Se si vuole che i ticinesi facciano più figli serve stabilità economica ed occupazionale
Che in Ticino ci sia un problema di denatalità non lo scopriamo adesso. Nel 2010, la maggioranza del Gran Consiglio approvò una proposta presentata dalla Lega, per il tramite del compianto Dr. Giorgio Salvadé, che chiedeva di introdurre un assegno parentale di 1000 Fr “una tantum” per ogni nuovo nato. Dal 2019, l’assegno è di 3000 Fr.
Negli scorsi mesi il P$, per “dare una scossa demografica al Cantone” (?) ha proposto di raddoppiare gli assegni per i figli e di formazione. Quindi sempre più sussidi statali; quando mai da $inistra arriva qualcosa di diverso! E come verrebbero finanziati i nuovi assegni? Naturalmente tramite aggravi fiscali. E su chi peseranno gli aggravi fiscali? Forse su chi non ha figli, o non ha più figli a carico?
Ancora una volta, queste persone vengono considerate di serie B. Mucche da mungere!
Le persone singole aspettano
Intanto i single stanno aspettando da oltre 20 anni una tassazione meno discriminatoria di quella attuale. Ma per i politicanti non è mai il momento di intervenire. Non lo era nemmeno quando le casse pubbliche erano piene. Perché la partitocrazia tassaiola ($inistrati in primis) non ne vuole sapere! Adesso che la crisi da stramaledetto virus cinese ha svuotato i salvadanai statali, di sgravi fiscali per le persone singole non se ne parlerà più per almeno un ventennio. Nel frattempo i ro$$overdi tentano in tutti i modi di mettere le mani nelle tasche della gente. Ogni scusa è buona. L’equazione è sempre la medesima: un problema uguale una tassa! La natalità in Ticino diminuisce? Aumentiamo i sussidi e dunque le TASSE per finanziarli!
Assegni ai frontalieri
A parte il fatto che la politica familiare ticinese è già adesso una delle più generose, se non quella più generosa in assoluto della Svizzera, “magari” bisognerebbe anche chiedersi a chi vanno questi benefici.
Visto che siamo in tema di assegni familiari, ricordiamo ai kompagnuzzi che li ricevono anche i frontalieri. E nella stessa misura dei residenti. Questo malgrado i figli in Italia costino assai meno che in Svizzera. C’è inoltre una crassa discrepanza tra gli assegni familiari che il Belpaese versa ai propri concittadini e quelli che i frontalieri si cuccano dallo Stato svizzerotto. I permessi G sono dunque dei privilegiati nei confronti degli italiani che vivono e lavorano in Italia anche sotto questo aspetto (già sono dei privilegiati fiscali).
Un paio di domandine
Inoltre la politica familiare comprende vari aiuti statali. In prima linea spiccano gli AFI e gli API, ovvero gli assegni di familiari integrativi e di prima infanzia (che dipendono dal reddito). Gli API in particolare coprono il fabbisogno di tutta la famiglia “fino alla fine del mese durante il quale l’ultimo figlio inizia l’obbligo scolastico ai sensi della legge della scuola”.
Qui qualche domandina nasce spontanea: quanti sono i beneficiari svizzeri? Quanti gli stranieri? Quanti migranti economici scodellano un figlio ogni tre anni per continuare a beneficiare degli API? Perché, se qualche buonista-coglionista immagina che non ci sia chi finalizza la messa al mondo di prole all’ottenimento di soldi pubblici, farà meglio a scendere dal pero.
Quindi, se si vogliono aumentare gli assegni familiari, lo si fa solo alle famiglie ticinesi. Il che significa tagliare sugli assegni familiari ai frontalieri, i quali devono essere adattati (ridotti) ai costi della vita nel Belpaese (visto che i figli dei frontalieri vivono in Italia), e tagliare pure sugli AFI/API a beneficio dei migranti economici.
Via la libera circolazione!
Al di là di questo, non è con i sussidi pagati con i soldi degli altri che si risolve il problema della denatalità in questo sfigatissimo Cantone. E’ chiaro che chi non ha prospettive, né una certa stabilità occupazionale ed economica, è meno propenso a mettere al mondo figli (almeno tra i ticinesi; capita invece che persone in arrivo da “altre culture” facciano ragionamenti diversi). Un assegno in più non cambia certo la situazione.
Se si vuole incrementare la natalità, e contrastare anche la partenza di popolazione (ovvero: ticinesi che si trasferiscono oltregottardo o nel Belpaese, magari a fare i “frontalieri svizzeri”) occorre far sì che chi vive in Ticino possa anche lavorare in Ticino. In altre parole: via la devastante libera circolazione delle persone e basta con il soppiantamento dei residenti con frontalieri! Serve la preferenza indigena; altro che ulteriori mungiture a danno dei contribuenti!
Lorenzo Quadri