Iniziativa “No Billag”: il ricatto del Consiglio federale per reggere la coda alla SSR
Come da copione il Consiglio federale propone di respingere, senza controprogetto, l’iniziativa No Billag, che chiede l’abolizione del canone radiotv. Comincia quindi ufficialmente la propaganda di regime a sostegno dell’emittente di regime SSR. E c’è da aspettarsi che la campagna in questione sarà martellante, in considerazione dell’esito, nel giugno 2015, della votazione sulla Legge sulla radiotelevisione (LRTV). La modifica sottoposta a giudizio popolare chiedeva come noto di trasformare il canone radioTV in un’imposta che tutti sono chiamati a pagare: anche chi non possiede un apparecchio di ricezione, anche chi non vuole o non può usufruire di programmi radiotelevisivi. Il canone obbligatorio è stato respinto dai votanti ticinesi mentre, a livello nazionale, è passato per il rotto della cuffia (stranamente da $inistra nessuno ha chiesto di rifare la votazione, chissà come mai?). E’ chiaro che in ballo non c’era solo il nuovo balzello. Si è trattato di una votazione sulla SSR. Esito: la maggioranza dei ticinesi ha bocciato la RSI. E metà della popolazione svizzera ha bocciato la SSR.
“Tüt a posct”
Davanti a questo risultato, la posizione del Consiglio federale lascia basiti. A sorprendere non è che il governo respinga l’iniziativa No Billag: questo era scontato. Stupisce per contro, in negativo, che nemmeno si degni di formulare delle proposte alternative.
Non solo: di recente il Consiglio federale ha pubblicato un rapporto sul servizio pubblico in campo radiotelevisivo in cui rifiuta ogni serio dibattito sul tema. “L’è tüt a posct” scrivono i sette – ed in prima linea la ministra dei trasporti e delle telecomunicazioni Doris Leuthard, PPD – nel logorroico documento. Al massimo ci si aspetta dalla SSR (udite udite) “più attenzione ai telespettatori con passato migratorio”. Sicché gli svizzerotti dovrebbero pagare il canone più caro d’Europa per fare una radioTV su misura per gli immigrati.
Il rapporto è stato contestato perfino all’interno della stessa amministrazione federale (!), con la Commissione della concorrenza e la SECO che criticavano il rifiuto di mettere in discussione la reale estensione del servizio pubblico finanziato dal canone diventato obbligatorio. I giochini scemi sono servizio pubblico? Le serie TV comprate all’estero sono servizio pubblico? Lo sport internazionale è servizio pubblico?
Partigianeria
E naturalmente, il Consiglio federale non ha nulla da eccepire nemmeno su un’altra questione fondamentale, ossia la partigianeria dell’informazione della SSR e della RSI, le quali non perdono occasione per fare propaganda politica pro-Ue e pro-frontiere spalancate; alla faccia dell’equidistanza e dell’imparzialità politica prescritta dal mandato di servizio pubblico. A ciò si aggiunge che gli organi interni, come il consiglio del pubblico della CORSI, che dovrebbero garantire una parvenza di controllo democratico sull’azienda e sui programmi, non contano un tubo, ma sono delle semplici foglie di fico.
Schiaffo ai cittadini
Davanti ad un’iniziativa che chiede l’abolizione tout-court del canone radioTV, davanti al precedente di metà della popolazione svizzera che in votazione boccia la SSR, il Consiglio federale avrebbe, come minimo, dovuto prendere atto del disagio e formulare, in alternativa alla drastica richiesta dei “No Billag”, delle proposte di riforma del sistema. Invece niente, zero al quoto! “L’è tüt a posct”! Non si cambia nulla! Ci si limita a confidare nella bocciatura popolare dell’iniziativa No Billag e ad affidarsi al Creatore.
Questo atteggiamento non è solo uno schiaffo alla metà dei cittadini svizzeri che hanno bocciato la LRTV, a cui si fa chiaramente capire che il loro parere conta meno del due di briscola, ma è pure irresponsabile. Invece di cercare di comprendere il malcontento che regna nei confronti della SSR e di porvi rimedio, lo si nega ad oltranza, esasperando ancora di più gli animi.
Ticinesi come scudi umani
Non ancora contento, il Consiglio federale utilizza le minoranze linguistiche – di cui ha dimostrato in più occasione di impiparsene – come scudi umani. Questo il tenore del ricattino governativo: guardate che se approvate l’iniziativa No Billag, ad andarci di mezzo saranno le minoranze ed in particolare i ticinesi. Ai ticinesi ed agli altri confederati viene dunque mandato un messaggio chiaro. Ai ticinesi: non osate manifestare il vostro malcontento nelle urne o sarà peggio per voi. Ai confederati: se votate No Billag vi infamiamo come i beceri becchini della coesione nazionale.
Intanto la RSI…
Deplorevole il ricorso alle minoranze linguistiche ed in particolare alla nostra quale strumento ricattatorio. Strano: quando si tratta di devastante libera circolazione delle persone, il Consiglio federale dei problemi del Ticino se ne impipa. Per parare il fondoschiena alla SSR, invece, ecco che la minoranza italofona diventa all’improvviso importante.
Se il comportamento del Consiglio federale è irresponsabile, ancora di più lo è quello della RSI che, malgrado la sonora batosta (asfaltatura) popolare ricevuta nel giugno dello scorso anno, va avanti “come se niente fudesse” ad abusare del servizio pubblico per fare propaganda politica di $inistra. Avanti così, che il risveglio rischia di essere molto doloroso.
Lorenzo Quadri