Il Il caos asilo è alle porte. E l’edificazione della barriera darebbe lavoro a ditte locali
Ma guarda un po’! Ecco che, all’interno della fallita UE, tornano in auge i famosi muri sul confine, di cui fu pioniera l’Ungheria di Orban.
A chiedere di blindare le frontiere esterne della DisUnione ci sono ben 12 Stati membri: Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca.
Da notare che in Austria i Verdi sono al governo, assieme al Partito popolare del premier Kurz. La Danimarca è invece a guida socialdemocratica. Copenhagen si è già distinta per il lancio della politica “zero asilanti” e per il disegno di creare i centri d’accoglienza non più sul proprio territorio, bensì in nazioni extraeuropee, possibilmente vicine ai paesi d’origine dei migranti. Una linea, sia detto per inciso, che la Lega ha chiesto anche a Berna di adottare. Naturalmente i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale hanno replicato stizziti che non se ne parla neanche: l’industria ro$$a dell’asilo, gestita da organizzazioni contigue al P$, deve prosperare! I finti rifugiati “devono entrare tutti”!
Anche a sinistra
Il fatto che a sostenere le barriere sui confini UE ci siano anche dei Verdi e dei Socialdemocratici ben dimostra la pochezza dei $inistrati nostrani. Costoro, imbesuiti dal multikulti, sostengono istericamente le frontiere spalancate e l’immigrazionismo spinto.Li sostengono contro l’interesse dei lavoratori ed anche dell’ambiente. Del resto alle nostre latitudini i vertici di tali partiti sono farciti di “diversamente svizzeri” con passaporto plurimo. Spesso e volentieri sono studenti a vita (che non studiano) e che non hanno mai lavorato un giorno. Sicché, cosa vogliamo pretendere?
Ben 12 firmatari
Le barriere fisiche, scrivono i 12 Paesi firmatari, costituiscono “un’efficace misura di protezione nell’interesse dell’intera UE”. E anche nel nostro, aggiungiamo noi.
Quindi non è più solo l’Ungheria – che, quando eresse la sua “ramina”, venne infamata con ogni genere di aggettivi – a chiedere i muri sul confine. Sono ben 12 Stati membri dell’UE: vale a dire, quasi la metà della DisUnione europea. Tra cui, come detto, anche Paesi dove la sinistra ricopre incarichi governativi. Immaginiamo facilmente lo sgomento dei funzionarietti di Bruxelles, trombati e scartine dei governi nazionali (a partire dalla presidenta della Commissione UE Ursula von der Divano), davanti ad una simile “eresia”. Ed infatti hanno già risposto seccati che per le barriere di protezione non ci sono soldi. Le priorità sono “altre”. Come sempre.
Caos asilo alle porte
Se non ci sono soldi comunitari per i muri sul confine, vorrà dire che gli Stati membri se li finanzieranno da soli. Ed evidentemente la stessa strada la deve seguire la Svizzera. Bisogna blindare le nostre frontiere. Infatti, malgrado la stampa di regime e la partitocrazia tacciano omertose, in Sicilia gli sbarchi sono ripresi alla grande, tornando ben sopra ai livelli pre-pandemia. In più preme l’ondata di migranti dell’Afghanistan, “grazie” al disastro fatto in quel paese dal beniamino dei politikamente korrettinostrani, il presidente USA “Sleepy Joe” Biden (ai tempi della sua elezione, la Simonetta corse patetica ad esultare su twitter ancora prima che le bocce fossero ferme).
Immigrazionisti allo sbando
Mentre in Stati membri UE partiti di $inistra chiedono i muri, da noi i soldatini ro$$overdi strillano che bisogna far arrivareindiscriminatamente decine di migliaia di afghani in Svizzera. Il che significherebbe riempirci di islamisti non integrabili. Costoronella migliore delle ipotesi sarebbero mantenuti a vita, assieme al vasto parentado da cui ciascuno di essi si farebbe ben prestoraggiungere in Svizzera; nella peggiore dovrebbero essere sorvegliati 24 ore al giorno (sempre a nostre spese) causa rischio terrorismo.
Non dimentichiamo poi che qualche anno fa il co-presidente dei Verdi svizzeri, tale Balthasar Glättli (Balthasar chi?) pretendeva che la Confederella accogliesse 100mila siriani. Apperò!
Investimento anticiclico
Avanti dunque con le barriere sui nostri confini. Siamo in buona e numerosa compagnia europea; un altro caos asilo è alle porte; ed i soldi ci sono: usiamo gli 1.3 miliardi che la partitocrazia PLR-PPD-P$ più Verdi-anguria vorrebbe regalare a Bruxelles. Una spesa che verrebbe peraltro rapidamente compensata da risparmi alla voce asilo (miliardi di uscite ogni anno).
Inoltre, in tempo di crisi economica da stramaledetto virus cinese (e ricordiamoci che ci siamo impestati “grazie” alle frontiere spalancate dal triciclo) un’opera pubblica di questo tipo darebbe lavoro a tante ditte ed artigiani locali.
Lorenzo Quadri