Il governicchio federale si accoda all’UE sulle sanzioni: ecco i brillanti risultati

L’aggressione militare dell’Ucraina può solo essere condannata.  Qualsiasi mal di pancia possa avere la Russia nei confronti dell’espansionismo della NATO non giustifica l’invasione di uno stato sovrano con bombardamento di civili.

La Svizzera può volere solo una cosa: che la guerra finisca il prima possibile. Perché finisca occorrono dei mediatori. E i mediatori devono essere neutrali, e riconosciuti come tali da entrambe le parti. Altrimenti non sono in grado di mediare un bel niente.

La neutralità armata ha protetto la Svizzera negli ultimi 200 anni e la ha anche dato prestigio – ed un ruolo – nella composizione di controversie tra nazioni. La boriosa Genève internationale” ci campa.

Non ci stancheremo di ripeterlo: mai come adesso la neutralità elvetica è importante non solo per noi, ma per l’intera Europa. Da essa può venire un contributo concreto alla pace. Una Svizzera non neutrale ma che strilla nel coro non contribuisce a niente. E cosa fa invece il governicchio federale? Corre ad accodarsi supino alle sanzioni prese dalla fallita UE. Ormai siamo alla “ripresa automatica”, quella prevista dallo sconcio accordo quadro istituzionale. Poi a Berna qualcuno ha ancora il coraggio di fare l’offeso se un’europarlamentare francese parla di “Svizzera molle”?

Parlatoio indecoroso

Naturalmente la partitocrazia eurolecchina sostiene l’accodamento. Sulle sanzioni, lunedì in Consiglio nazionale si è tenuto un dibattito a dir poco penoso:

applausi e “buuh” – stile Montecitorio – all’indirizzo di chi prendeva la parola (inutile dire che i buuh erano diretti a chi osava sollevare delle eccezioni non già alla condanna dell’invasione russa, ma alla ripresa integrale delle sanzioni UE, che oltretutto era stata già decisa dal CF);

commenti faziosi e fuori posto da parte della presidenta (Verde-anguria) della Camera bassa;

la soldatina di turno che, in preda alla mitomania, legge alcune frasi in russo ed in inglese, magari illudendosi di venire trasmessa in mondovisione;

e il presidente della Confederazione che si rifiuta di rispondere alle domande.

Oltre che penoso, lo spettacolo è stato inutile. Serviva solo ai politicanti per mettersi in mostra. Infatti il parlatoio federale non decide nulla sulle sanzioni.

Tutti i media del globo

Riprendendo le sanzioni UE, il governicchio ha demolito la neutralità. Ed è del tutto inutile andare in giro a blaterare che la neutralità svizzera non sarebbe stata abbandonata, citando cavilli o pareri di legulei. Al mondo, dei cavilli e delle pippe mentali dei legulei non frega una cippa. Quando tutti i giornali del globo titolano che “la Svizzera ha abbandonato la storica neutralità”, vuol dire che la Confederella non è più considerata neutrale. Quindi anche le sue possibilità di mediazione sono andate a pallino. La neutralità deve essere riconosciuta dagli altri paesi;altrimenti non esiste.

Oltre al danno, la beffa

A dimostrazione che la “ripresa automatica” delle sanzioni alla Russia è stato l’ennesimo atto di servilismo nei confronti di Bruxelles, i ringraziamenti prontamente arrivati dalla presidenta della commissione UE Ursula von der Divano, già catastrofica ministra tedesca della difesa sotto la Merkel (non per nulla la Germania si trova con l’esercito in rovina). Se le sanzioni svizzere fossero una cosa così ovvia come si cerca di far credere e non rappresentassero la rottura della neutralità, che motivo ci sarebbe per tutti questi salamelecchi?

E’ poi evidente che la ripresa automatica delle sanzioni apre la porta alla ripresa automatica di ben altre disposizioni UE.

Per aggiungere la beffa al danno, la decisione del governicchio federale di accordarsi alle sanzioni UE è stata accolta negli USA con una serie di sfottò improntati ai più triti cliché su coltellini e cioccolato e corredati da beceri commenti sulle casseforti di Hitler. Ad ironizzare c’era anche “Sleepy Joe” Biden. Complimenti per questo brillante risultato. “Cari” politicanti, a rimanere lucidi in condizioni normali sono capaci (più o meno) tutti. E’ nel saperlo restare davanti ad un dramma che si dovrebbero vedere gli statisti. Lucidi non vuol dire indifferenti (nemmeno neutrali significa indifferenti) ma significa essere in grado di capire dove si può essere utili e dove invece si fanno solo danni, a sé stessi ed anche agli altri.

Biden è a migliaia di km

E’ inoltre un dato di fatto che finora le sanzioni di effetti pacificatori non ne hanno avuti. Semmai il contrario. Del resto, il vecchio continente si è reso pesantemente dipendente dal gas russo. Ciò vale in particolare per la Germania a seguito della fallimentare scelta dell’Anghela Merkel di rinunciare al nucleare. Una cappellata che alle nostre latitudini la partitocrazia si è affettata a scimmiottare.

Bisogna poi essere consapevoli di una cosa: il senescente presidente USA si trova a migliaia di chilometri di distanza dall’Europa, con un oceano in mezzo. “Sleepy Joe” Biden, i cui consensi sono in crollo verticale, può anche permettersi dichiarazioni roboanti. Tanto non sono i suoi concittadini e le sue aziende a scontarne i contraccolpi. Sia per quel che riguarda la penuria di gas sia per quella di materie prime che arrivano dalla Russia.

E di certo, se la situazione dovesse ulteriormente precipitare, gli USA di truppe in Europa non ne mandano. Specie dopo il disastroso ritiro dall’Afghanistan.

Via la candidatura

E’ poi evidente che, a maggior ragione adesso, la candidatura al Consiglio di sicurezza dell’ONU va ritirata subito se non si vuole sotterrare anche le ultime parvenze di neutralità. In più, la vicenda delle sanzioni dimostra che la Svizzera, se entrasse in quel gremio, si limiterebbe ad accodarsi. Altro che “promuovere i propri valori”! A meno che per valori si intendano le braghe calate ad altezza caviglia.

Profughi ucraini

Si pone poi la questione dei profughi ucraini, che vanno certamente aiutati, soprattutto nei paesi UE confinanti alla loro patria. Questi Stati vanno sostenuti nel far fronte all’emergenza umanitaria. L’aiuto sul posto deve giocare un ruolo fondamentale. Gli ucraini in fuga non sono migranti.  Sono persone che sono state costrette a lasciare le proprie case dalle bombe di Putin, e che sperano di poter rientrare il prima possibile nel proprio Paese. Pertanto, ha poco senso sparpagliarli in tutti gli angoli d’Europa. Quelli che arriveranno qui (specie perché hanno già parenti in Svizzera) vanno aiutati e sostenuti per il tempo necessario. Visto che la guerra in Ucraina richiederà anche alla Svizzera uno sforzo importante a sostegno dei profughi, si impone il rimpatrio deitroppi migranti economici che non scappano da nessuna guerra mache ciononostante rimangono nel nostro paese. La scusa dei voli bloccati dallo stramaledetto virus cinese adesso non regge più.

Ultima osservazione

Se i politicanti vogliono fare qualcosa a sostegno della popolazione ucraina, abbiano la decenza di farlo da dietro le quinte. Sfruttare un dramma per gonfiarsi l’ego mettendo fuori ilfaccione sui (troppi) media è penoso.

Lorenzo Quadri