adesione.

CF fallimentare

Da duecento anni la Svizzera è stata preservata dai conflitti grazie alla neutralità armata. Le scelte balorde dei camerieri di Bruxelles in Consiglio federale e della partitocrazia hanno sfasciato sia la neutralità che l’armamento. E’ infatti chiaro che accodandosi servilmente alle sanzioni UE – ormai siamo alla “ripresa automatica” contenuta nello sconcio accordo quadro istituzionale – la Svizzera ha “rotto la storica neutralità”. Questo è il messaggio che è passato nel mondo. E che è stato riportato anche nei titoli del New York Times. Per aspirare a diventare dei mediatori neutrali occorre anche essere riconosciuti come tali. Non basta ripetere come un mantra a se stessi di non aver violato la neutralità citando, a scopo di autorassicurazione farlocca, qualche pippa mentale da intellettualino, che non interessa a nessuno. Se il resto del mondo non ci considera più neutrali, non lo siamo più. Punto. E all’Europa serve una Svizzera in grado di proporsi come mediatrice credibile. Una Confederella che si limita a strillare nel coro non serve a nessuno. Men che meno alla pace.

Continui smantellamenti

Quanto all’esercito: l’illusione della pace perpetua e l’ideologia $inistratamainstream” hanno portato a continui smantellamenti. Con la riforma Esercito 95 il numero degli effettivi è sceso a 400mila. Con quella successiva (esercito XXI) è passato a 220mila. Attualmente è composto da 140mila militi attivi e 77mila riservisti. E’ evidente che occorre tornare ad investire nella sicurezza del paese. Che – come purtroppo dimostra la cronaca recente – non è scontata e  non è acquisita. Se il governo tedesco rossoverde ha compiuto la svolta, non c’è motivo per cui la Svizzera non dovrebbe fare lo stesso. La Germania investirà oltre il 2% del prodotto interno lordo (PIL) nella difesa. La Svizzera ha un PIL di circa 700 miliardi di Fr. L’1%, (ovvero la metà di quanto spenderà la Germania) fanno 7 miliardi all’anno. Cioè 2 miliardi in più della spesa attuale. Tanto per fare un paragone.

Oltretutto, tornare ad investire nella difesa permetterà di creare indotti e posti di lavoro in Ticino. Il che, in periodo di crisi economica da stramaledetto virus cinese accompagnata dal continuo aumento del frontalierato, non può che essere positivo.

Kompagni allo sbando

I $inistrati, quelli che solo dopo l’invasione dell’Ucraina si sono accorti di aver completamente toppato la propria politica di sicurezza, prima hanno lanciato il referendum contro il credito per l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento. Poi, dopo aver perso la votazione popolare, hanno lanciato una balorda iniziativa popolare contro il modello di velivolo scelto (come se i kompagnuzzi ne capissero qualcosa di aviazione militare). Alla faccia del rispetto della volontà dei cittadini. Se davvero si sono accorti di aver cannato, i $inistrati ritirino subito questa iniziativa balorda. Altrimenti si confermano dei quaquaraquà che prendono gli elettori per i fondelli. Senza contare che, dopo l’approvazione popolare del credito quadro, l’iniziativa dovrebbe essere dichiarata nulla.

Anche dal profilo energetico…

Inutile aggiungere che la sicurezza passa anche per l’approvvigionamento energetico. Come ripetuto in parecchie occasioni, la Svizzera deve rendersi sempre più autonoma anche sotto questo aspetto. Ciò significa che non solo non bisogna spegnere le centrali nucleari attuali, ma bisogna progettarne di nuove.

O vogliamo continuare a correre dietro alle politiche $inistrate mainstream della partitocrazia e della stampa di regime? Politiche completamente sballate, come emerge ora con chiarezza?

Lorenzo Quadri