Doppi passaporti e finti rifugiati: decisioni penose in Consiglio nazionale
I media di regime, naturalmente, non hanno fatto un plissé. Ma nell’ultima sessione del Consiglio nazionale, la partitocrazia spalancatrice di frontiere è riuscita ad asfaltare due mozioni di particolare interesse. E il fatto che proposte di questo genere vengano bocciate induce un solo pensiero: povera Svizzera!
La prima mozione
La prima mozione silurata riguarda i doppi passaporti. In sostanza, si chiedeva che in futuro la doppia – quando non plurima! – cittadinanza non fosse più possibile. Presupposto per l’acquisizione del passaporto rosso deve dunque essere la rinuncia a quello originario. La richiesta si fa particolarmente attuale dopo l’approvazione delle naturalizzazioni (quasi) automatiche per gli stranieri di cosiddetta “terza generazione” (che non sono affatto quel che la truffaldina definizione polikamente korretta vuole far credere).
Infatti, non sta né in cielo né in terra che gli svizzeri “con trascorsi migratori” – come usano dire i multikulti per indicare i titolari di passaporto rosso ancora fresco di stampa – siano avvantaggiati rispetto agli svizzeri di nascita, potendo infatti estrarre ora l’uno ora l’altro documento a seconda della convenienza contingente. Eppure, la votazione al Consiglio nazionale ha di nuovo dimostrato che al di fuori di Lega ed Udc, nessuno è contrario alla nazionalità plurima. Nemmeno tra i partiti cosiddetti “borghesi” (sulla gauche-caviar, evidentemente, meglio stendere un burqa pietoso).
La seconda mozione
Seconda perla: è stata pure respinta, questa volta con margini meno ampi (91 sì, 98 no e tre astensioni) un’altra mozione che presentava una richiesta perfettamente logica. Di quelle che è insensato rifiutare, ma che però vengono rifiutate lo stesso. Nel caso concreto si trattava di una questione che ciclicamente ritorna, soprattutto nell’attuale situazione di caos asilo. Stabilire che non si versano aiuti ai Paesi di provenienza dei finti rifugiati se non sottoscrivono accordi di riammissione. Ovvero: volete i contributi elvetici? Allora vi impegnate a riprendere i vostri concittadini che arrivano in Svizzera a fare i migranti economici.
Ma anche questa volta, niente da fare! Il quasi ex ministro degli esteri Burkhaltèèèr ha perfino avuto la bella idea di dichiarare che in Eritrea, paese da cui proviene una grossa fetta dei finti rifugiati presenti dalle nostre parti, i diritti umani non sarebbero ancora “abbastanza sviluppati” per la sottoscrizione di accordi di riammissione.
Ah, ecco: i sedicenti profughi eritrei tornano al paese d’origine per trascorrervi le vacanze “perché lì è più bello”. Però per il quasi ex Consigliere federale liblab (Didier, ciaone!) i diritti umani non sarebbero sviluppati a sufficienza per pretendere che il paese si riprenda i suoi “vacanzieri”.
Morale
E’ inquietante che nemmeno richieste logiche e sensate come le due testè indicate trovino delle maggioranze alla Camera del popolo. E, se queste proposte non vengono approvate al Nazionale, figuriamoci agli Stati dove l’UDC è clamorosamente sottorappresentata. E’ vero che la seconda è stata bocciata di poco. Ma, tanto o poco, sempre di bocciatura si tratta.
Grazie partitocrazia! Poi ci chiediamo come mai siamo il paese del Bengodi dei migranti economici, come mai la spesa per l’asilo esplode, come mai…
Una prima risposta a questi “come mai” la troviamo nei risultati di certe votazioni parlamentari. Ricordarsene alle prossime elezioni.
Lorenzo Quadri