Chi è aggredito nella propria abitazione e reagisce per proteggere se stesso o i propri congiunti, non deve diventare vittima di un sistema garantista e lassista che tutela i delinquenti. In partenza un’iniziativa cantonale
Prima o poi doveva succedere, ed infatti è successo. E’ accaduto a Ginevra, ma sarebbe potuto benissimo accadere anche in Ticino. Il nostro “turno” arriverà certamente.
La scorsa settimana una famiglia ginevrina è stata aggredita in casa da una banda di rapinatori armati. Mentre i suoi congiunti venivano minacciati dai delinquenti, il padre è riuscito a raggiungere la pistola (regalatagli dal padre e mai utilizzata) e a sparare alcuni colpi verso il basso in direzione dei criminali, a scopo intimidatorio. La presenza di tracce di sangue lascia supporre (eufemismo) che qualcuno degli aggressori sia stato colpito. I malviventi sono comunque riusciti a dileguarsi. Lo hanno fatto a bordo di un’auto, ma guarda un po’, con targhe francesi.
Frontiere spalancate
E certo: grazie alla fallimentare politica delle frontiere spalancate, a cui nemmeno la stessa Unione europea crede più (vedi la proposta di sospendere gli accordi di Schengen per due anni pur mantenendoli in vigore) è evidente che la nostra sicurezza va a ramengo. Pericolosi criminali, tutti stranieri, entrano ed escono indisturbati in auto dai confini elvetici. A proposito: ma in Ticino non bisognava chiudere, almeno di notte, i valichi secondari? In effetti, bisognerebbe chiuderli anche di giorno…
E la chiusura notturna?
E non ci si venga a raccontare la fregnaccia che, per la chiusura notturna in questione – approvata sia da entrambe le Camere del Parlamento federale che dal Consiglio federale, che hanno accettato la mozione della consigliera nazionale leghista Roberta Pantani – ci vuole l’accordo dei Comuni italiani della fascia di confine. Se detti Comuni del Belpaese acconsentono alla chiusura, bene (e alcuni in effetti hanno già dichiarato di comprendere e condividere la scelta). Se non acconsentono, si chiude lo stesso. Magari ricordando ai Comuni italici renitenti, nel caso fossero stati colpiti da una qualche amnesia selettiva, che loro sono quelli che incassano i ristorni dei frontalieri per finanziare le opere infrastrutturali. Ed invece altro che infrastrutture: le paccate di milioni in arrivo da questo sempre meno ridente Cantone vengono utilizzate per tappare i buchi di gestione corrente. Mentre le opere, ed in particolare quelle di interesse comune italo-svizzero, vengono rimandate alle calende greche.
Comportarsi di conseguenza
Gli spalancatori di frontiere stanno mandando a ramengo la sicurezza della Svizzera e dei suoi abitanti, perché “bisogna aprirsi”. Sono peraltro gli stessi che non vogliono espellere i delinquenti stranieri (strillano che sarebbe “disumano”) e che non vogliono sospendere gli accordi di Schengen. Grazie a questi signori e signore, che si sono autoproclamati titolari della morale e chi osa contraddirli viene denigrato come spregevole razzista, non siamo più sicuri nelle nostre case. Occorre quindi comportarsi di conseguenza, e potenziare il diritto alla legittima difesa di chi viene aggredito nella propria abitazione. Come accaduto, appunto, alla famiglia di Ginevra. Ma il padre ginevrino che, per proteggere i propri congiunti, ha esploso alcuni colpi contro i rapinatori (stranieri) entrati nella sua abitazione nottetempo, rischia ora di dover affrontare conseguenze penali (perché l’arma non era dichiarata o per altri motivi). E questo è scandaloso.
Reazione sproporzionata?
E non ci si venga a raccontare la patetica storiella della “reazione sproporzionata”. Il normale cittadino che si trova davanti, in casa sua, un rapinatore armato non può evidentemente sapere quali sono le intenzioni e la pericolosità del delinquente. E non deve essere costretto a mettere in pericolo la propria integrità fisica o la propria vita (o quelle dei suoi congiunti) per “non eccedere” nella legittima difesa. Deve essere chiaro che la legge – lo Stato, le istituzioni – si schierano senza se né ma, dalla parte di chi è vittima di aggressioni in casa. Chi viola il domicilio altrui per commettere atti criminosi deve sapere che lo fa interamente a proprio rischio.
Diritto federale
Occorre quindi potenziare il diritto alla legittima difesa. Il tema è peraltro all’ordine del giorno in vari paesi. Per quel che riguarda la Svizzera, l’ambito primario in cui si deve intervenire è quello federale (codice penale): si tratta di depenalizzare il cosiddetto “eccesso di legittima difesa” per chi viene aggredito in casa. In quel caso, la difesa deve essere sempre legittima. Una mozione in questo senso è infatti stata depositata in Consiglio nazionale da chi scrive.
Iniziativa cantonale
Anche a livello cantonale, tuttavia, qualcosa può essere fatto. Segnatamente, è possibile far sì che chi è accusato di eccesso di legittima difesa, e viene assolto, non sia tenuto a far fronte ad alcuna delle spese legali che ciò comporta. Queste sarebbero a carico dell’ente pubblico. Si tratta – c’è da sperarlo… – di costi minimi per la collettività: i casi come quello della famiglia di Ginevra sono fortunatamente ben pochi alle nostre latitudini. E speriamo che, malgrado gli spalacantori di frontiere, continuino a restare rari. Del resto, sarebbe il colmo che i politikamente korretti volessero pagare l’avvocato ai finti rifugiati – e quelli sì che sono decine di migliaia, e quindi il conto esplode! – e non a chi, aggredito nella sua casa, ha voluto difendere se stesso e/o i propri familiari.
Partirà dunque prossimamente a livello cantonale, sotto il coordinamento del Guastafeste, e sostenuta da un comitato promotore interpartitico (la Lega è ben presente), un’iniziativa popolare che chiede che la vittima non sia tenuta a pagare i costi di una legittima difesa. Si tratta di un passo forse piccolo – i margini d’intervento nell’ambito del diritto cantonale sono esigui – ma molto importante. Perché noi stiamo dalla parte del padre di Ginevra che ha protetto la sua famiglia dai rapinatori. Senza “se” né “ma”.
Lorenzo Quadri