In vigore da inizio luglio anche in Ticino la regola dei “10 anni senza assistenza”

Grazie alla Lega, d’ora in poi in Ticino le naturalizzazioni saranno un po’ meno facili. E’ infatti entrata in vigore il primo luglio la modifica di legge in base alla quale, per ottenere la cittadinanza cantonale, bisognerà non aver percepito prestazioni assistenziali nei 10 anni precedenti; o, se del caso, averle restituite.

La disposizione non è un unicum ticinese. La regola dei 10 annivale anche nei Cantoni di Berna, Grigioni ed Argovia.

Oltre due anni e mezzo

La legge federale prevede, per la naturalizzazione, un minimo di 3 anni senza assistenza; i Cantoni sono però liberi di applicare uno standard più severo. C’è chi ha fatto uso di questa facoltà e chi no. Lo scenario è a macchia di leopardo.

Il Ticino è entrato nel “club dei 10 anni” grazie alla Lega. Ci sono voluti due anni e mezzo, ma alla fine la nuova regola è diventata realtà. Tutto è iniziato a fine 2018, con l’iniziativa parlamentare dell’allora granconsigliere leghista Nicholas Marioli, poi ripresa dai colleghi di Movimento Omar Balli e Sem Genini. L’iniziativa è stata approvata nel febbraio 2020 dal Gran Consiglio con 38 voti favorevoli, 32 contrari e 3 astenuti. Inutile dire che i contrari erano i $inistrati ro$$overdi; ma anche parte del sedicente “centro” PLR-PPD. Che, anche su questo tema, si è presentato spaccato.

Favorevoli, come era scontato, Lega ed Udc.

Ennesima dimostrazione…

Passato il primo round, è arrivato il secondo, ad esattamente un anno di distanza, ovvero nel febbraio 2021. Dopo aver accettato, con l’iniziativa Marioli, il principio dei dieci anni, si trattava infatti di approvare la concreta modifica di legge. Anche in questo caso, non è mancato un acceso dibattito parlamentare con i kompagni che pretendevano di posizionare l’asticella non a 10 anni, bensì a 5. Ma col piffero! Ecco l’ennesima dimostrazione dell’atteggiamento della gauche-caviar la quale, quando non laspunta in votazione – sia essa popolare o parlamentare – tenta sempre di cambiare le carte in tavola. I kompagni non hanno ancora imparato che “no” vuol dire “no”. Forse urgono lezioni di recupero presso l’asilo Mariuccia?

La modifica di legge è comunque passata con un ampio margine:49 voti contro 28.

Bullismo?

Dallo scorso primo luglio, la regola dei 10 anni è in vigore. Ci sono voluti due anni e mezzo e due dibattiti parlamentari – naturalmente contrassegnati dalle consuete denigrazioni ad opera degli immigrazionisti: c’è anche chi, in casa PLR (!), ha tacciato l’iniziativa di “bullismo” – ma alla fine le naturalizzazioni sono diventate un po’ meno facili.

Saputelli sbugiardati

Da notare che tra i ridicoli argomenti dei contrari c’era anche il seguente: chi chiede la naturalizzazione detiene un permesso C, e queste persone “molto difficilmente sono soggette agli aiuti sociali”. Quindi la regola sarebbe declamatoria.

Cosa, cosa? Evidentemente i kompagnuzzi fanno i saputelli ma non hanno mai letto una statistica. In questo sfigatissimo Cantone, gli stranieri in assistenza sono circa il 40% del totale, mentre gli svizzeri sono il 60%. Poiché gli stranieri in Ticino sono circa il 30% della popolazione, la sproporzione è manifesta. Senza contare che i titolari di passaporto rosso ancora fresco di stampa figurano nelle statistiche degli svizzeri.

Ebbene, il 25% delle persone in assistenza ha un permesso C.Sicché, altro che “pochissimi casi”, altro che “regola declamatoria”!

Del resto, se la norma fosse declamatoria, che motivo avrebbero i $inistrati di opporsi? Evidentemente, si oppongono perché le cose non stanno come vorrebbero far credere loro!

Esempio concreto

Che del giro di vite da poco in vigore ci fosse un gran bisogno lo dimostrano i fatti. A Lugano nell’ultima seduta di Consiglio comunale sono stati naturalizzati la bellezza di 166 candidati. Gli uccellini cinguettano che uno di questi abbia attinto alle casse dell’assistenza oltre mezzo milione; poi tre anni fa ha misteriosamente interrotto la mungituramagari, una volta ottenuto il passaporto rosso, ricomincerà?

Atto importante

La concessione dell’attinenza comunale è un atto importante. I ro$$overdi si mettano il cuore in pace: non si tratta di una banalepratica burocratica. Il passaporto rosso bisogna meritarselo. E, per meritarselo, occorre essere integrati. Anche economicamente.

Di naturalizzati che non si sentono svizzeri ne abbiamo più a che sufficienza. Certi caroselli in occasione degli europei di calcio ne hanno fornito l’ulteriore conferma. Stringere le viti è necessario.

Lorenzo Quadri