Il prossimo 18 maggio si voterà, tra le altre cose, sul moltiplicatore cantonale d’imposta con freno al disavanzo. Al di là dei tecnicismi e delle formule matematiche (è preoccupante che si pensi di fare politica con le formule matematiche) al cittadino viene chiesto di votare un meccanismo che serve ad aumentare le imposte. Il voto si rende necessario perché il citato meccanismo, i partiti $torici lo vogliono inserire addirittura nella Costituzione cantonale. La quale può venire modificata solo tramite voto popolare.

In sostanza dovremo quindi decidere se vogliamo aumentarci le imposte.

E’ chiaro che al cittadino i conti pubblici in pareggio o un po’ meno in pareggio importano relativamente. I deficit, è chiaro, è meglio non averli che averli. E su questo non ci piove. Tuttavia non va nemmeno bene che lo Stato si metta a posto i conti a scapito dell’economia e dell’occupazione. O si aspira ad avere i conti in pareggio e il doppio delle persone in assistenza? Molti amano fare il paragone tra il budget del Cantone e quello di una famiglia; ma un ente pubblico non è un’economia domestica.

Più tasse in tempo di crisi?

E’ chiaro che gli aggravi fiscali in tempo di crisi non sono certo uno scelta vincente. Sicché, prima di mettere le mani nelle tasche del cittadino e delle aziende, bisogna tagliare la spesa pubblica. Infatti, almeno per il momento, il problema del Cantone non sono le entrate, ma le uscite.

Da un lato c’è un’amministrazione pubblica elefantesca e clientelare, zeppa di posti fatti su misura per gli amici dei partiti $torici che da sempre scambiano impieghi statali con voti (tanto paga Pantalone); dall’altro soldi pubblici erogati ad innaffiatoio, dagli aiuti alle aziende italiche che assumono solo frontalieri ai sussidi a stranieri con permesso B, i quali ottengono questo permesso perché non dovrebbero costare nulla all’ente pubblico, ma poi… Infine c’è l’escalation delle richieste che diventano automaticamente bisogni i quali diventano automaticamente irrinunciabili.

Beltratagli lineari

Se l’unica misura strutturale di risparmio che il Catone è in grado di mettere in piedi sono i Beltratagli lineari ai sussidi per la riduzione del premio di  cassa malati (invece di concentrare gli aiuti su chi ne ha veramente bisogno si taglia a tutti) è evidente che qualcosa non funziona. Non c’è la capacità di intervenire sulla spesa pubblica e allora per far quadrare i conti cosa si fa? Invece di ridurre la spesa,  si mettono le mani nelle tasche della gente.

Non è certo un caso se la notizia del nuovo peggioramento dei conti cantonali è stata fatta uscire in questo periodo, ovvero in campagna di votazione sul moltiplicatore cantonale. Il  messaggio che si vuole trasmettere alla popolazione è chiaro: le prospettive sono grame, quindi accettate di buon grado di metter mano al portafoglio; altrimenti sono “cavoli” amari. Non ci sarebbe poi da stupirsi più di tanto se poi, per motivi “misteriosi”, il paventato aumento del deficit dovesse finire in nulla. Magari a seguito dell’emersione dell’ennesima fetta di tesoretto. Sì; proprio quel tesoretto che non doveva assolutamente esistere, ma quando mai, tutte balle populiste, e che invece ha quasi raggiunto quota 300 milioni di Fr.

Mentalità $inistra

Significativo è pure il desiderio di Laura Sadis di aumentare gli ispettori fiscali. Evidentemente si parte dal presupposto che i ticinesi siano tutti evasori. Tipica mentalità di $inistra: del resto tutti sanno da chi Sadis è stata eletta in Consiglio di Stato (P$) e perché.

A questo punto la domanda è di quelle facili facili: per cosa potrà mai volere il giocattolo per aumentare le imposte, tra l’altro fotocopiato dalla $inistra (perché il moltiplicatore cantonale è una proposta di $inistra) chi ha una mentalità di questo tipo? Forse per tenerlo lì senza adoperarlo? Forse a scopo decorativo? No di certo. Quindi tutti a votare No al moltiplicatore cantonale il prossimo 18 maggio, se non vogliamo farci aumentare le tasse!

Lorenzo Quadri