Davvero la legge in vigore da inizio anno porrebbe requisiti così elevati? Ma va là!

Da inizio anno, con la nuova legge sulla cittadinanza, le naturalizzazioni facili sono diventate un po’ meno facili. Per lo meno per quanto attiene alle competenze linguistiche richieste (ma non facciamoci illusioni: la partitocrazia multikulti e spalancatrice di frontiere continuerà a regalare passaporti come noccioline).

Fatto sta che, col primo gennaio 2018, per ottenere il passaporto rosso bisogna dimostrare migliori conoscenze della lingua nazionale parlata nel posto dove ci si candida a cittadino elvetico. I Cantoni sono liberi di richiedere attestati che dimostrino il livello linguistico. Risultato? Da una ricerca del TagesAnzeiger emerge che in vari Cantoni il numero delle domande di naturalizzazione è drasticamente calato: in media un terzo in meno rispetto all’anno precedente.

La logica deduzione…

Ma come: le naturalizzazioni facili non dovevano essere tutta una balla della Lega populista e razzista?

E’ evidente che, se la richiesta di dimostrare che si è in grado di esprimersi decentemente nella lingua locale fa crollare le domande di naturalizzazione, la logica deduzione è che finora venivano fatte svizzere persone che la lingua non la conoscevano. Domanda da un milione ai naturalizzatori seriali: come può essere integrata una persona che non conosce la lingua del luogo dove vive? Evidentemente, non può.

Seconda domanda: ma allora, quante decine, se non centinaia di migliaia di stranieri sono stati forniti di passaporto rosso senza essere integrati?

E tutto questo è accaduto perché:

  • il pensiero unico – di cui la partitocrazia è pietosamente succube – impone di essere “aperti” e dunque di concedere la cittadinanza elvetica a chiunque la richieda.
  • Bisogna taroccare le statistiche sugli stranieri cancellandone il maggior numero possibile tramite naturalizzazione. Altrimenti, senza questi trucchetti, si rischia che gli svizzeri si accorgono di essere diventati, in casa loro, come gli indiani nelle riserve.
  • L’immigrazione scriteriata e le naturalizzazioni di massa sono “ineluttabili”, blatera, dall’alto dei suoi farciti conti in banca, l’élite spalancatrice di frontiere. Inoltre – prosegue la casta – sono “necessarie per combattere l’invecchiamento della popolazione”. Ah sì? E allora spiegateci come mai in Giappone ci sono il 2% di stranieri (e non certo in seguito a naturalizzazioni facili) ed i rifugiati ammessi annualmente si contano sulle dita di una mano. Alla faccia della presunta ineluttabilità!

 Quali competenze?

Ma quali sono le competenze linguistiche che vengono richieste da quest’anno e che hanno gettato nel panico così tanti aspiranti cittadini elvetici al punto da indurli a desistere dal chiedere il passaporto rosso? Gli svizzerotti “chiusi e gretti” si sono forse messi in testa di pretendere dai naturalizzandi capacità espressive da professore di letteratura? Certo che no! La nuova legge sulla cittadinanza è stata approvata dalla partitocrazia. E’ quindi evidente che non può essere poi così restrittiva come qualcuno vorrebbe far credere. Le conoscenze linguistiche che i Cantoni possono pretendere per la naturalizzazione sono infatti il livello B1 per l’orale e l’A2 per lo scritto. Cosa significano queste sigle?

 Ecco le definizioni ufficiali:

Livello intermedio B1: “È in grado di comprendere i punti essenziali di messaggi chiari in lingua standard su argomenti familiari che affronta normalmente al lavoro, a scuola, nel tempo libero, ecc. Se la cava in molte situazioni che si possono presentare viaggiando in una regione dove si parla la lingua in questione. Sa produrre testi semplici e coerenti su argomenti che gli siano familiari o siano di suo interesse. È in grado di descrivere esperienze e avvenimenti, sogni, speranze, ambizioni, di esporre brevemente ragioni e dare spiegazioni su opinioni e progetti”.

Livello elementare (!) A2: “Riesce a comprendere frasi isolate ed espressioni di uso frequente relative ad ambiti di immediata rilevanza (ad es. informazioni di base sulla persona e sulla famiglia, acquisti, geografia locale, lavoro). Riesce a comunicare in attività semplici e di routine che richiedono solo uno scambio di informazioni semplice e diretto su argomenti familiari e abituali. Riesce a descrivere in termini semplici aspetti del proprio vissuto e del proprio ambiente ed elementi che si riferiscono a bisogni immediati”.

 

Eccole qua le stratosferiche pretese! Lo scandalo è che fino allo scorso anno non venivano richieste nemmeno queste…

Lorenzo Quadri