Il CdS ha approvato di recente la clausola nazionale per le commesse pubbliche assegnate in Ticino di valore inferiore a  8.7 milioni di Fr per le commesse edili, e a 350mila Fr per le forniture. Quando la clausola sarà in vigore, l’aggiudicazione di commesse inferiori al valore soglia da parte del Cantone, dei Comuni e degli enti pubblici locali sarà esclusivamente a favore di ditte con sede o domicilio in Svizzera. Sarà inoltre vietato il subappalto.

Clausola nazionale

Le commesse sotto il valore soglia, spiega il Cantone, sono circa il 90% del totale, per un ammontare annuo vicino al miliardo. E’ dunque evidente la grande importanza di questa modifica per l’economia locale. Una modifica di stampo “protezionistico”? Il protezionismo è proprio quello che serve in questo Cantone devastato dalla libera circolazione delle persone.

Il prossimo passo sarà fare in modo che, nell’assegnazione degli appalti pubblici, si possa tenere conto anche della presenza di frontalieri tra i dipendenti delle aziende concorrenti. Meno ce ne sono, più il punteggio sale.

Aspettiamo gli strilli

Aspettiamo di udire, come cartina di tornasole, lo starnazzare degli amici d’Oltreconfine all’apprendere della novella. Ricordiamo le inaudite fregnacce che sono piovute dall’Italia sul cosiddetto “logo di Claro”, con tanto di paragoni con le leggi razziali del fascismo. Leggi fatte dall’Italia, mica dalla Svizzera.

Come nel caso della richiesta dell’estratto del casellario giudiziale e del certificato dei carichi pendenti per chi aspira ad un permesso B o G introdotta da Norman Gobbi, ancora una volta un ministro leghista, in questo caso Zali, infrange il muro dei “sa po’ mia”.

E il DFE?

Chissà come mai la modifica della legge sulle commesse pubbliche non è stata presentata dal DFE? Forse perché la precedente direttrice trovava più comodo – e più politikamente korretto – ripetere il mantra del “margine di manovra nullo”?

Queste iniziative dei due ministri leghisti fanno apparire con ancora maggiore evidenza come il PLR del “Buongoverno”, in Consiglio di Stato, pur avendo la responsabilità del DFE, non abbia fatto nulla per difendere il mercato del lavoro ticinese. Ha partecipato con entusiasmo allo spalancamento di frontiere; ma davanti al disastro causato la risposta è, invariabilmente, “sa po’ mia”.

L’obiettivo più importante

La modifica della legge sulle commesse pubbliche appena approvata dal governo dimostra  che tutelare l’economia ticinese, e quindi il mercato del lavoro, è possibile. Certo: occorre far prova di inventiva. E non esiste la misura universale che risolve tutti i problemi in un colpo solo. Occorre prendere vari provvedimenti che, un po’ qua ed un po’ là, servono a tamponare la falle. Dalle misure antipadroncini alla clausola nazionale per le commesse pubbliche, tutto può essere utile.

 Senza però perdere di vista quello che deve essere l’obiettivo politico più importante del Ticino: l’applicazione rigorosa del voto del 9 febbraio, senza trucco né inganno. Per questo è prioritario che in ottobre il nostro Cantone mandi a Berna il numero più alto possibile di deputati intenzionati a perseguire questo obiettivo. E non certo rappresentanti del partito del “bisogna rivotare” (P$, PLR) o quelli che entrano nei gruppuscoli anti-9 febbraio.

Lorenzo Quadri