Lo stop ai motori a benzina dopo il 2035 è l’ennesimo attacco UE ai diritti dei cittadini
I parlamentari europei, noti per intascare mazzette e per trascorrere buona parte del proprio tempo a dibattere sulla curvatura delle banane e sul diametro dei cetrioli, sono riusciti a partorire l’ennesima geniale pensata. A partire dal 2035 – quindi tra 12 anni, non in un lontanissimo futuro – nell’UE non sarà più possibile mettere in commercio veicoli nuovi a benzina o diesel (quelli vecchi potranno continuare a circolare). La decisione, naturalmente, viene presa nel nome della “decarbonizzazione”, ormai diventata un mantra che partitocrazia e stampa di regime ripetono ogni santo giorno per lavare il cervello al popolazzo.
Ipocrisie
Peccato che poi gli stessi sgovernanti che si riempiono la bocca con la decarbonizzazione predichino acqua ma bevano champagne rosé. Vedi i 400 jet privati che i delegati alla Conferenza COP 27 sul clima (tenutasi lo scorso novembre in Egitto) hanno utilizzato per recarsi in loco. Vedi il “medico italiano” del PLR che usa l’aereo del governicchio federale per tornare in Ticino nei weekend. E che dire dei due climatisti tedeschi, sotto processo per aver organizzato blocchi stradali, che non si sono presentati in aula perché erano in vacanza a Bali?
L’altra vacca sacra sono i famigerati accordi di Parigi. Vogliamo proprio vedere chi li rispetterà, questi accordi; chi raggiungerà gli obiettivi in essi contenuti. I principali inquinatori se ne fanno un baffo. Gli svizzerotti invece – pur producendo meno dell’uno per mille della CO2 globale e pur avendo una delle economie più “green” – continuano a martellarsi tafazzianamente sui gioielli di famiglia.
Delirio verde
La decisione dei mazzettari di Bruxelles contro le auto a benzina, comunque presa a maggioranza non larghissima, è una boiata manifesta. Tuttavia vale la pena ricordare che in Svizzera i Verdi-anguria questo stesso divieto lo volevano introdurre già a partire dal 2023, tramite iniziativa parlamentare (giustamente asfaltata alle Camere federali). Questo per dare la misura della ragionevolezza dei climatisti “nostrani”. Nostrani per modo di dire, visto che tra le loro fila abbondano i doppi passaporti. Non a caso i Verdi-anguria vogliono introdurre il voto agli stranieri e lo ius soli.
Contribuenti alla cassa
Come ha commentato il TCS, anche la Svizzera (che pure di auto non ne produce) dovrà adeguarsi alla decisione UE. In particolare dovrà “pianificare e mettere in funzione l’infrastruttura di ricarica”. “La mobilità ecologia – ha aggiunto il portavoce del Touring Club – deve poter sfondare (?) attraverso buone condizioni quadro, incentivi e, se necessario, finanziamenti, e non attraverso divieti”. Ah ecco. E’ chiaro che infrastrutture ed incentivi verranno finanziati con i soldi dei contribuenti: avanti con le mani nelle tasche dei cittadini! Del resto, la ben nota esplosione del prezzo dell’elettricità è sì dovuta alla guerra in Ucraina, ma anche alla cosiddetta transizione ecologica.
Quanto ai divieti, è certo che ne arriveranno come se piovesse.
Scatteranno i divieti d’uso
Ma l’aspetto più surreale è che, quando all’orizzonte incombe sempre il rischio di blackout estesi, i politicanti della casta vogliono elettrificare tutta la mobilità… in mancanza della corrente necessaria all’operazione! Ed è ovvio che, in caso di “penuria”, prima di ordinare alla gente di spegnere luce e riscaldamento, scatteranno i divieti di utilizzo per le auto elettriche. La “penuria” verrà dunque addotta a pretesto per colpire la mobilità individuale, odiata dalla politichetta mainstream e dalla stampa di regime.
In Svizzera i ro$$overdi vogliono far esplodere il consumo di corrente con l’elettrificazione dei mezzi di trasporto, dei sistemi di riscaldamento e con l’immigrazione incontrollata. Contemporaneamente pretendono di chiudere le centrali nucleari, che forniscono quasi il 40% della corrente indigena. Proprio vero che il confine tra politica e psichiatria è spesso labile.
Il disegnino
Ci si potrebbe anche chiedere quanto sia davvero ecologica la mobilità ecologica; se le materie prime (litio, “terre rare”, eccetera) di cui essa necessita siano disponibili in quantità sufficienti per l’elettrificazione di massa. E’ inoltre notorio che la Cina la fa da padrona nella produzione di componenti per veicoli elettrici, come pure in quella di pannelli solari. L’Europa vuole diventare dipendente dalla Cina, dopo essersi resa dipendente dalla Russia con le note conseguenze? Se Pechino un domani attaccherà Taiwan, scatteranno le sanzioni e quindi basta auto elettriche e pannelli solari?
Il sospetto – assai più che un sospetto, per la verità – è che la politichetta non voglia elettrificare la mobilità individuale, ma che la voglia semplicemente sabotare e se possibile eliminare. Malgrado essa sia un diritto fondamentale dei cittadini. I ro$$overdi, (ed il cosiddetto “centro” sempre a rimorchio) sono contrari alle automobili tout-court. In Svizzera la partitocrazia promuove la vessazione degli automobilisti. Indipendentemente dal vettore energetico.
Non serve poi il Mago Otelma per prevedere che l’abolizione dei motori a benzina e diesel avrà gravi conseguenze occupazionali e sociali in Europa. E quindi la pressione migratoria sulla Confederella – e sul suo stato sociale, troppo generoso con gli ultimi arrivati – si intensificherà ulteriormente. Grazie, ro$$overdi!
Lorenzo Quadri