Non ti adegui alle nostre regole? Niente cittadinanza, anche se non hai commesso reati

Ogni tanto arriva anche notizia di qualche decisione “giusta”. Il Consiglio comunale di Basilea ha, infatti, respinto la domanda di naturalizzazione di due ragazze musulmane di 12 e 14 anni. La decisione è stata presa perché le due giovani rifiutavano per motivi religiosi di partecipare alle lezioni di nuoto e alle passeggiate scolastiche.

Il presidente della Commissione delle naturalizzazioni del Comune di Basilea, tale Stefan Wehrle, ha giustificato in modo legalistico la decisione: “chi viene meno ai propri obblighi scolastici infrange la legge, per questo motivo abbiamo respinto la loro richieste”, ha dichiarato.

Le due giovani fondamentaliste islamiche, inoltre, rifiutavano pure di stringere la mano alla loro insegnante (come nel caso dei due fratelli di Therwil figli di un imam). Al proposito, il buon Wehrle ha dichiarato che “cruciale è stato il rifiuto di partecipare alle lezioni. Stringere la mano ai docenti non fa parte degli obblighi scolastici, ma ovviamente resta un indicatore importante per capire se una persona vuole integrarsi o meno”.

O Wehrle, eri partito bene ma poi ti sei tirato la zappa sui piedi da solo.

 Quali sanzioni?

E’ senz’altro una bella notizia che la cittadinanza svizzera sia stata rifiutata a due giovani estremiste islamiche che non ne volevano sapere di partecipare alle lezioni di nuoto e alle passeggiate scolastiche adducendo motivi religiosi. Al proposito, ci piacerebbe sapere quali sanzioni sono state prese nei confronti delle ragazze –  rispettivamente delle loro famiglie. Ci sono state delle multe? Ci sono state altre sanzioni? O le autorità scolastiche sono andate avanti “come se niente fudesse”, perché bisogna essere aperti e multikulturali? E come è andata a finire, in questo caso, la questione della stretta di mano negata all’insegnante? E’ stata messa via senza prete (senza imam) perché, come scelleratamente sosteneva la kompagna direttrice della scuola di Therwil dove si è verificato l’episodio dei due fratelli, una sospensione o una multa sembravano delle misure “troppo incisive”? Ma questi direttori di scuola multikulti, che pure non dovrebbero essere gli ultimi arrivati, non hanno mai sentito parlare di tattica del salame? Non si rendono conto che si comincia col rilasciare dispense per la stretta di mano e si finisce con l’accettare l’introduzione della sharia?

Non servono legulei

Per tornare al punto: è senz’altro positivo che alle due donzelle islamiche sia stato rifiutato il passaporto rosso, visto che non hanno la minima intenzione di integrarsi. Fa semmai specie che con simili convinzioni si abbia ancora la “lamiera” di chiedere la cittadinanza elvetica. Ma probabilmente è ben radicata – e supportata dall’esperienza –  la convinzione che gli svizzerotti, per paura di venire bollati come razzisti e fascisti dai loro stessi politicanti, siano disposti ad ingollare rospi ed altro.

Eppure nella vicenda in questione, per quanto a lieto fine (almeno per ora), c’è una cosa che inquieta. Per arrivare al sacrosanto Njet al passaporto rosso, il presidente della commissione naturalizzazioni si è dovuto inerpicare in giustificazioni da leguleio, in effetti facendo autogoal. Certo, non andare alle lezioni di nuoto è violazione degli obblighi scolastici, e violare questi ultimi significa violare la legge. Ma è questo l’argomento da adottare? Anche parcheggiare in divieto di sosta è violare la legge: ma è un motivo per negare la naturalizzazione ad un candidato integrato? Il problema è la contravvenzione, o è piuttosto quello che ci sta dietro? Ossia il rifiuto di integrarsi? Un rifiuto, sia detto per inciso, che va imputato interamente ai candidati (nel concreto: alle candidate). Perché integrarsi è dovere e compito dello straniero. Non ci facciamo propinare le storielle che i sostenitori del multikulti e delle frontiere spalancate regolarmente sfoderano davanti a stranieri che delinquono, terroristi islamici compresi: la colpa è degli svizzerotti (chiusi e xenofobi) che non li hanno integrati!

Negare il passaporto è il meno

Questo per dire che alle due signorine fondamentaliste musulmane la naturalizzazione andava negata per il rifiuto di integrarsi. La mancata partecipazione alle lezioni di nuoto e alle gite scolastiche, e il rifiuto di dare la mano all’insegnante, ne sono solo la conseguenza. Ma la volontà di non integrarsi deve bastare – e avanzare – da sola a motivare il rigetto di una richiesta di naturalizzazione; senza bisogno che sfoci in violazioni di legge. In questo senso, la posizione assunta dalla Commissione naturalizzazioni basilese è pericolosa. Ai candidati musulmani che non danno la mano alle donne il passaporto rosso va negato senza che ci sia necessità di pararsi il coccige con tante elucubrazioni da azzeccagarbugli.  E negare il passaporto è il meno che si possa fare. In situazioni di questo tipo, anche il rinnovo dei permessi va messo in discussione. Lo ripetiamo: chi rifiuta elementari regole del vivere insieme in un paese occidentale, non è al suo posto in Svizzera.

Lorenzo Quadri