E’ chiaro che l’Italia non ha alcuna intenzione di ratificare l’accordo sui frontalieri

Davanti alla decisione dei Consiglieri di Stato del triciclo spalancatore di frontiere PLR-PPD-P$ – ovvero Vitta, Beltraminelli e Bertoli – di revocare, contro la volontà dei colleghi leghisti Gobbi e Zali, la richiesta del casellario giudiziale prima della concessione di un permesso B o G, ci si può solo incazzare. Delusione ed incazzatura sono  infatti i sentimenti che pervadono la grande maggioranza della popolazione ticinese. E ce n’è ben donde.

Pretesti-fregnaccia

La revoca del casellario costituisce tradimento multiplo. Tradimento dei cittadini (il casellario è stato sostenuto da una petizione con oltre 12mila firme ed era universalmente approvato), del Gran consiglio (che a sostegno della misura ha inoltrato a Berna ben due iniziative cantonali) e anche della maggioranza della Deputazione ticinese a Berna, che ha sempre difeso con convinzione il casellario, ottenendo ampi consensi.

La richiesta del casellario è una misura ovvia, efficace e ragionevole di sicurezza interna, peraltro capita ed accettata anche dai frontalieri. Gli unici a contestarla sono i politicanti italici. E non per la misura in sé. Ma perché sono in cerca di pretesti-fregnaccia per non ratificare il nuovo accordo con la Svizzera che prevede importanti aggravi fiscali per i frontalieri (ovviamente non si sa da quando).

Il Belpaese non ratificherà mai

E’ chiaro che la rinuncia al casellario non porterà assolutamente a nulla. Dalla Penisola sono arrivati segnali chiarissimi in questo senso. I vicini a sud adesso dicono che l’eliminazione del casellario “non basta” e pretendono, per l’approvazione dei nuovi accordi sui frontalieri, nuove deliranti concessioni. E’ così dimostrato che il casellario era solo una scusa. Oramai l’ha capito anche quello che mena il gesso: l’Italia non ratificherà mai i nuovi accordi sui frontalieri. Né prima delle elezioni e nemmeno dopo. Ha sempre trovato pretesti per non fare i compiti; e sempre li troverà. I nostri polli li conosciamo da un pezzo.

Il precedente

La giustificazione addotta  dal terzetto governativo per lo scellerato tradimento, ossia “rottamando il casellario porteremo a casa l’accordo sui frontalieri”, è una barzelletta. Per partorire una scusa del genere bisogna essere o gnucchi o in malafede. La stessa fregnaccia della “conclusione imminente” l’abbiamo sentita esattamente tre anni fa. Allora il tema era la rinuncia al  blocco dei ristorni. L’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf ed il suo tirapiedi De Watteville promisero che, in cambio del regolare versamento dei ristorni, entro pochi mesi la nuova tassazione dei frontalieri sarebbe diventata realtà. E avevano pure promesso misure unilaterali (sic!) contro il Belpaese in caso di inadempienza! Naturalmente non si è visto nulla…

In simili condizioni, nemmeno il Gigi di Viganello può seriamente credere che la rinuncia al casellario porterà dei risultati. Già è poco plausibile che ad una favola del genere credano gli sveltoni bernesi, quelli che vanno a Roma a trattare in inglese e vengono sistematicamente infinocchiati. Ma che a bersela siano dei ministri ticinesi, che l’Italia dovrebbero conoscerla meglio degli altri, fa sorgere interrogativi allarmanti.

I camerieri dell’UE

A volere fortemente la fine del casellario sono i camerieri bernesi dell’UE. Vari Consiglieri federali – a partire dalla ministra del “devono entrare tutti” kompagna Sommaruga – hanno tentato a più riprese di esercitare pressioni sui deputati ticinesi affinché questi ultimi ottenessero la revoca del casellario. Le pressioni non sono mai andate a buon fine. Sicché i Consiglieri federali di PLR, PPD e P$$ hanno pensato bene di far andare i telefoni, chiamando direttamente i loro soldatini nel governicchio ticinese. E i soldatini, scandalosamente, hanno marciato.

Credibilità a ramengo

A ciò si aggiunge che l’indegno voltafaccia sul casellario sputtana il Ticino sia verso nord che verso sud.

Verso sud: si conferma la tesi che basta fare la voce grossa ed i ticinesotti fessi calano le braghe. La pressione su chi si dimostra debole è destinata ad aumentare. “Chi si fa pecora, il lupo lo mangia”: lo sapevano già i nostri vecchi.

Verso nord: è evidente che, con un simile precedente, quando il Ticino avanzerà specifiche richieste a Berna, nessuno vi darà più alcun peso: tanto poi arriverà il dietrofront.

Altro che gli odiati populisti: a demolire la credibilità del nostro Cantone a livello nazionale ed internazionale è il triciclo PLR-PPD-P$ con le sue giravolte. C’è da sperare che alle prossime elezioni i cittadini di questo sempre meno ridente Cantone sapranno “premiare” a dovere chi ci svende.

L’ultima chance

Poiché le reazioni italiane alla caduta del casellario dimostrano che essa non porterà affatto alla ratifica dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri, la maggioranza del Consiglio di Stato ha un’ultima chance per rimediare all’immonda cappellata di mercoledì. La prossima seduta decida: 1) il ripristino immediato del casellario e 2) il blocco dei ristorni dei frontalieri.

Lorenzo Quadri