Se chiude tutto un’altra volta, sarà per MESI! Altro che la balla delle due settimane!
Come volevasi dimostrare, i contagi da stramaledetto virus cinese crescono. E burocrati, taluni politicanti e la stampa di regime si stanno “dando da fare” per terrorizzare e rendere isterica la popolazione, così da sdoganare ogni sorta di boiate senza incontrare resistenze. Si tenta, insomma, di riprodurre lo scenario della scorsa primavera. Le condizioni sono però alquanto diverse. Per fortuna. Come detto un’infinità di volte, in marzo – aprile venivano sottoposti al tampone solo i malati gravi. Oggi si fanno tamponi praticamente a tutti. Si può dunque ipotizzare che i 300 contagi quotidiani di marzo equivarrebbero, nel conteggio odierno, a 3000 infezioni. E da cifre del genere siamo, per fortuna, lontani. E lontani vogliamo rimanere.
Maurer ha ragione
E’ chiaro che non si può far finta che sia “tüt a posct”, perché così non è. Ma ha ragione il buon Ueli Maurer quando dice che non bisogna lasciarsi prendere dall’isteria. E tanto per una volta condividiamo anche l’ex “Mr Covid” Daniel Koch (il sosia della Morte nel film “Il Settimo Sigillo” di Bergman) che si è detto contrario a nuove misure draconiane, intendendo evidentemente le paventate chiusure.
Non funziona così
La stampa di regime, tra l’altro foraggiata con ingenti aiuti covid, fa a gara a chi la spara più grossa, sperando così di guadagnare click o lettori. In primis la solita Pravda di Comano: lì ogni terza parola è “lockdown”. Lo scopo dell’esercizio è chiaro. Abituare i cittadini all’idea di un nuovo confinamento. E c’è già chi, magari con il posto garantito a vita nello Stato, nel parastato (in cui rientra anche l’emittente di regime) o nel $indakato, si immagina di chiudere in casa la gente per altri due mesi a guardare le serie su Netflix, mentre l’Ente pubblico, con i soldi del contribuente, paga gli stipendi di tutti. Non è così che funziona.
Il “mini-lockdown” non esiste
Di un nuovo lockdown non se ne parla nemmeno. E neanche di un “mini-lockdown” di due settimane: questa è l’ennesima presa per i fondelli dei camerieri dell’UE in Consiglio federale, a partire dal kompagno Berset. Presa per i fondelli, perché non esiste alcun mini-lockdown. Chiudere è facile. Riaprire molto meno. Specie quando i contagi non sono a zero. Anche in marzo, il lockdown doveva durare una settimana, poi due, poi tre e alla fine siamo andati avanti per mesi, con le conseguenze tristemente note. O qualcuno si immagina che il governicchio federale avrà il coraggio di decretare la fine del lockdown e le riaperture dopo quindici giorni, quando i contagi saranno giocoforza ancora alti? E dopo che la stampa di regime, a partire da quella finanziata col canone radiotelevisivo più caro d’Europa per fare propaganda di $inistra (e quindi chiusurista), avrà passato le giornate ad aizzare l’isteria popolare? Se qualcuno lo pensa davvero, farà meglio a scendere dal mirtillo. Ma in fretta.
Conseguenze sociosanitarie devastanti
E’ matematico: venisse decretato, il mini-lockdown si trasformerebbe in maxi-lockdown. Con tutte le conseguenze economiche, sociali, ed anche umane del caso. Le chiusure non sono infatti devastanti solo per l’economia. (Una devastazione, questa, che stiamo toccando con mano. E il peggio deve ancora venire. Sarà una vera e propria strage occupazionale. Intanto però la partitocrazia mantiene ad oltranza la libera circolazione delle persone: così sempre più frontalieri potranno portar via il già poco lavoro ai ticinesi). Il lockdown è devastante anche dal profilo sociosanitario. Il disastro economico con fallimenti aziendali e perdita di posti di lavoro porterà con sé un’impennata di malattie mentali, di depressioni, di invalidità per motivi psichici e di suicidi. Le persone già fragili sono, ovviamente, le più a rischio: i casi seguiti da servizi sociali ed autorità di protezione si sono aggravati a seguito del confinamento di primavera.
Le gambette del virus
Il kompagno Alain Berset, P$$ – quello che non solo fa il palo alle rapine dei cassamalatari, ma addirittura le aggrava pompando gli aumenti di premio proposti dagli assicuratori – in una delle ultime conferenze stampa ha dichiarato che “il virus (cinese) non ha delle gambette per spostarsi da solo, ma si trasmette tramite il contatto tra persone contagiate”. Strano, perché quando in marzo si trattava di trovare scuse per non chiudere le frontiere con la Lombardia, allora principale focolaio d’Europa, il buon Berset sosteneva invece che “il virus non si ferma ai confini”. Quindi il virus in marzo le gambette per varcare da solo la ramina le aveva, mentre adesso è mutato e non le ha più?
O vuoi vedere che quando ad essere impestato (per colpa della prossimità con la Lombardia in regime di confini spalancati) era solo il Ticino bisognava minimizzare, perché la priorità NON ERA la salute pubblica, bensì mantenere aperte le frontiere qualsiasi cosa accadesse? Invece oggi che nella palta è immersa tutta la Svizzera, avanti con il panico?
Libera circolazione
Ci piacerebbe inoltre conoscere il ruolo della devastante libera circolazione delle persone in questa seconda ondata pandemica. Ed in particolare, quello delle quarantene NON fatte eseguire ai vacanzieri al rientro da paesi a rischio (spesso e volentieri si trattava dei paesi d’origine: del resto in Ticino la maggioranza della popolazione o è straniera o ha passato migratorio). Le quarantene dei vacanzieri non sono state fatte rispettare poiché ciò avrebbe implicato dei controlli al confine: una vera e propria eresia per i soldatini della casta becero-internazionalista. Che la Romandia, prima regione svizzera investita dalla seconda ondata, sia stata impestata dalla Francia è evidente. Ma intanto la partitocrazia federale non ha trovato di meglio che stabilire che i frontalieri, qualsiasi cosa accada, “devono entrare tutti” senza quarantene.
Questi politicanti del triciclo, imbesuiti dal sacro dogma delle frontiere spalancate, preferiscono distruggere la Svizzera a suon di lockdown piuttosto che arginare la devastante libera circolazione delle persone. E libera circolazione delle persone significa, evidentemente, libera circolazione del virus cinese.
Lorenzo Quadri