Il Consiglio federale prosegue imperterrito sulla via del buonismo-coglionismo

 

Dimostrando un’inquietante miopia ed un’altrettanto inquietante dipendenza da buonismo-coglionismo, il Consiglio federale ha di recente dichiarato, prendendo posizione su una mozione di chi scrive, che non se ne parla nemmeno di proibire i finanziamenti esteri alle moschee e ai luoghi di culto islamici. E neppure  di imporre a questi ultimi di fare trasparenza sulle loro fonti di entrate, né di stabilire che le prediche debbano tenersi nella lingua locale. Nota bene: regole di questo tipo già esistono in vari paesi europei, ma naturalmente il Consiglio federale non ne vuole sapere di introdurle in Svizzera. Si tratterebbe, sostengono i ghost writer ministeriali – quelli che scrivono le risposte che poi il governo firma (ma le legge anche?) – di una “massiccia” (sic!) limitazione della libertà di religione. Uella!

Qualcuno ha pero la trebisonda

D’accordo il caldo, ma qui qualcuno ha perso la trebisonda. Non si vede in che modo le prescrizioni di cui sopra limiterebbero – e addirittura in modo massiccio! – la libertà di chicchessia di professare la propria fede religiosa. Il fatto che i sette scienziati si nascondano dietro una foglia di fico del genere per non prendere delle misure che attirerebbero le solite strumentali accuse di xenofobia e di islamofobia, dimostra solo che il governo elvetico è ostaggio di queste critiche. Basta ricattarlo moralmente sventolando lo spettro della “chiusura” e della “discriminazione”, ed il Consiglio federale cala subito le braghe.

Del resto ricordiamo che l’esecutivo nazionale era pure contrario al divieto di burqa plebiscitato in Ticino. Pur costretto dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo che ha avallato il divieto francese, analogo a quello ticinese, a dare il proprio benestare, il Consiglio federale ancora si permetteva di moraleggiare. Ovviamente nel consueto modo stucchevole. Il messaggio tra le righe era sempre il solito: ticinesotti chiusi e gretti, dovete “aprirvi” al burqa! Dovete essere multikulti!

L’attivista del Bangladesh

Eppure, la richiesta di vietare i finanziamenti esteri alle moschee e ai luoghi di culto islamici è tutt’altro che fantasiosa. Anche in ambito religioso, chi paga comanda; quindi detta i contenuti delle prediche. La questione è diventata di ancora più tragica attualità dopo la strage di Dacca. La più nota attivista dei diritti umani nel Bangladesh, Khushi Kabir, già candidata al Nobel della pace, in merito alla mattanza messa a segno dai fondamentalisti islamici, si è espressa in questi termini in una recente intervista sul Corriere della Sera: “Dal 2013 in Bangladesh coloro che hanno una mentalità razionale, scientifica, che si dicono atei o che mettono in dubbio la religione, hanno cominciato ad essere uccisi. Poi è successo ai preti e alla ridottissima minoranza sciita”. Il motivo di questa involuzione? “La diffusione in Bangladesh del wahhbismo, una forma intollerante dell’Islam che proviene dall’Arabia Saudita – risponde l’attivista dei diritti umani -. Tanti soldi sauditi finiscono in organizzazioni e fondazioni. Si sono costruite enormi moschee con fondi provenienti dall’estero. Sono aumentate le madrasse non consentite, ma assai ben finanziate con soldi stranieri”.

In altre parole: se il Bangladesh è diventato terra di sanguinosi attentati è perché si è permesso l’insediamento di luoghi di culto, finanziati con fondi esteri, che diffondono l’islam più fanatico ed intollerante. In questo modo ampie fasce di popolazione sono state radicalizzate. Più chiaro di così! E queste, ribadiamo, non sono le parole di una leghista populista e razzista. Sono le dichiarazioni di un’attivista dei diritti umani, già candidata al Nobel per la Pace.

Quando sarà troppo tardi…

Eppure il governicchio federale, munito di fettone di salame sugli occhi, procede imperterrito per la sua strada di permissivismo senza limiti. Vietare i finanziamenti esteri alle moschee? Giammai! La sicurezza del paese non è una priorità: l’unica preoccupazione è schivare le accuse di xenofobia ed islamofobia. E guai a quei populisti e razzisti che osano protestare!

Come già scrivevamo, qui c’è qualcuno che si illude di fermare l’avanzata dei fondamentalisti islamici con il politikamente korretto ed il buonismo-coglionismo. Aprirà gli occhi, se mai li aprirà, quando sarà troppo tardi.

Lorenzo Quadri