Burqa e sacchi del rüt: ci sono voluti sei anni (!) per decidere che non è reato

Ohibò, di recente – dopo 6 anni! – è giunto il decreto d’abbandono del Ministero pubblico nei confronti del granconsigliere leghista Massimiliano Robbiani. Robbiani era stato denunciato nel 2014 per il seguente gravissimo crimine: sulla propria pagina facebook aveva pubblicato un fotomontaggio, che allora circolava in rete, in cui una donna col burqa veniva accostata ad un sacco della spazzatura. Naturalmente gli odiatori di $inistra si sono subito messi a strillare allo scandalo: donne paragonate alla spazzatura! Razzismo! Sessismo! E avanti con le denunce penali farlocche. Il tutto, va da sé, accompagnato dai consueti ettolitri di panna  montata (montata al punto da farla diventare burro Floralp) e di moralismo a senso unico contro l’odiata Lega.

Come da copione, e come ampiamente previsto, la panna si è smontata. Perché le denunce non stavano né in cielo né in terra. Infatti, è evidente che il fotomontaggio era solo una critica al burqa, che oggettivamente sembra un sacco del rüt. E che non è affatto un precetto religioso, bensì un’imposizione di tipo tribale. Altro che offendere le donne; si trattava al contrario di prendere le loro difese da chi le vuole costringere a scomparire sotto un orrendo sacco nero. Il che è incompatibile con il nostro modello di società oltre che con la tanto invocata “parità di genere”.

E’ il colmo: le femministe ro$$e invocano la parità di genere ogni tre per due. E poi però sostengono il burqa e quindi l’oppressione della donna. Perché per i $inistrati il multikulti, le frontiere spalancate, il “devono entrare tutti” ed il “tutti i migranti devono potersi fare i propri comodi in casa nostra senza alcun obbligo di integrarsi” viene prima, ma molto prima, della difesa della donna. Prima gli stranieri!

Utilizzato a sproposito

Ancora una volta i moralisti a senso unico, quelli che per ogni cip strillano al razzismo e naturalmente vengono mediatizzati in grande stile dalla stampa di regime, sono stati asfaltati. Il ministero pubblico, come detto all’inizio, ha emesso un decreto d’abbandono.
Ennesima dimostrazione, dunque, che l’articolo 261 bis (quello sulla discriminazione razziale) del Codice penale viene utilizzato a sproposito per criminalizzare chi osa esprimere opinioni non allineate all’immigrazionismo multikulti. Ogni posizione critica nei confronti dell’immigrazione incontrollata  e del fallimentare multikulti viene tacciata di essere criminosa. Perché certe cose non bisogna nemmeno pensarle. E l’articolo in questione si allarga a macchia d’olio (vedi il nuovo divieto di “discriminazione” sulla base dell’orientamento sessuale).

Politica col codice penale

L’articolo 261 bis serve a fare politica ed a promuovere il pensiero unico a colpi di codice penale. Ricordiamo pure che il delirante patto ONU sulla migrazione, quello che il ministro degli esteri (ex) doppiopassaporto Ignazio KrankenCassis sbava per firmare, prescrive – tra le altre cavolate – che sull’immigrazione si possa riferire solo in termini positivi. Qualsiasi posizione critica costituisce un “discorso d’odio” da combattere.

Questa sconcia censura di Stato, il cui scopo è quello di imporre politiche immigrazioniste, va fermata. Per questo, altro che estensioni. L’articolo 261 bis del codice penale va abrogato.

La tempistica

Da notare che il ministero pubblico ci ha messo sei anni ad emettere il decreto d’abbandono nei confronti di Robbiani. Si fosse invece trattato di condannare il leghista di turno per reati d’opinione, quanto scommettiamo che la tempistica sarebbe stata assai diversa ed anzi fulminea?

Lorenzo Quadri